sabato 17 novembre 2007

Allenamento curve di livello-colori

Oggi sfidando il freddo (zero gradi) siamo saliti a Lavarone per effettuare un allenamento in carta, con rappresentate le sole curve di livello (c.d.l) e i colori.Trovo questo allenamento particolarmente formativo in quanto la capacità di riconoscere bene le forme del terreno è probabilmente l'aspetto che più devo curare per migliorare la mia tecnica. Sono anche convinto che è la capacità che può dare una marcia in più all'orientista in quanto specie le c.d.l. se bene interpretate possono costituire un "sentiero" virtuale quando non si hanno a disposizione altri elementi. Allego l'immagine dell'allenamento tracciato dal Maestro Andrea R, ringraziando Lorenzo per essere salito addirittura il giorno prima per posizionare le lanterne, che durante l'allenamento mi sono sembrare posate in maniera estremamente precisa. Vorrei analizzare i singoli tratti, mettendo in evidenza gli elementi che hanno determinato le scelte di percorso.
1) Dopo la partenza si poteva costeggiare la parte alta del prato, uscendo in corrispondenza di un bianco in basso, salire lungo un avvallamento e puntare ad un evidente spianta vicina al punto.
Qui, probabilmente "freddo" in tutti i sensi ho commesso l'unico errore della giornata deviando verso destra. Per fortuna mi sono accorto in fretta dell'errore e ho corretto verso l'evidente colle dove la lanterna era posizionata.
Rivedendo a freddo il punto forse la scelta migliore è quella colorata in verde: il naso portava con ancora più facilità alla spianata , dalla quale era davvero facile attaccare il colle con la lanterna.
2) Prendendo una buona direzione in uscita punto, si passava fra due collinette. La forma dove era posizionato il punto, un rilievo lungo e stretto era facilmente individuabile. Il punto no presentava quindi particolari difficoltà.
3) La tratta più difficile della giornata. Ho impiegato un po prima di decidere il da farsi. La scelta in uscita è stata quella di aggirare il colle a est del punto, particolarmente evidente, puntando poi in discesa verso una zona pianeggiante che permetteva un buona avanzamento in sicurezza. Alla fine della pianeggiata quello che ho notato erano due collo : uno ampio ed uno più stretto con pendenze più accentuate. La zona è più complicata di quanto la carta raffigura : arrivato sul colle più piccolo mi è sembrato di essere in zona punto, essendoci poi una lieve discesa. Non trovando la lanterna ho temuto di essermi perso ma per fortuna ho fatto il ragionamento giusto. Il colle a valle del quale doveva esserci il punto doveva essere davvero alto, e poi se lo avessi superato c'era una chiara linea di arresto costituita da una ripida discesa. Armato di buona fede ho proseguito, arrivando al "muro" costituito dal colle. L'ho aggirato e ... lanterna. Ero solo in bosco e ho cacciato un urlo di soddisfazione... la passione per l'orientamento è anche questo. Se qualche animale mi ha sentito avrà pensato..ma che ha questo da rompere le scatole??
4) Questo punto è forse stato tracciato da Andrea per dare un esempio di "Manuale dell'orientamento". Quello che io ho interpretato è : orientamento grezzo e corsa veloce fino a macroforme del terreno particolarmente evidenti. Poi orientamento fino in zona punto. Presa la direzione in uscita dal punto 3 mi sono fiondato a "manetta" verso la spianata prima dell'incredibile colle (il primo) che costituiva un chiaro punto di arresto. In questa tratta ho cercato di ricordare che significa "semplificare" la lettura. Fino al grande colle infatti, quasi impossibile da sbagliare date le dimensioni, non aveva molto senso leggere la carta. In questo caso però vorrei sottolineare l'importanza della percezione della distanza percorsa. Una volta partiti a tutto gas, e avendo individuato la distanza da percorre fino al punto di arresto, avere idea di quanta strada si ha percorso può dare molta sicurezza. Dico questo perchè a me capita spesso, specie nelle tratte lunghe, che se no trovo quello che cerco (magari perchè è effettivamente lontano) inizia a prendemi un po di ansia del tipo ... ma son andato lungo?
Arrivato al grande colle, arrivare alla lanterna era un gioco da ragazzi. Sfruttando il secondo grande colle (che spettacolo naturale!)
5) Forse potevo fare di meglio, ma la cosa più appariscente che ho visto a colpo d'occhio è stato il colle a Nord-Est del punto. Mi sono staccato un po dalla linea, ma una volta arrivato lì, puntare in discesa al grande avvallamento dove stava il punto è stato facile. Ho potuto mantenere un buon ritmo di corsa che ha rimediato al leggero allungamento della tratta.
6) Punto più ingannevole del previsto. In fondo bastava uscire bene e stare in c.d.l. In realtà il terreno è molto ingannevole : infatti sono arrivato ad una buca prima del punto credendo di essere giusto. Per fortuna osservando il colle davanti a me ho capito subito che ero corto e ho rimediato molto velocemente. Anche qui però ho percepito una distanza errata. Mi mancava un ancora bel pezzo al punto : devo lavorare su questo aspetto.
7) A prima vista mi è sembrato complicato però poi mi sono concentrato sulle macro forme che si potevano incontrare. Una spianata all'uscita punto, un colle a metà strada, un prato in zona punto. Individuati questi capisaldi, arrivare al punto è stato più facile e veloce del previsto.
8) Anche qui ho un sospetto sulle intenzioni del tracciatore che forse voleva farci transitare sull'"autostrada naturale" che c'era a disposizione. Usciti dal punto a breve distanza c'era un evidente avvallamento da percorrere in salita fino all'accentuarsi palese della pendenza. Da li deviazione a destra attraverso la sella costituita dall'altro colle. Ma non era finita... qui occorreva lettura fine perchè il punto era in un avvallamento non subito visibile dopo la sella.
Bell'allenamento davvero. All'inizio ho faticato un po ', ma poi la percorrenza è stata sicura.
Credo che dovrò fare molte di queste esercitazioni.
PS: graditi anche i commenti di chi non ha fatto questo allenamento. Condividete le scelte? Che avreste fatto?

