martedì 14 settembre 2010

Campionati italiani a staffetta 2010 – Val dei Mocheni

Aspettavo questa gara da tempo. La staffetta mi piace tantissimo: le emozioni che provo sono di gran lunga superiori a quelle di una gara individuale. E quest’anno correvo in casa, in boschi che posso vedere dalle finestre di casa. Con il Trent-O eravano inoltre al via con un terzetto che essendo abbastanza completo poteva avere concrete speranze di un piazzamento fra i tre. Da tanti anno però non si vedeva un lotto dei partenti così numeroso e competitivo. Primiero, che con Corona e i due Pradel sulla carta partiva già con il netto favore del pronostico. TOL con due punte come Mair e Beltramba, L’Erebus con una formazione senza punte ma molto equilibrata ed infine i due “CUS” Bologna e Parma, entrambe con chiare possibilità di Medaglia. Anche il Pavione con Della Santa e Loss non era da escludere anche se c’era l’incognita del terzo frazionista che non conosco bene. Come da molto tempo a questa parte la mia frazione è il lancio al quale sono abituato. Al via confesso un po’ di emozione, condita dal fatto che so di essere “l’anello debole della catena”, ma però con la convinzione di poter fare bene e soprattutto che per fare risultato di squadra non servirà cercare l’impossibile ovvero arrivare al pari di gente come Corona o Della Santa. Le frazioni successive paiono nella gran parte degli scontri diretti apertamente a nostro favore. Lo spettacolo dentro il cancello di partenza è magnifico: centinaia di persone sono accalcate sul corridoio di avvio. E’ bellissimo, solo la partenza in mezzo ad un tifo coinvolgente vale i sacrifici fatti per preparasi. Anche la giornata è bellissima, c’è tutto per una gara da ricordare. Il mio start è ottimo, la concentrazione altissima e mi sorprendo quando dopo il primo punto a grappolo, per andare al secondo mi affianco a Corona. Per andare alla tre su una rampa “violenta” riesco a tenere il passo anche se soffrendo un po’ la salita. Le sensazioni sono buone. Alla 4 avrei una facile scelta di sentiero sulla sinistra, ma vedo Corona e Dario S. puntare verso destra. Sono indeciso, penso che magari per limare qualche metro puntino l’avvallamento che porta al punto e per tenere il “treno” li seguo. E commetto l’unico grave errore di giornata. Quando salgo parecchio, deviando inoltre molto dalla mia “red line” capisco che siamo al secondo grappolo della gara e che il punto dei due davanti non è il mio. Purtroppo un po’ tardi. La "ritirata" a sinistra per rientrare verso la mia lanterna mi porta a perdere almeno un minuto e mezzo, ma la cosa più grave è che il “treno” è perso. Non perdo però la calma e arrivo alla 5 senza sbavature. Dalla 6 alla 8 inizia il mio calvario: un terreno impossibile mi impedisce di correre. Provo a rilanciare l’azione 5-6 volte e tutte le volte cado per terra come un sacco di patate, rovinosamente facendomi anche male.Inutile, non sono fatto per rampe allucinanti e fondi al limite della transitabilità. Mi rassegno a camminare e ho la netta percezione (poi confermata) di essere lentissimo. Faccio un errore alla 8, ma rimedio abbastanza in fretta. Però non corro. La 9 è scorrevole, la 10 idem. Dalla 10 alla 12 “assaggio” le pendenze “importanti” promesse dai volantini. Su salite del genere la mia corsa non è efficace: non lo è mai stata. Su salite medie sono migliorato tanto, ma sui “muri” per fare la differenza occorre una predisposizione naturale che non ho mai avuto. E che mai avrò. Posso ancora correre un 5000 in 17’ ma lì ..nemmeno a calci nel sedere…..
Il loop finale lo corro molto bene e senza errori. Arrivo alla fine in circa 54 minuti: guardando i tempi degli altri mi rendo conto che non è una buona performance e al di là dei 3-4 minuti di errore che posso aver commesso posso dire di non avere molto da rimproverarmi. Su un terreno così infame e salite al limite della verticalità, non sono competitivo.
