mercoledì 5 settembre 2007

Vita dura a Marilleva


Domenica 2 Settembre a Marilleva 1400, si è disputata la prova individuale del Trofeo delle Regioni 2007, ma specialmente una di quelle gare (come Monteferrato) probabilmente destinata ad entrare negli annali, e in ogni caso già al centro di un "caso" nel mondo dell'orientamento.
L'oggetto del contendere è sicuramente il tipo di bosco dentro il quale gran parte degli orientisti è stata fatto gareggiare.
Nella parte alta della carta, facendo riferimento alla mia gara in categoria M21K , dopo un passaggio in un una palude non difficile da attraversare iniziava un vero e proprio "inferno" fatto di terreno sassoso veramente infame, "condito" da continui tratti pieni di ramaglie e sottobosco insidioso. Nel tratto 5-6 ho pregato il signore più volte perchè mi risparmiasse le caviglie in quanto si transitava in una zona con erba alta che purtroppo nascondeva i soliti sassi e ramaglie. Ogni appoggio era una potenziale distorsione. Anche il tratto 8-9 non era un'allegra scampagnata.
La cosa è leggermente migliorata nella zona bassa, anche se nell'arrivare alla lanterna 15, ho dovuto attraversare un tratto che definire da incubo è poco.
La discussione a questo punto non è difficile da individuare :
- ha senso gareggiare in condizioni così estreme, rischiando seri infortuni? (purtroppo mi è giunta notizia di una ragazza che si è fatta male ai legamenti, spero nulla di grave)
- il "vero" orientista deve saper transitare anche in zone così al limite dell'impossibile?
- una gara in cui chi è bravo (ma bravo bravo!!) riesce a correre ... diciamo un 50% del tempo è divertente?

Sono da troppo poco nel mondo dell'orientamento per poter esprimere dei giudizi, specie nei confronti di coloro che lavorano da una vita nel settore.
Tuttavia la libertà di opinione mi porta a dire che in questa gara NON mi sono divertito, anzi non vedevo l'ora che finisse per i seguenti motivi :
1- per gran della gara ho avuto la NETTA percezione di farmi male da un momento all'altro, pensando più ad evitare infortuni che ad orientarmi bene (nonostante questo ho teminato la gara più "grattugiato" del solito
2- ho potuto correre non per più di 10 minuti in 1h30' di gara
3- Mi piacciono le gare "dure" fisicamente, ma quando l'aspetto della resistenza si traduce nel semplice riuscire a transitare anche resistere alla fatica mi risulta un po' frustrante
4 - La carta secondo me non rappresentava bene le difficoltà di passaggio : capisco però che non poteva essere disegnata completamente in verde1!

Credo che molti potrebbero muovere appunti pertinenti alle mie affermazioni, del tipo "...ma sei tu che non sei capace di correre in quel terreno....." oppure "....se sei scarso stai a casa..."

Le diverse scuole di pensiero potrebbero davvero discutere all'infinito sull'argomento.
Mi sento di dire però che una manifestazione come il trofeo delle Regioni, l' avrei vista meglio su un terreno più semplice.
Inoltre se capiterà un altra gara in quel posto.... ascolterò i miei detrattori e me starò tranquillo a casa (le mie caviglie ringrazieranno).
Un ultima cosa : Marco Bezzi è un mio grande amico, e lo considero un ragazzo di una simpatia, una generosità ed un altruismo fuori dal comune, e mi trovo in difficoltà ad esprimere un giudizio così negativo sul campo di gara. Però dire quello che si pensa, in maniera educata e senza ipocrisia, non è certo un male.
Aspetto le vostre opinioni

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Alloggiando saltuariamente a Marilleva 1400 sapevo a che cosa andavo incontro. Oggi sono ritornato in carta.... ma dal sentiero -)) Secondo me la parte alta è proprio impossibile da correre sia per la ripidità che per il sottofondo. La parte bassa era molto più scorrevole, ma i tronchi a terra hanno reso ancora più lenta la corsa. Non saprei che dire.... purtroppo io venivo da un infortunio alla caviglia e quindi ero ben bardato di cavigliera.... anche se mi sono rifatto male. Sono anche convinto che non si correrà più... pensa che oggi nevicava e facevano 5 gradi!

Anonimo ha detto...