lunedì 12 novembre 2007

VENEZIA 2007. Orientisti travolgenti?


Anche quest'anno ho avuto il piacere di partecipare al MOV, penultima gara della mia stagione orientistica. La giornata è sempre piacevole in quanto scendiamo in laguna con il treno della Valsugana (mannaggia quanto è lento però!!!! 3h per 150 km... sigh) assieme alla gran parte degli atleti del Trent-O. Credo non ci sia un evento nella stagione che ci faccia stare assieme in così tanti.
Come sempre arrivati alla stazione c'è una vera e propria lotta contro il tempo per arrivare alla partenza in tempo utile, se si è fra i primi del gruppo. Quest'anno partivo alle 11.36. Arrivo del treno con 15 min di ritardo alle 10.15. Partenza a piedi dalla stazione alle 10.30. Arrivo all'Arsenale alle 11.05 a passo molto deciso, cambio indumenti alla massima velocità ...panico per la fila al bagno.... e arrivo allo start alle 11.33, con soli 3 minuti di margine. Troppo stressante davvero, spero di non dover avere più tempi così ridotti, vivendo apprensione per non riuscire ad arrivare in tempo (inoltre eliminando del tutto il riscaldamento).
Un veloce commento alla gara, anche alla luce della visione degli split mi dice che quest'anno ero partito veramente bene e in gara avevo la percezione che stavo correndo sciolto e tenendo un contatto con la carta che solitamente a Venezia mi crea dei problemi. Non ho mai avuto un gra feeling tecnico con questa manifestazione.
Dalla metà gara in poi, l'insinuarsi nel dedalo dei vialetti e l'asfissiante difficoltà nel trovare un varco nella fiumana di turisti mi hanno notevolmente rallentato e deconcentrato. ho molta difficoltà a spintonare o rischiare urti nelle zone affollate. Inoltre anche dal punto di vista tecnico guardare continuamente dove si va, staccando l'attenzione dalla carta mi crea delle grandi difficoltà che non mi permettono di proseguire con ritmo. Spesso mi sono trovato a camminare per non perdere il contatto carta, e la mia prestazione ne ha risentito molto. Ma in fondo non è poi così grave.
Questo mi porta ad affrontare una considerazione già apparsa sul sito dell'amico Zonori, che finalmente ho avuto il piacere di salutare di persona. Il "conflitto di interessi" fra noi orientisti e i turisti che transitano per le calle di Venezia è un problema davvero difficile da risolvere.
Il punto di vista dell'orientista è che occupiamo la città per 3 ore all'anno e che la cosa non deve rappresentare un elemento di disturbo.
Il punto di vista del turista che spesso si vede letteralmente piombare addosso gente che corre ad elevate velocità, è che si incorra in situazioni di pericolo, e chi spinge per passare è un gran maleducato che non alcuna ragione di farlo.
Vedendola dalle due parti ci sono elementi di ragione in entrambe le opinioni. Quello che mi domando è : esiste un punto di equilibrio? A prima vista la mia risposta pare essere NO, perchè parrebbe davvero impossibile trovare una data ed un ora in cui si potrebbe riuscire a far convergere il popolo dell'orientamento (che annovera moltissime persone provenienti dall'estero) in un momento in cui ci sia poca gente in giro per la città.
Purtroppo l'amara considerazione che mi pongo è che in questo modo rischiamo davvero di renderci antipatici agli occhi della gente, che inevitabilmente ci vede come quelli maleducati che spingono e a volte buttano per terra le persone. Magari bambini od anziani, come pare essere stato scritto da quotidiani locali.
Purtroppo il conflitto è insanabile : se c'è gara c'è agonismo. Se c'è agonismo si corre forte. Se si corre forte attraversando una via affollata si urtano le persone . Se si affronta un angolo di calle a 90 gradi, a 4'00''/Km e dall'altra parte c'è una persona vicina la probabilità di travolgerla è consistente.
Che fare allora? Temo che non ci siano molte soluzioni per i motivi che ho elencato. Sarebbe bello che qualcuno avesse la classica "idea geniale" perchè correre a Venezia, magari in un momento di relativa assenza di turisti sarebbe magnifico.

giovedì 1 novembre 2007

Mass start in bosco : è davvero Orienteering?