Inizia però la parte più bella: il thrilling delle frazioni dei miei compagni Michele e Lorenzo. Al “volo” faccio il percorso alla corda con la mia Giorgina, finisco giusto in tempo per l’arrivo del cambio fra Michele e Lorenzo. Michele arriva con un “tempone” l’entusiasmo è alle stelle!!! Il podio è davvero a portata di mano perché Lorenzo quest’anno ha fatto delle gare veramente notevoli. La gioia però dura poco… quando arrivo da Michele per battere il 5 per la sua super prestazione… la doccia fredda. Due PE, che tagliano anche la speranza di qualche stazione difettosa che pare abbia mietuto altre vittima. Lorenzo fa una grande frazione e il suo arrivo con Dario Beltramba è una goduria sportiva da vedere. Lorenzo da l’anima e anche se perde lo sprint per pochissimo è da applausi perché ci mette tutto quello che ha. No so come fare per dirgli che siamo fuori….. e togliergli da collo la medaglia che pensa di avere meritatamente al collo.
Li per lì la delusione è cocente, ma passati i canonici “cinque minuti” sono ugualmente contento perché le emozioni vissute sono state intense. E nello sport si sa che le soddisfazioni si alternano alle delusioni. Però mi sono divertito come poche altre volte e questo è la cosa più importante: è mancata solo a ciliegina sulla torta.
La considerazione che mi rimane è che la staffetta è davvero una gara a sè. Si trae vantaggio se si riesce ad avere un punto di riferimento costituito da un orientista più forte davanti a te, ma per sfruttare questo vantaggio occorre molta intelligenza e controllo rispetto a cosa si sta facendo. Il mio errore alla lanterna 4 ne è la prova lampante. Se avessi fatto la scelta di sentiero quasi certamente sarei riuscito a riprendere il treno Corona-Stefani-Hueller (poco dietro) dopo il grappolo e probabilmente guadagnare molti minuto ancora. Mi spiace molto per Michele che generosamente forse ha forzato oltre i limiti, incorrendo nelle PE, per recuperare quei 5-6 minuti che avevo perso io. Però l’osservazione dei risultati nei vari anni dimostra che ciò che premia è la regolarità. Se io avessi fatto la mia gara senza condizionamenti avrei fatto un tempo sicuramente inferiore. Il distacco dalla staffetta successiva è stato superiore ai 10 minuti e quindi i margini c’erano. Sarà per l’anno prossimo, con un bagaglio di ulteriore esperienza che servirà sicuramente.
Infine un commento all’organizzazione: gli amici dell’O. Pergine , finalmente aiutati da un meteo magnifico, hanno organizzato alla perfezione l’evento e davvero hanno curato nel dettaglio ogni cosa. Tutto è stato ottimo, impeccabile e funzionale. L’unica nota è che forse il terreno di gara, per pendenze al limite del verticale e accidentalità del fondo, in certi tratti al confine della pericolosità, non sia il più adatto per una gara di orientamento. Però anche questo può essere questione di gusti: c’è a chi piace e a chi no. Al di la del gusto personale credo che i tracciatori abbiano sfruttato al meglio il poco che la carta offriva.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella analisi, soprattutto corretta e lucida.
Lucida, come lucido deve essere il nostro avanzare nel bosco durante una gara.
Mentre corriamo dobbiamo continuamente bilanciare la ns velocità con le ns capacità tecniche in modo da non perdere mai il contatto con la carta.
Per nostra "sfortuna" l'orientamento non è uno sport ove regna l'improvvisazione. Ho letto questa mattina l'analisi di gara di Dario Pedrotti, nella long di sabato ha perso minuti preziosi nel momento che ha perso il contatto con la carta.
Cmq Andrea la tua analisi lucida deve essere ora concretizzata con gara condotte controllando tu la situazione.
A presto Simo

Andrea Segatta ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con il tuo consiglio. Ma credo di essere vicino ad un miglioramento della gestione emotiva della gara, per me importante. Complimenti a Voi per il terzo posto: podio per due anni di fila significa che non è arrivato per caso ma meritatissimo!