lunedì 10 settembre 2007

La percezione della distanza percorsa

Scrivo questa sera il primo di una spero lunga serie di post sulla tecnica, nella speranza che il confronto con tanti bravi orientisti possa aiutare me, ma anche chi leggerà e scriverà, ad aumentare il proprio bagaglio tecnico.
Analizzando i miei purtroppo numerosi errori in gara ho scoperto che il più delle volte si sarebbero potuti evitare avendo una buona percezione della distanza percorsa da un punto sicuro.Una piccola parentesi matematica: in un piano, a partire da un’origine nota un punto è identificabile tramite due coordinate dette polari cioè una lunghezza ed un angolo.

Nelle gare di orientamento il terreno è rappresentato su una carta, in un piano bidimensionale, quindi partendo da un punto noto per raggiungerne un altro, dovremo impostare un angolo della direzione di corsa (nel gergo fare “azimut” con la bussola), dopodiché proseguire per un distanza che è nota in quanto si può misurare sulla carta di gara in funzione della scala della stessa.

Per quanto ho avuto occasione di sperimentare in allenamento ed in gara, non è tanto importante riuscire a stimare “al metro” la distanza, ma bensì riuscire ad avere la sensibilità di non essere ne troppo corti, e specialmente di non andare “lunghi” oltre il punto da raggiungere. Ovviamente la presenza di riferimenti intermedi supporta molto la percorrenza, ma spesso ci sono delle tratte in cui c’è davvero poco che aiuta, oppure molto che confonde (molte cose uguali vicine fra loro lungo la tratta).
Personalmente utilizzo il metodo angolo-distanza in diverse situazioni:
- punti di controllo molto vicini fra loro;
- orientamento grezzo in tratti lunghi, per raggiungere riferimenti intermedi grossolani;
- orientamento fine dal punto di attacco.
Tornando alla percezione della distanza, confrontandomi con altri orientisti ho sempre sentito due scuole di pensiero:
- Chi cerca di stimare la distanza a percezione, affidandosi alla propria sensibilità;
- Chi conta i passi.

Essendo “abbastanza nuovo del mestiere” per ora utilizzo la tecnica del conteggio, contando gli appoggi sullo stesso piede (quindi 1 conteggio equivale a due passi).
Varie prove mi hanno permesso di arrivare alle seguenti stime:
- Terreno pianeggiate e corsa molto veloce: 30 appoggi per 100 metri;
- Terreno pianeggiate su terreno sporco 35-40 appoggi per 100 metri;
- Salita pulita: 40-50 appoggi per 100 metri, in funzione della pendenza;
- Salita ripida e terreno sporco: 50-60 appoggi per 100 metri (nei casi estremi a volte anche di più).

Riporto un esempio recente (vero Rusky??) per alimentare la discussione.
La tratta è di circa 400 metri: sappiamo che dobbiamo salire 2 curve. Ci sono riferimenti, ma ce se sono molti di uguali (crocette marroni che mi direte cosa erano, ed avvallamenti). La presenza di molti oggetti e forme uguali potrebbe ingannare e quindi riuscire a stimare la distanza percorsa dal punto precedente dovrebbe dare un grandissimo aiuto, specie per evitare di inziare l’orientamento fine troppo presto o troppo tardi. In questo caso la distanza è circa 400 metri (150-160 appoggi), quindi non dovrei cercare nulla fino a quando non conto 130 passi, dopodichè dovrei rallentare la corsa ed iniziare a porre maggiore attenzione ai particolari, in quando dovrei essere in zona punto. Se arrivassi a 200 passi comincerei a temere di essere andato “lungo”.

C’è chi dice che contare da molta precisione: il mio amico Michele Candotti adotta con profitto la tecnica. Ricordo invece che parlando con l’ottimo Corrado Arduini sosteneva che contare ti “porta via” almeno il 50% della tua concentrazione predisponendoti ad altri errori. Uno dei miei maestri Andrea R, in una recente chiacchierata, mi diceva che il conteggio è la fase preliminare per sviluppare poi una sensibilità “in automatico”.
Aspetto le vostre riflessioni

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Personalmente uso il metodo "ad occhio".... Una volta ho cercato di tentare di contare i passi ma, concordo con Corrado, che tale atto comporti degli svantaggi a danno di altre osservazioni. Sinceramente non ho trovato molte occasioni di dover per forza stimare la distanza; in natura vi è quasi sempre qualcosa che aiuta ad avvicinarsi al punto. Penso che, solo nelle zone piatte prive di caratteristiche evidenti, la stima della distanza sia importante. Normalmente, il buon tracciatore, da sempre dei punti di riferimento. Cosa diversa è l'azimut: è una delle tecniche fondamentali del nostro sport. I nordici sono dei maestri e lo usano talmente tanto che da noi vanno a finire in cima a dossi o in fondo a delle scarpate per rimanere sotto la linea rossa.