Prendo spunto dalla gara che si è svolta Domenica ad Alberè di Tenna, come finale del Criterium CSI 2007. Le premesse per una bella gara c'erano tutte : molti partecipanti, una carta che può nascondere qualche insidia per i suoi memorabili "verdacci" nei quali è facile distruggersi l'abbigliamento, ma anche la pellaccia.
Purtroppo però è stata scelta la formula di gara a sequenza libera con partenza in massa.
Personalmete questo tipo di competizione non piace per nulla, in particolar modo nel bosco (ma anche nei CS non è un gran che).
Elenco le ragioni :
1) La partenza è un gran "casotto". La logica vorrebbe che in una sequenza libera si dedichi qualche secondo per esaminare il "giro" migliore da fare. Purtroppo invece , specie se si è in tanti, quasi nessuno lo fa e c'è un generale inseguimento ai pochi bravissimi orientisti che riescono con un semplice colpo d'occhio a capire quale è la prima lanterna su cui gettarsi (complimenti a loro..non è davvero facile in pochi secondi). Io ovviamente non faccio parte di quel gruppetto di virtuosi, detesto inseguire alla cieca (tanto vale farsi un allenamento da solo...) e mi servono i canonici 15-20 secondi per scegliere con la mia testa la sequenza. Risultato: nel momento in cui arrivo alla prima lanterna scelta trovo, come nel caso di Domenica, almeno 40-50 persone e perdo un minuto buono a punzonare. A Tenna c'era un intasamento tale che ho deciso di andare ad una lanterna vicino e poi tornare indietro. Con il risultato di trovare colonna in tutte e due e perdere complessivamente almeno 3 minuti.
2) Ma il peggio doveva ancora venire... in uscita dai punti riuscivo con la corsa a passare qualcuno, arrivando però alla lanterna successiva con il regolare intasamento. Se poi non sei "deciso" ad afferrare il punzone, in generale te lo strappano di mano (ed è tutto sommato comprensibile nell'eccitazione della gara) e magari quelli che faticosamente hai superato con la corsa ti beffano al "pit stop" . In effetti metaforicamente la cosa è ben paragonabile ai sorpassi ai box nei GP di F1. In definitiva se vuoi essere in gara sei quasi costretto ad ingaggiare duelli di "presa punzone" che proprio non mi piacciono.
3) La zona punto non esiste : una vota arrivato in prossimità di ogni lanterna c'è sempre un via vai di atleti che ti toglie il gusto dell'orientamento fine in zona punto.
Di fronte a tutto questo mi domando se non sarebbe più proficuo fare una gara di corsa con percorso fetucciato nel bosco.
Con questo non voglio assolutamente togliere nulla ai bravi organizzatori, che hanno dedicato a noi il loro tempo per permetterci di gareggiare. Certo però che se vogliamo che il livello tecnico generale possa salire, questa formula di gara va eliminata.
Di certo credo che in futuro, almeno che non abbia proprio bisogno di un allenamento fisico, mi imporrò di non partecipare a gare con questa formula in Bosco.
Nelle gare cittadine è certamente più facile che il gruppo si sfilacci a causa delle maggiori velocità di percorrenza che correre sull'asfalto permette. In ogni caso la formula non mi piace nemmeno per i CS. Ricordo invece qualche anno fa a Pinè una sequenza libera a cronometro davvero molto interessante : la difficoltà di scegliere la successione dei punti era affidata alla mente del singolo orientista e non ad un selvaggio inseguimento di chi è davanti. Un esempio da seguire.
Infine.... un appello agli organizzatori : fare delle griglie di partenza e organizzare uno start a cronometro non è tutta questa gran fatica.

Concludo con un appello. Alle gare trovo molti amici che mi dicono ".... ho letto sul tuo blog.....interessante...." però poi non intervengono mai. Io sono interessato alle opinioni di tutti.
L'invito è quindi scrivete, scrivete, scrivete... è dallo scambio di opinioni che nascono le cose interessanti. Se non volte favi riconoscere.. c'è sempre la possibilità di scrivere come anonimi anche se......

lunedì 22 ottobre 2007

Un 3000 di mezza estate

Ci sono gare dalla quali non ti aspetti proprio nulla, ma poi ti riservano delle emozioni particolari, che non ti saresti mai immaginato.
E' il caso del 3000 m che ho corso in pista il 2 Agosto di quest'anno. Credo di aver deciso di partecipare alla gara il giorno prima, senza nemmeno sapere il perchè. Non correvo in pista dal lontano 2004, quando scaldavo i motori per NY, e forse tre anni di assenza mi sembravano troppi ed era quindi ora di interrompere il digiuno. Poi al gran premio del mezzofondo ci sono molte serie e quindi c'è la possibilità di correre con atleti del tuo livello, senza sfigurare troppo. E allora vai!!! buttiamoci, mi son detto.