Penso che ogni commento sia utile a far crescere il nostro movimento.
Il commento dei neofiti o degli "arrivati da poco" è altrettanto importante perchè ci può far comprendere come il nostro Sport possa essere visto e quindi giudicato all'esterno; "parlarci addosso" senza ascoltare voci neutrali non può farci progredire. Purtroppo l'esperienza di Marilleva (io l'ho vissuta solo nei racconti dei partecipanti) non porta alcun giovamento alla nostra esile federazione. E una dirigenza con la "D" maiuscola dovrebbe accorgersene ...

walter peraro ha detto...

Mi piace il garbo e la pacatezza dei vostri commenti, per questo mi permetto di intervenire, anche se probabilmente con meno serenità della vostra.
Si! Perché la situazione in cui ci siamo trovati a correre a Marilleva non viene dal destino, ma da scelte precise fatte da qualcuno che, oso sperare, non si è reso conto di quello che faceva.
Il problema dunque si allarga e coinvolge chi doveva vigilare su queste scelte e sulle condizioni di gara che ci sarebbero state. Esiste un organismo nazionale che si chiama FISO che si è assunto l’onore di stabilire le regole ma ora deve anche assumersi l’onere di farle rispettare.
E le regole a Marilleva non sono state rispettate.
Il CONI riconosce alle proprie Federazioni (comprese quelle associate come la FISO) il ruolo di organo di garanzia, ovvero soggetto i cui prodotti sono qualitativamente conformi alle regole del gioco e quindi prodotti di qualità e degni di fede.
In tal senso si giustificano i titoli di “maestro”, “istruttore”, “tracciatore”, ecc. e tutti i cavilli faticosamente studiati dalle Commissioni per far si che l’orienteering (pardon! L’orientamento) sia un certo tipo di sport, praticato in tutta Italia con le stesse caratteristiche.
Quando si presenta un istruttore FISO tutti devono ritenere che sia uno che se ne intende ed è capace di insegnare come si legge una carta e come si usa una bussola, così come una cartina omologata FISO si deve star sicuri che è stata cartografata con meticvolosità, e così dicasi per una gara del calendario nazionale FISO, che deve avere tutto ciò che si chiede ad un evento di portata nazionale (logistica, percorsi, cartine, ecc.).
Cosa accadrebbe se all’improvviso le lanterne diventassero delle palle di colore rosso appoggiate per terra (come delle boe), se le gare durassero due ore per i giovani e quattro ore per gli elite?
Cosa accadrebbe se in una gara venissero consegnate ai concorrenti cartine con la simbologia del Touring e se .....
Insomma avete capito, uno sport è tale perché esistono delle regole, tutti sanno come si gioca e ci si regola di conseguenza. Quando una di queste regole cambia, qualcuno rischia di farsi male.
Sarebbe come sostituire il pallone in una partita di calcio e usarne uno dal peso di ... 5 chili! Alla prima pedata, lo sfortunato di turno si romperebbe il piede. Pensate che comico sarebbe se un burlone di organizzatore allungasse il campo di calcio di 30 metri ed allargasse le porte di un metro, alzandole di 40 cm. Subito non si nota, ma poi....
In un certo senso è quello che ci è capitato a Marilleva: ci hanno costretto a correre in una zona pericolosa. Costretto, si, perchè un orientista agonista difficilmente cammina in una gara.
Stefano Galletti ci ha raccomandato cento volte di fare il teping, ma è sufficiante dire che la porta di calcio è stata alzata di 40 cm.?
Chi risarcirà il danno subito, a quella giovane che si è fatta male in gara e che non potrà partecipare ai campionati italiani? E se invece di quella anonima orientista, fosse stato uno dei nostri campioni più in forma, Michele, Klaus, per fare due esempi, non vi sembra che la stessa gara per il titolo italiano sarebbe stata rovinata dall’insipienza di qualcuno a Marilleva?
Dunque, dobbiamo far sentire ai responsabili federali tutta la loro responsabilità, almeno per le gare nazionali, di proporre gare secondo i canoni stabiliti, di farla finita con i delegati fantasma e con gli omologatori per procura, che neppure hanno mai visto il terreno della carta che hanno omologato (anche se in questo caso non parlo di Marilleva, di cui non conosco la storia). La FISO deve trovare soluzioni affinchè situazioni come a Marilleva non si ripetano più, deve tutelare la nostra incolumità ed essere garante che le gare inserite nel calendario nazionale siano gare in terreni ideali e ben organizzate.
Solo allora continueremo ad avere fiducia in chi governa il nostro sport.
Walter

Aaron ha detto...

pur non essendo un master, mi sento di intervenire...intanto un saluto a andrea e al nuovo blog che è nato!

