sabato 6 ottobre 2007

FINALE COPPA ITALIA 2007

Organizzare una grande manifestazione di Orientamento, è qualcosa di più di un normale impegno. Partecipare all’evento significa essere inseriti in modo quasi inesorabile in un meccanismo che ti coinvolge e ti trascina, a volte in maniera sorprendente, e che ti consente di affrontare gli impegni anche faticando molto, ma con bene addosso la percezione di stare facendo un qualcosa per cui valga la pena di sgobbare duro. Un qualcosa che una volta terminato ti darà la gioia di poter dire o pensare: in quei giorni IO C’ERO!
Pensare all’intreccio di lavoro, passione, anche professionalità operativa che si sono visti nel Trent-O, nei 2 giorni prima della finale di Coppa Italia 2007 è un qualcosa che deve emozionare e far riflettere. L’emblema di tutto questo è stata la serata di Sabato nella colonia di San Giovanni. Un tranquillo edificio, immerso nella natura e nel silenzio, che all’apparenza sembrava l’emblema della quiete. Ma appena varcata la porta di ingresso, si presentava una scena metaforicamente quasi dantesca. Un incessante moto di persone assorte nei loro compiti, anche i più vari : una catena di montaggio quasi industriale che impacchettava cartine, un gruppo di lavoro che sfornava cesti premio, un team di informatici che preparava gli elaboratori, un gruppo posatori che con ordine certosino preparava il lavoro di posizionamento lanterne, una cucina super efficiente che si accingeva a sfornare cibo per centinaia di persone in un posto dove solitamente transita forse solo qualche capriolo. Il tutto senza una connessione a prima vista individuabile, ma espressione di uno sforzo comune rivolto ad un risultato che ognuno dei partecipanti voleva fortemente. Più di ogni tentazione di cedimento alla fatica.
E’ noto: affrontare delle difficoltà in gruppo rafforza i rapporti personali. E’ da queste esperienze che si decidono a volte le sorti delle associazioni. O si scoppia, o ci si unisce ancora più saldamente.
Noi del Trent-O, al di la dei commenti veramente lusinghieri dei nostri “clienti” ovvero i partecipanti alla gara, possiamo certo dire di esser stati capaci di lavorare come squadra, dove ognuno era indispensabile allo stesso modo. Si dice che uno dei mali dei nostri tempi sia l’incomunicabilità fra le persone, l’incapacità di guardarsi negli occhi parlandosi, capendosi, aiutandosi, stando insieme. Ecco perché dopo esperienze così, ci si può sentire un po’ più ricchi dentro.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea! Bella riflessione sul duro lavoro organizzativo che cementa i rapporti umani e fa apprezzare in pieno il nostro meraviglioso sport. Robyt

Anonimo ha detto...

Ottimo commento, condivido in pieno. Con parole diverse è quanto io stesso ho voluto esprimere dopo gli Highlands Open e la 5 giorni dei Forti di quest'anno. Si vede che siamo sulla stessa lunghezza d'onda.
Vai Andrea!

Anonimo ha detto...

Ps: c'è posta per te in arrivo da feldkirch...