La preparazione alla gara è stata veramente disastrosa: per fortuna mi sono messo per tempo a preparare la borsa.... ma al momento di prendere le scarpe chiodate PANICO. Non si trovavano... avevo guardato davvero dappertutto ma niente!!! Ricordavo di averle usate l'ultima volta in una campestre invernale ma poi.... Preso dallo sconforto mi gioco il classico Jolly ovvero vado in Camper (quando non trovo qualcosa e sono all'ultima spiaggia cerco sempre lì). Davvero non so come ci siano finite, ma erano lì. Evviva, habemus chiodatem... ma la tragicommedia non era finita. Al momento di metterle in borsa mi accorgo che c'erano montati i chiodi da 12 mm da campestre super-paccioccone. Roba da codice penale in pista! Ricomincia lo strazio della ricerca dei chiodi da 6 mm da pista ma niente! Ora il tempo inizia ad essere poco e questa volta la ricerca non da buoni frutti. Parto per il campo togliendo i chiodi da campestre e sperando di trovare un anima buona che abbia un set di riserva da prestarmi. L'idea di correre con le scarpe normali in pista davvero non mi piace per nulla : sono un corridore che usa molto il piede e quindi i chiodi in pista mi danno un gran vantaggio. Purtroppo nessun amico interpellato al campo ha i chiodi da prestarmi... inizio a rassegnarmi quando ... mi accorgo che miracolosamente c'è uno stand di vendita scarpe dentro al campo CONI. Vuoi vedere che?!?!? Chiedo se hanno un set di chiodi e la risposta è SI!! Incredibile...a 50 minuti dalla partenza riesco a mettere i chiodi da 6 mm sulle mie scarpe. La cosa mi da molto morale. Purtroppo non sono allenatissimo e in particoalre non ho prove veloci nelle gambe. Ma chissenefrega!!! Penso all'amico Michele che dice sempre "i muscoli hanno la memoria!!!" e con più di 10 anni di gare in pista qualcosa dovrà essere rimasto. Correrò nell'ultima serie, la più lenta e amche questo mi conforta, in mezzo al gruppone riuscirò a correre senza che nessuno si accorga di me! Siamo oltre 30... un bel gruppone.
Negli allunghi pre gara sento che il piede spinge che è un piacere... bene, spero di divertirmi.
A 36 anni suonati e con centinaia fra partite e gare alle spalle sento ancora quel misto di emozione-eccitazione-tensione quando lo starter ci chiama alla linea del via: allora capisco che ho fatto davvero bene a venire, comunque vada.
Ai vostri posti, pronti PUMMMMM pistola e via. Da subito 3 atleti scappano via velocissimi, ad un ritmo che mi pare insostenibile. Come da abitudine me ne sto bravo bravo nel gruppone che tutto trascina. Basta stare li in mezzo che non ti accorgi nemmeno di correre. Il passaggio ai 1000 dice 3'26'', sono ancora in mezzo al gruppo che credo conti 12-15 untità ma in quel momento scocca una delle cose più belle che esistano per un corridore. Capisco che la gamba c'è ed è arrivato il momento di osare e sfruttare questa sensazione positiva. Dei tre partiti a razzo uno ha un po' ceduto ma gli altri due hanno quasi una curva di vantaggio. Comincio ad aumentare gradualmente il ritmo e sotto la mia azione il gruppo si sgretola. Incredulo arrivo ai 2000 metri da solo, parziale 3'20'', e raggiungo il runner al terzo posto in chiara crisi. Gli altri due sono ancora un bel po' avanti ma capisco che uno è in difficoltà. Sono sensazioni di esperienza... quando vedi uno correre bene e in spinta all'inizio e poi lo noti un po' piegato , un po' ciondolante capisci che ha dei problemi. In quel momento poi mi torna quella cattiveria agonistica che non sentivo da anni. Nonostante inizio ad essere affaticato il cervello mi urla "vai a prenderli!! non avrai mica paura razza di coniglio che non sei altro!!" Inizio una progressione sorprendente: ai 600 finali prendo il secondo. Arrivo ai 400, suona la campana (eh..Stegal come mi capisci!!), ormai in pieno delirio agonistico piazzo uno strappo degno dei tempi migliori, passo in tronco il leader e vado a vincere per distacco la serie. 3'08'' l'ultimo 1000. Un amico mi cronometra 1'12'' (rimo da 3'00''/Km) l'ultimo 400 metri. 9'55'' il tempo finale....sotto i 10'00''. Non ci avrei scommesso un centesimo. Davvero non riesco a capacitami della prestazione dato che la settimana prima avevo provato a fare un po' di 1000 non riuscendo a scendere sotto i 3'20'' nemmeno una volta. Forse l'adrenalina della gara, forse la voglia di correre in pista dopo tanto tempo, forse correre con le chiodate .... sta di fatto che però è proprio vero che tante volte i nostri limiti sono determinati dalla testa. Quando sei carico "a molla", puoi sopperire a qualche carenza di altro tipo.
Dopo la gara sono benissimo conscio di non aver fatto nulla di eccezionale : ho corso la batteria più lenta delle 4 in programma, in 9'55'' quando il mio personale è 9'20''.
Però sono contento, felice come un bambino piccolo a cui hanno dato la caramellina o il giocattolino. Per una sera ho ritrovato quelle sensazioni che da tanti anni mi spingono a correre e fare dei sacrifici per allenarmi (correre mi piace da matti, ma la fatica è sempre la fatica, a volte bestiale e difficile da domare).
Da una gara apparentemente insignificante è arrivata una piccola gioia.
Spero che qualche volta mi succeda ancora.

lunedì 15 ottobre 2007

Correre in direzione

Che sia uno dei fondamentali della tecnica orientistica non c'è dubbio. Però nelle abitudini degli atleti viene usata in modi e quantità molto diverse.
Leggendo in rete mi pare di capire che i maggiori seguaci della corsa in direzione siano i Nordici che forse derivano questa abitudine dai loro terreni abbastanza piatti e uguali, anche se poi lego di Pasi Ikonen che vince un mondiale senza usare la bussola in gara. C'è chi pur di correre "sotto la linea"(termine per indicare la traiettoria congiungente il punto di partenza e quello di arrivo, uniti graficamente sulla mappa proprio da una linea color magenta) è disposto a sobbarcarsi dislivello aggiuntivo o transitare in terreni infami, con il supremo scopo di percorrere meno strada possibile.
Credo ci siano fondamentalmente due situazioni di corsa in direzione, quantomeno son quelli che io uso in gara.


