Prima di inziare questo post, che immagino susciterà qualche perplessità e mi costerà delle critiche, desidero congratularmi con “Misha” Mamleev per il suo terzo posto ai mondiali Ungheresi nella Long Distance. Il suo è un risultato fantastico, meritatissimo per un atleta che da anni dimostra di essere uno dei migliori orientisti al mondo abbinando capacità tecniche e fisiche da autentico fuoriclasse. Chi lo ha visto correre in bosco durante una gara non ha difficoltà a capire perché abbia raggiunto un simile risultato.
Il suo terzo posto ai mondiali, seguito ad un poco sportivo reclamo da parte della squadra finlandese che lo “accusava” di aver seguito il vincitore facendosi “trainare” al traguardo verso la medaglia di bronzo, ha riaperto un dibattito di vecchia data che trova sempre molto spazio e interesse sui blog orientistici.
Prima di iniziare sgomberiamo il campo da eventuali dubbi: la medaglia di Mamleev a mio modo di vedere è sacrosanta, meritata, bellissima, e le circostanze in cui è maturata sono quelle che da SEMPRE caratterizzano le gare di orientamento, che si tratti di campionati del mondo assoluti, che di gare promozionali Master. Proprio per questo una riflessione, serena e obiettiva è particolarmente interessante e stimolante.
Sempre per chiarezza inizio con lo scrivere il “Teorema” che sintetizza il mio pensiero e sulla quale poi si potranno sviluppare dei ragionamenti: LA GRIGLIA DI PARTENZA DI UNA GARA DI ORIENTAMENTO INFLUENZA SPESSO IN MANIERA DECISIVA I PIAZZAMENTI, PIU’ RARAMENTE IL PRIMO POSTO. PIU’ GLI INTERVALLI FRA LE PARTENZE SONO RIDOTTI, PIU’ VICINI IN GRIGLIA SONO FATTI CORRRERE GLI ATLETI FORTI e PIU’ LA GARA E’ LUNGA, PIU’ IL CONDIZIONAMENTO DELLA GARA PER I PIAZZAMENTI (2°, 3° POSTO) E’ PIU’ PROBABILE.
Ben sapendo di attirarmi antipatie e critiche mi permetto di dire che chi nega questo, e stranamente non sono pochi, non ha ben chiare le dinamiche delle gare. Dopo aver espresso il mio parere provo a sviluppare qualche ragionamento per argomentare.
La formazione di treni è un fatto quasi inevitabile, non potendo i concorrenti partire con intervalli troppo ampi per motivi organizzativi (durata partenze). E’inevitabile che due atleti che partono vicini in griglia si trovino a contatto in gara, e sfruttando il calo di velocità rispetto alla sola corsa obbligatorio per poter leggere la carta, l’atleta meno dotato tecnicamente ma più forte dal punto di vista fisico, se lo vuole, può mettere la carta in tasca e seguire l’altro atleta limitandosi al controllo dei codici lanterna. Il non farlo dipende solo dalla sua intelligenza e dal suo senso di sportività: che divertimento c’è a condurre una gara del genere? Che valore ha un risultato così ottenuto?. Dimostrare che l’inseguimento è fatto deliberatamente è secondo me quasi impossibile (si facciano avanti gli avvocati!!) , di certo non solo con gli split times. Forse solo con la tracciatura GPS si potrebbe affermare che l’inseguimento è avvenuto ma come poi si potrebbe argomentare a riguardo dell’intenzionalità? L’inseguitore potrebbe sempre dire che quella era la sua scelta ideale… perché mai avrebbe dovuto cambiare soluzione? Solo perché davanti a lui c’èra un altro atleta? Difficile, molto difficile poter squalificare un atleta per questa “infrazione”.
Due righe sulle mie esperienze personali: potenzialmente io rappresenterei alla perfezione l’identikit del “ferroviere” (temine in voga per descrivere chi segue il “treno” del più forte) in quanto orientista con maggior potenzialità atletica rispetto a capacità tecnica; almeno per ora.. in futuro spero non sarà più così ma ci vuole ancora un po’ di tempo!!
In effetti più di una volta mi è capitato di essere raggiunto, o anche raggiungere, atleti più forti di me e senza farlo di proposito fare lunghi tratti di gara, se non tutta la restante parte, in “treno” con l’avversario. La dinamica dei punti era spesso la stessa: durante le tratte, specie quelle tecniche, accumulavo dei piccoli distacchi per la minore capacità tecnica di lettura in corsa, ma poi tale gap veniva annullato in zona punto per l’evidente vantaggio di vedere l’avversario punzonare o uscire dalla zona punto, ricevendo un innegabile aiuto nella velocità di localizzazione finale della lanterna.
In talune gare, e anche qualcuno che legge questo blog potrebbe testimoniarlo, resomi conto del fatto mi sono di proposito fermato ad aspettare di perdere il contatto visivo per poter fare la gara per conto mio. Questo anche perché col tempo ho notato che la presenza di un altro atleta determinava in me un evidente calo di concertazione. Ovviamente in gare dove il risultato non aveva interesse, in gare nelle quali ero interessato al risultato finale perdere tempo prezioso in questo modo non era logico.
Ammetto con la massima onestà che in qualche rarissimo caso mi sono reso conto che, e assicuro inconsciamente senza volerlo e senza mala fede, in certe tratte specie nel fine gara mi sono ritrovato effettivamente a seguire qualcuno…. forse la stanchezza, forse la foga agonistica… davvero non saprei dire perché. Certo una volta tornato a contatto con la realtà e resomi conto della cosa mi sono sempre fermato per il tempo necessario a perdere il contatto visivo con chi mi precedeva. Un esempio recente lo potrei fare con la O-Marathon 2009 (anche se qui si parla di mass-start ma la cosa è analoga) dove mi sono piazzato al quinto posto: con la massima onestà non sono certo che in una gara a cronometro individuale avrei ottenuto lo stesso piazzamento. E questo non certo perché ho pianificato di seguire qualcuno, ma perché in zona punto c’era un sacco di gente e per chi ha buone doti atletiche il vantaggio è evidente.
Cosa fare allora? Che soluzioni adottare? Anche su questo argomento si è dibattuto sui vari forum, elaborando proposte anche interessanti ma che sono rimaste virtuali. La realtà è che purtroppo il problema NON INTERESSA A MOLTI, e pertanto le cose sono destinate a rimanere come stanno. Pertanto in svariate gare di orientamento, a tutti i livelli, molte volte i podi saranno determinati più dalla griglia di partenza che dalle reali capacità fisico-tecniche degli atleti (almeno nelle gare di alto livello la griglia è determinata dalle batterie di qualificazione…. potrebbe essere una buona soluzione anche a livelli più bassi nelle manifestazioni nazionali). Con buona pace di tutti, e senza dover presentare reclami di alcun tipo. E soprattutto senza le patetiche spiegazioni di chi sostiene che le griglie non contano nulla. La vera domanda da farsi è se questo è eticamente giusto e giova al nostro sport
Concludo esprimendo un opinione su una frase che si sente sempre più spesso a fine gara: “abbiamo lavorato assieme…..” beh… questa specie di ammissione sottintende che stando così le cose i “treni” sono una cosa accettata e consolidata. Se si vuole che i piazzamenti delle gare siamo solo funzione dell’insieme di capacità tecnica e fisica degli atleti, chi sta in alto deve pensare a far cambiare le cose. Se le regole rimangono queste, dobbiamo accettare che due atleti che si incontrano in bosco “…lavorino assieme”.
4 giorni fa