A me sinceramente la gara è piaciuta, dopo le salite iniziali, poi mi sono veramente divertito per un'ora e mezza! mi rendo anche conto che questo è solo un parere personale e non condiviso da molti; probabilmente questa era una gara da duri, fattibile dalla M18 alla 35-40, ma quasi impossibile per il 90% degli altri. Ho visto comunque dei percorsi 12 e 14 molto scorrevoli...probabilmente il problema scorrevolezza (e qui per scorrevolezza non bisogna considerare la velocità con cui si riesce a correre ma proprio il fatto "di qui riesco a passare o no??") si riscontrava nei master (che sicuramente non giravano per i sentieri come i più piccoli..).
Quindi un terreno che personalmente mi ha divertito molto...forse, come già detto sopra, non aiuta la federazione a crescere e attirare nuova gente, anche se ritengo che i percorsi promozionali esordienti, 12 e 14 (non ho avuto occasione di vedere la MW16) fossero adeguati.
Sono d'accordo con voi che un atleta, non nei primi 10 elite e non un pazzo suicida come me, non si diverta e abbia qualche problema a portarsi all'arrivo intero; sul fatto dell'infortunio, se succedeva in un'altra gara con terreno normale (perchè qualcuno che si fa male c'è sempre), sono convinto nessuno avrebbe dato la colpa alla gara e al terreno.
Dal mio punto di vista la gara in sè è promossa, ma bocciato l'abbinamento con un trofeo delle regioni che probabilmente dovrebbe avere lo scopo di avvicinare all'orienteering anche le regioni con meno tradizione e partecipanti.

Anonimo ha detto...

anch'io, (pur gareggiando dal lontano 1982) condivido la tua opinione e mi sono posto la stessa domanda, ne vale la pena? o questo è forse u ottimo modo per far passare la voglia alla gente? Dopo un ora senza praticamente correre ho pensato che ne avevo abbastanza e senza aver commesso errori mi sono ritirato, forse era il caso che lo facessero in molti in modo da mandare un chiaro segnale agli organizzatori, se non ci sono le zone adatte è inutile voler fare gare a tutti i costi.

Andrea Segatta ha detto...

Per aaron... ORIMASTER è il titolo del Blog ma chiaramente tutti sono graditissimi ospiti... e tu in particolare!!
Detto questo vorrei sottolineare che lo sforzo organizzativo va SEMPRE apprezzato perchè è espressione di volontariato, ed inoltre la 2 giorni di Marilleva ha avuto un ottima organizzazione.
Detto questo, siamo appunto liberi di avere opinioni più o meno positive su determinati aspetti, a volte importanti come il terreno di gara.
Statisticamente è interessante notare come in un caso estremo come questo, ho letto vari pareri : dai più o meno critici (per la verità la grande maggioranza) e un paio di quasi positivi.
Il bello della diversità di opinioni! Su una cosa però siamo tutti d'accordo : non era un posto per il trofeo delle regioni!

Anonimo ha detto...

A questo punto io porterei l'attenzione su un altro punto: quest'anno si sono corse delle gare su quattro cartine nuove oltre a Marilleva... Aviano, Fusine, Prato (anche non era nuova), Val Vigezzo. I commenti meno positivi sono stati per Fusine, Prato e Marilleva. Guarda caso le cartine con maggior densità di sassi e velocità bassa. Personalmente ho maledetto l'ultima parte della finale di Val Vigezzo dove era davvero un terno al lotto trovare le lanterne. A questo punto mi chiedo perchè una società investe dei soldi in cartine dove c'è il rischio di non correre più? quali sono le motivazioni per qui si scelgono determinati terreni? sponsor? promozione turistica? alcune volte passo per dei boschi e mi dico come sarebbe bello correre lì.... Quindi la mia domanda è: perchè si è scelto di cartografare una determinata zona?

Andrea Segatta ha detto...