1) Direzione grossolana.
Per correre velocemente tratte lunghe, con l'obettivo di centrare un riferimento particolarmente grande ed evidente e pertanto senza aver la necessità di prendere un angolo di direzione necessarimente preciso.
Centrato il riferimento ci si può correggere velocemente. L'importante è il ritmo di corsa elevato








2) Direzione fine. Tipicamente dal punto di attacco alla lanterna. Se la lanterna di partenza e quella di arrivo sono particolarmente vicine costituisce la tecnica per tutta la tratta.
La mia esperienza sul campo mi dice che fino a 150-200 metri di distanza riesco ad ottenere una precisione davvero soddisfacente, a volte anche sorprendente. Su tratti più lunghi anche un piccolo errore di angolo si ripercuote in un errore di distanza, che se la laterna è poco visibile, può far si che si abbia difficoltà ad individuarla. Essendo in orientamento fine è ovviamente necessario ricordarsi di calare il ritmo di corsa e osservare tutto quanto utile in zona punto (al fine di correggere eventuali errori)

A mio modo di vedere è importantissimo essere dotati di un gran senso di percezione della distanza percorsa, quando si corre in direzione. Ma di questo abbiamo già dibattuto.

La presenza di grandi dislivelli aggiuntivi da affrontare spesso scoraggia la scelta di "tirare una riga" da un punto all'altro. Non credo esista una regola precisa in merito: occorre valutare volta per volta la situazione e anche le proprie capacità atletiche e lo stato di affaticamento in quel momento della gara. Ovviamente un gran corridore può pensare di tirare diritto non preoccupandosi del dislivello. Un atleta meno performante sceglierà di limare il dislivello anche a costo di allungare la distanza percorsa.

Spesso in tratte lunghe corse in direzione mi capita di devire leggermente la traiettoria dalla linea per puntare ad un riferimento intermedio, che una volta raggiunto permette di azzerare l'eventuale errore commesso. Ammetto che correre in direzione sia la mia tecnica preferita e quella che mi riesce meglio. Le volte che sono riuscito ad usarla di frequente o avuto grandi soddisfazioni. Purtroppo nei nostri terreni, ove si presentano spesso dislivelli notevoli, è difficile riuscire ad usarla come tecnica preponderante.

Occore attenzione porre molta attenzione a:
1) Presenza di ostacoli intermedi sulla traiettoria che costringono a deviare dalla linea ideale. La cosa migiore da fare in questi casi è guardare lontano oltre all'ostacolo fissando un particolare molto riconoscibile. Si oltrepassa l'ostacolo raggiungendo il riferimento. Dopodichè si ripete l'operazione di allineamento alla direzione corretta.









2) Attraversamento di grandi forme del terreno : è molto facile deviare la direzione.

3) Attraversamento di zone verdi. Anche qui è molto facile deviare. In generale però fare direzione nel fitto è particolarmente complicato in quanto le difficoltà di attraversamento della vegetazione costringono ad un avanzamento a zig-zag che rende problematico il mantenimento di una traiettoria ben definita.
Alla recente 5 giorni dei forti, ho fatto 3 volte un tratto in direzione, fra due lanterne a poco più di 100 metri di distanza in pieno verde 2., sbagliando tutte e tre le volte!!! Quell'esperienza mi ha fatto riflettere sull'opportunità di usare la tecnica nei verdi "brutti" o se proprio non c'è alternativa di andare veramente piano.

Tecnicamente trovo eccezionale l'uso della bussola SPECTRA, con i quadranti colorati. Fissata la direzione corretta e vedendo dove punta l'ago del Nord è molto facile correggersi se si effettua una deviazione.