Anonimo ha detto...

ciao.

se in un tratto così con ampia visibilità e un punto di attacco chiarissimo conti i passi ti straccio la tessera del trent-o oggi!!!!

il punto che hai publicato si fa andando in costa salendo per assere sicuri di vedere l'avvallamentone e poi si sale per trovare (non cercare) il punto.

la x marrone è una piazzola, ci sono anche a San Giovanni e le abbiamo viste insieme.

come ti dicevo l'altra volta pensa ai "marroni". se sai usare queli sai fare orientamento.

Andrea Segatta ha detto...

Anonimo?!?!? Ah ah ah, è come se avessi firmato 4 volte!!!
Il punto pubblicato era un esempio e non credo fosse banale per i motivi che ti ho detto :
- molti avvallamenti-nasi...se perdo un attimo il contatto carta..su quale sono ?
- molte piazzole..idem come sopra (se non sbaglio poi le X, possono avere significati diversi in carte diverse tant'è che la cosa è spesso specificata nel comunicato gara). Non essendo stato sul posto non so che cosa rappresentano.
Ciao A.nonimo (R.)

Anonimo ha detto...

ma invece di contare i passi, non bastava contare gli avvallamenti? erano anche molti meno... :)

Andrea Segatta ha detto...

Lo scopo del post era "come percepite la distanza percorsa NON COME AVRESTE FATTO QUEL PUNTO, mostrato unicamente come esempio.

Julien ha detto...

Ciao!!!
Interessanti questi metodi,ti linko nel mio blog,ok??

Julien XxX
( Ju )

www.juliashutko.blogspot.com

Andrea Segatta ha detto...

Ciao Julien, ti ringrazio, mi fa molto piacere. Dopo aver visto il tuo super servizio sui campionati Italiani... direi che è un onore.
Anch'io metto il link del tuo visitatissimo blog.
Ciao!

Anonimo ha detto...

Scusa la pignoleria, ma la mia riflessione sembrava attinente allo spirito del post. Secondo me hai portato un esempio sbagliato. Contare la distanza in una tratta del genere ha la sola utilità di rallentarti, al contrario di quello che scrivi tu. "riuscire a stimare la distanza percorsa dal punto precedente dovrebbe dare un grandissimo aiuto, specie per..."
E ancora "quindi non dovrei cercare nulla fino a quando non conto 130 passi, dopodichè..."
Non useresti l'azimut in un tratto in costa così, e nemmeno la distanza. Un elite non penserebbe a contare i passi in una tratta così. Un ottimo esempio sarebbe stato una costa piatta, come alcune tratte di Marilleva day 2.
Comunque blog interessante, continua così.

Andrea Segatta ha detto...

Allora provo a cercare una tratta migliore come esempio.....

rem ha detto...

ciao ragazzi; niente male come discussione
io su quella costa ci sono stato (faccio lo sborone:-) su quella costa ho confermato una medaglia, mentre qualche squadra non si è neanche presentata:-) e uso quella costa per dirvi che mai ho usato i passi e mai li userò...mi sembra veramente una tecnica di altri tempi
su questa costa a me sembrava di correre sui binari; gli avvallamenti erano così netti che bastava contarli senza fatica; in questo caso poi alzando gli occhi vedevi pure i tre sassi...
e la carbonaia sull'ultimo avvallamento ti dava l'altezza giusta per capire se eri ok o troppo a monte o troppo a valle

insomma il punto veniva a te da solo :-)

Andrea Segatta ha detto...

Caro Remo..complimenti per il terzo posto ma RINGRAZIA che qualcuno non ha potuto presentarsi :) :) chissà se se ce l'averesti al collo la medaglia!!!