Difficile risponderti rusky... a volte me lo domando anche io.
Certo che andando avanti col tempo ci sono sempre più carte già fatte e quindi i posti "ottimali" sono già probabilmente cartografati.
In questi giorni sto lavorando ad un importante progetto per il 2009 qui vicino a Trento e ti posso assicurare che non è tutto facile : oltre ad un bel terreno di gara occorre avere una buona accessibilità, la possibilità di allestire una logistica per un numero elevato di persone, e altre cose di varia importanza. Certo le dimensioni della manifestazione influiscono : preparare una promozionale dove si prevedono al massimo 200 persone non è come organizzare un campionato Italiano Middle (Vedi Val Vigezzo) dove fra atleti e accompagnatori non mi pare esagerato prevedere un'affluenza di 1000 persone.
Per gare di grande importanza come Campionati Italiani, Coppe Italia, Arge ALp, Trofeo delle regioni le caratteristiche elencate non dovrebbero però mancare.

Ti posso dire che se verrai ad Arco alla finale di Coppa Italia troverai un posto ed una carta veramente all'altezza. Gli ultimi 12 Km di strada sono un po' tortuosi ma poi vedrai che il tempo speso per il viaggio sarà ben ripagato.

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea, innanzitutto complimenti e auguri per il tuo nuovo lavoro da "blogger".
Volevo anche io dire la mia sulla gara del Trofeo delle Regioni.
Personalmente considero la cartina di Marilleva una stupenda cartina........................................da Coppa del Mondo.
OK.Concordo con la maggioranza che probabilmente non è proprio il tipo di terreno adatto ad una manifestazione come il trofeo delle Regioni, in cui il livello tecnico generale dei partecipanti non è proprio altissimo, ma non sono assolutamente contrario al fatto di non fare gare su terreni simili.
Non voglio difendere Marco Bezzi dicendo ciò, ma per me (e per sua definizione) l'orientamento è lo sport dei boschi, quindi non sempre l'orientista deve poter correre tra "splendide pinete" e sottoboschi da "alice nel Paese delle meraviglie"; anche quello di Marilleva è un bosco:sporco,ripido, intricato,NEFIDO, ma pur sempre un bosco, e anche molto tecnico. Io personalmente ho trovato la gara molto divertente, ho passato 2 ore e passa in quella "jungla", sbagliando anche molto ma ti dirò che quelle 2 ore mi sono letteralmente volate, talmente ero concentrato sia sul percorso che sul dove mettere i piedi.Sicuramente in quelle 2 ore non ho pensato ad altro che a fare orientamento (mentre solitamente non so te ma ad un certo punto di ogni gara, magari su tratte lunghe e "stradali" , a me viene spesso da pensare a tutt'altro......).
Sono comunque d'accordo sul fatto che per alcune categorie i percorsi erano troppo lunghi e duri, ma forse abituandosi a terreni di questo tipo potremmo anche farci un idea sul perchè quando gareggiamo in terra straniera spesso e volentieri "ce le danno" di santa ragione, fisicamente e tecnicamente.Ho finito
Ci vediamo alle prossime gare, che siano tra splendide pinete o su coste infime, l'importante è divertirsi.
Stefano Cristellon

Andrea Segatta ha detto...

Ciao Stefano
grazie per il tuo intervento... passa e scrivi spesso!!
Il divertimento su un tipo di terreno pittuosto che su di un altro è in effetti un qualcosa di molto personale, come ho sottolineato.
Qualche passaggio "nello sporco" certamente ci sta, dato che come giustamente dici siamo orientisti e non corridori. Quello che non mi è piaciuto è che quasi tutta la gara era su terreno impossibile e a serio rischio infortunio, almeno per me... Poi so che ci sono atleti che vanno come le moto (da trial in questo caso!!) anche in quell'inferno, a loro non resta che fare un grande complimento perchè sono davvero forti.
Per quanto riguarda la durezza delle gare sai bene che a me piacciono da matti le gare "toste" ma se l'oggetto della fatica non è la sopportazione dello sforzo, ma la sola difficoltà nel semplice transitare allora perdo molti degli stimoli a "soffrire".
Prendo ad esempio la 5 gg dei forti : gare durissime ma con percorsi bellissimi e vari. Li opporsi alla fatica era uno stimolo affascinante
Per Marco B. sai che per me è un mito, uno che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Ho solo adottato il criterio del "cronista" e di quello che dice civilmente quello che pensa. L'amicizia e l'ammirazione sconfinata per il suo impegno nel nostro sport è fuori da ogni discussione