sabato 6 ottobre 2007

FINALE COPPA ITALIA 2007

Organizzare una grande manifestazione di Orientamento, è qualcosa di più di un normale impegno. Partecipare all’evento significa essere inseriti in modo quasi inesorabile in un meccanismo che ti coinvolge e ti trascina, a volte in maniera sorprendente, e che ti consente di affrontare gli impegni anche faticando molto, ma con bene addosso la percezione di stare facendo un qualcosa per cui valga la pena di sgobbare duro. Un qualcosa che una volta terminato ti darà la gioia di poter dire o pensare: in quei giorni IO C’ERO!
Pensare all’intreccio di lavoro, passione, anche professionalità operativa che si sono visti nel Trent-O, nei 2 giorni prima della finale di Coppa Italia 2007 è un qualcosa che deve emozionare e far riflettere. L’emblema di tutto questo è stata la serata di Sabato nella colonia di San Giovanni. Un tranquillo edificio, immerso nella natura e nel silenzio, che all’apparenza sembrava l’emblema della quiete. Ma appena varcata la porta di ingresso, si presentava una scena metaforicamente quasi dantesca. Un incessante moto di persone assorte nei loro compiti, anche i più vari : una catena di montaggio quasi industriale che impacchettava cartine, un gruppo di lavoro che sfornava cesti premio, un team di informatici che preparava gli elaboratori, un gruppo posatori che con ordine certosino preparava il lavoro di posizionamento lanterne, una cucina super efficiente che si accingeva a sfornare cibo per centinaia di persone in un posto dove solitamente transita forse solo qualche capriolo. Il tutto senza una connessione a prima vista individuabile, ma espressione di uno sforzo comune rivolto ad un risultato che ognuno dei partecipanti voleva fortemente. Più di ogni tentazione di cedimento alla fatica.
E’ noto: affrontare delle difficoltà in gruppo rafforza i rapporti personali. E’ da queste esperienze che si decidono a volte le sorti delle associazioni. O si scoppia, o ci si unisce ancora più saldamente.
Noi del Trent-O, al di la dei commenti veramente lusinghieri dei nostri “clienti” ovvero i partecipanti alla gara, possiamo certo dire di esser stati capaci di lavorare come squadra, dove ognuno era indispensabile allo stesso modo. Si dice che uno dei mali dei nostri tempi sia l’incomunicabilità fra le persone, l’incapacità di guardarsi negli occhi parlandosi, capendosi, aiutandosi, stando insieme. Ecco perché dopo esperienze così, ci si può sentire un po’ più ricchi dentro.

domenica 23 settembre 2007

Campionati Trentini LONG

Oggi, con i campionati trentini Long si è probabilmente conclusa la mia stagione 2007 in bosco. (Rimane ancora da correre qualche cittadina). Non avevo molte pretese per questa gara dato che il mio livello di allenamento attuale è davvero ai minimi termini, però dato che non eravamo in molti, qualche speranza di fare un podio ci poteva stare. Avevo già gareggiato a Passo Cereda nella finale dei campionati Italiano Middle del 2006, portavo il ricordo di pendenze veramente impegnative.
La gara di oggi però mi ha lasciato davvero l’amaro in bocca: non per il risultato e nemmeno per il brutto errore al penultimo punto di cui scriverò dopo, ma bensì perché ho sofferto come mai prima il tracciato dal punto di vista fisico. E’ vero che i percorsi, data la conformazione del terreno, presentavano tratte particolarmente dure, ma vedermi passare gli avversari di categoria senza riuscire ad opporre resistenza mi ha fatto male dentro. Tra i miei innumerevoli difetti posso dire che non c’è quello di “cercare scuse”: non andavo nemmeno a calci in culo, ed è questo quello che veramente conta. Adesso devo riordinare le idee e cercare di ricostruirmi come atleta. E’ una sensazione strana, mai vissuta, dato che di solito davo il meglio di me quando il gioco si faceva veramente duro. E non deve valere nemmeno l’alibi dell’età: guardate Nicolò Corradini… di anni ne ha più di me ma è ancora un missile, e anche a livello più basso i buoni esempi non mancano. Dopo questo mio amaro sfogo, un’ occhiata alla gara.
Prima di tutto la carta-tracciati: anche se il terreno non presenta molte possibilità, la carta è rilevata davvero alla perfezione. Quando ho sbagliato ho capito subito che la colpa era solo mia. Anche il tracciato M35 è secondo me stato disegnato molto bene. Molto duro fisicamente, ma quel “duro” che mi è sempre piaciuto, cioè in cui chi ha le gambe può fare la differenza, e la difficoltà non è rappresentata dal non riuscire a transitare agevolmente.
Il primo problema lo ho trovato al punto 2, ho scelto di farmi 2-3 curve in più del necessario per arrivare alla strada sopra ed avere un’attacco migliore ma poi ho raggiunto la X marrone sbagliata e per capire che ero “corto” ho impiegato un attimo trovando i grandi massi vicino al ruscello. Errore di 2 minuti abbondanti. (Ecco un buon esempio per un giusta percezione della distanza?). Al punto 4 di pura costa, mi ero portato alla quota giusta, forse al massimo una curva alto, ma mi sono fermato appena un poco prima del punto (c'era un avvallamento ma a leggere bene non era grande come quello sul cui lato c'era la buca che ospitava la lanterna) . Circa 1’30’’ per decidermi a proseguire 20 metri e trovare la lanterna. Il tratto 8 lo ho fatto con Enrico davanti, e ho potuto apprezzare dal vivo la sua grande capacità di muoversi nel bosco semplificando molto la lettura, e ragionando per orientamento “grezzo” al fine di accelerare la percorrenza nei tratti lunghi. Mi manca questa capacità: spesso leggo troppo “alla ricerca di conferme”. Questo fatto, a meno di non possedere grandi doti di lettura in corsa, rallenta di parecchio i ritmi di percorrenza. Comunque, per tirarmi un po’ su dì morale in zona punto c’era un bel po’ di “traffico” e …… la soddisfazione di centrare la lanterna per tutti me la sono presa io. La salita al punto 10 ha segnato la mia disfatta fisica: non ne avevo davvero più dentro. Rallentando la percorrenza però la precisione è aumentata e non ho commesso grandi errori (piccole imprecisioni alla 13 e alla 17, per un paio di minuti complessivi). Particolare soddisfazione me l'ha data il punto 12, fatto secondo me molto bene, riuscendo a “centrare”l’unica striscia di bianco fra il verde che ha anche svolto il ruolo di linea conduttrice (riuscissi sempre a vedere così bene i colori credo farei un notevole passo avanti!!). La disfatta al punto 21: scendo bene, arrivo alla casa appena dopo la strada asfaltata da dove parte anche una stradina nel prato. Salgo oltre il bianco (oggi ho scoperto che il limite di vegetazione può essere anche disegnato in linea continua fine, io ero fermo al fatto che la linea era a puntini), entro seguendo il limite di vegetazione e da li imposto la direzione…purtroppo sbagliata. Ero molto stanco e probabilmente percorrendo il prato in una direzione, quando si è trattato di cambiarla, data la scarsa lucidità, lo ho fatto con poco angolo, allargando troppo la traiettoria. Il vero errore è stato poi ostinarsi a “ravanare” (bellissimo termine orientistico per dire cercare a casaccio qua e là). Capito che non c’era più nulla da fare sono tornato alla strada e mi sono accorto che vicino al punto c’erano due ottime rocciette, visibili dal prato che portavano al punto. Tempo necessario per trovare la lanterna 1 minuto (sigh): errore complessivo 7 min.
Sommando gli errori posso computare 13 minuti : troppi. Ma anche facendomi questo sconto non sarei stato vicino ai primi.
Un ultima nota : diffidate con cautela delle manfrine pre-gara. C'è chi è sempre una carcassa prima del via: a volte addirittura scuse tipo cena a base di bistecca fiorentina e fagioli che facevano stare così male…ma così male, da non poter certamente gareggiare. Anzi, roba da vomitare da un momento all’altro!! Lascio la suspance e lancio il quiz per individuare il personaggio: aiutino, leggete la classifica. (Al protagonista: so che leggi… te l’avevo promessa!!!!)

martedì 18 settembre 2007

Periodo autunnale-invernale–preparazione generale

Nel periodo introduttivo autunnale ed invernale effettuo una preparazione che privilegia la resistenza e la forza. Le sedute settimanali possono comprendere i tipi di allenamento sotto descritti. Consiglio di VARIARE sempre i tipi di allenamento. Fare sempre e solo semplici uscite di corsa normale non produce gli adattamenti necessari al nostro fisico per rendere al meglio delle sue possibilità. Altra cosa fondamentale è eseguire sempre molto allungamento, basilare per un‘ azione più fluida ed evitare infortuni muscolari. Per chi svolge pochi allenamenti settimanali, è opportuno in ogni caso sviluppare la sequenza dei vari tipi di allenamento. Le esercitazioni di potenziamento sono spesso trascurate, ma per l’orientista sono davvero importanti in quanto il tipo di corsa è decisamente più muscolare rispetto a quello del corridore su strada o su pista. Questo tipo di preparazione ben si adatta poi alle gare cittadine tipiche del fine stagione.

CORSA LUNGO LENTA
1-2 volte in settimana. Può essere un allenamento specifico corso a buon ritmo oppure rigenerante dopo una seduta di lavoro impegnativo e quindi affrontata a ritmi lenti. Se possibile va corso almeno una volta in settimana su percorsi collinari, con continuo alternarsi di pianura, salita e discesa. Durata dai 45 ai 90 minuti.

CORSA MEDIA E/O PROGRESSIVA
Una volta in settimana. Dopo un adeguato riscaldamento di almeno 15 minuti si possono correre dai 4 ai 10 Km, secondo il proprio livello. Nella corsa media il ritmo è costante e impegnativo, nella corsa progressiva si parte a ritmo di corsa lenta e, incrementando la velocità chilometro dopo chilometro, si affronta l’ultimo a ritmo molto elevato

POTENZIAMENTO MUSCOLARE
Una volta in settimana. Può essere effettuato sia in palestra nel periodo più freddo dell’inverno, ma anche al campo di atletica lungo la pista. Escludendo l’uso di pesi (scriverò comunque qualcosa in merito più avanti), riservato a soli atleti di Elite, la forma migliore è il circuit Training a stazioni, meglio se effettuato al coperto in palestra. Si predispongono 6-8 stazioni di esercizi della durata di circa 20-30 secondi l’una, con tempi di recupero di circa 45’’- 1 min fra una stazione e l’altra. Dopo la prima serie di stazioni si effettua un recupero di 5 minuti e si effettua un’altra serie di stazioni, Nel periodo di massimo carico muscolare si possono fare anche 3 serie. Riporto qualche esempio pratico:

Circuito di potenziamento specifico
30’’ skip
10+10 Step (scalino di 35-40 cm, 10 c0n dx, 10 con sx)
30’’ corsa calciata dietro
10 balzi a rana in estensione
30’’ andatura a doppio impulso
10 ½ squat jump in altezza (per chi vuole i pesi…mi dica come se la passa dopo questo esercizio)
30’’ saltelli a piedi uniti, con ginocchio rigorosamente bloccato

Circuito di potenziamento generale
20-25 Addominali “bassi” (Piedi nel piolo più basso della spalliera)
15-20 Dorsali (Piedi nel piolo più basso della spalliera, a pancia in giù)
10 Flessioni sulle braccia
20 addominali alti
15-20 Dorsali (sdraiati su cavallo a maniglie e slancio in alto gambe unite)
20’’ esercizi per i glutei (slancio in alto gamba da posizione a “4 zampe”)

Circuito di destrezza
Slalon birilli,
Salto fra cerchi,
passaggio in equilibrio su sbarra,
Capriole su materasso,
Passaggio a carponi sotto ostacolo,
Pertica
A fine seduta 5-6 sprint veloci per la trasformazione del lavoro di forza.

Considero anche eccellente il lavoro che si può eseguire con balzi sulle gradinate…

SALITE
1 volta a settimana. Il campo delle possibilità è molto ampio. Nella prima fase della preparazione vanno bene 2-3 serie di 5 volte i 60-80 metri su pendenze accentuate, oppure 2 serie di 5-6 volte 150-200 metri su pendenze medie.

PROVE RIPETUTE
1 volta a settimana. Nella preparazione invernale sono rivolte al miglioramento della soglia anaerobica. Il volume complessivo può andare dai 4 agli 8 Km. Ad esempio 4-8 x 1000, Rec 2-3’. 2-4 x 2000 Rec 3-4’. 2-3 x 3000 Rec 5’.

In sostituzione della corsa media o delle prove ripetute è proficuo partecipare a gare di corsa campestre in quanto è la disciplina dell’atletica che per lunghezza, caratteristiche del terreno e sforzo muscolare più di avvicina alle gare di orientamento. E poi è bellissimo!

Vi auguro buon allenamento… io è un po’ di tempo che per lavoro e impegni familiari “cazzeggio”. Ma adesso mi rimetto sotto. Non so come mai…. ma avrei una voglia matta di correre una bella “mezza”.

domenica 16 settembre 2007

Camionato Trentino Sprint 2007

Niente scuse, niente giustificazioni: la mia prestazione in questa gara è stata decisamente deludente.
Questi campionati trentini sprint (C.T.S) mi hanno però chiarito definitivamente le idee sui due tipi di gare sprint in cui si gareggia.
1) Veloce: in cui il livello di difficoltà tecnica e di lettura è basso e di conseguenza i ritmi di corsa sono molto veloci. Questo tipo di gara, in Italia è quasi sconosciuto e le uniche gare con simili caratteristiche le vedo su internet, specie in manifestazioni di una certa importanza.

2) Corta: definibile sprint solo per il fatto di essere corta in termini di distanza. Tuttavia esistono difficoltà tecniche, o problemi di lettura dovuti al fatto che la gara impone ritmi di percorrenza molto veloci.
Il C.T.S 2007 appartiene senza dubbio al secondo tipo di gara descritto. Queste competizioni se affrontate a ad andatura moderata sono indubbiamente semplici, ma il livello di difficoltà aumenta di parecchio se si prova a tenere ritmi di corsa veloci, anche velocissimi. Obiettivamente la difficoltà sta tutta in questo.
Di conseguenza si possono adottare due tipi di strategia. La prima è di fare una gara regolare e in sicurezza, che quasi sempre premia con un buon piazzamento, ma che difficilmente permette di ambire alle primissime posizioni. La seconda è una gara di attacco, corsa “a tutto gas”, con alto rischio di sbagliare, e vedersi passare in classifica dai “regolaristi”. Se mai ci fosse qualche dubbio io da sempre nelle sprint scelgo l’opzione “o la va o la spacca” e purtroppo spesso finisco nelle “basse” della classifica, facendo probabilmente sogghignare qualcuno. (Una gara però l’ho quasi azzeccata: campionati Italiani sprint 2006 a Marcesina, 9°posto )
Per le mie capacità attuali correre una gara come questo C.T.S non era affatto facile. I punti erano spesso vicinissimi fra loro, pertanto era difficile riuscire a lanciare la propria corsa in quanto si arrivava immediatamente alla zona punto successiva. A mio avviso le capacità orientistiche più importanti in questi casi sono:
- capacità di lettura in corsa e FERREO contatto carta terreno;
- uscita dal punto ben pianificata. In molte tratte appena usciti dal punto ci si ritrovava presso il successivo.
Non ho ancora queste qualità, faccio molta fatica a tenere il contatto carta terreno a grandi velocità e in centri dove c’è un cambio di direzione ogni poche decine di metri. In futuro devo cercare di migliorare molto queste tecniche specifiche.
Analizzo adesso la mia gara: in blu quello che ho fatto, in verde quello che avrei dovuto fare.
La partenza è stata discreta: punti 1 e 2 buoni.
Punto 3 primi problemi. Innanzitutto faccio una scelta (a posteriori) sbagliata scendendo in basso. Infatti stando alti si percorrevano pochi metri in più ma si diminuiva la necessità di lettura e la probabilità di commettere errori. Infatti vado lungo entrando nella laterale successiva a quella della lanterna. Classico attacco di panico da “…dove è, dove è ?!?!?”. Capire cosa è successo ed entrare nella via giusta mi costa almeno 1 minuto, ma forse più (leggerò gli split).
Punti 4-5-6 molto bene : veloce, deciso e preciso.
Punto 7 il fattaccio : forse forzo troppo i ritmi nei punti precedenti e non vedo la ovvia scelta disegnata in verde. Poco male, anche salendo non si perde molto ma mi fermo alla roccia prima di quella dove sta la lanterna… mi sembra di essere nel posto giusto…. Capisco e proseguo ma sono sopra la roccia, e non leggo bene la descrizione punto che dice chiaramente al piede inferiore. Scendo a “bomba” verso il basso e mi si gela il sangue guardando in alto: vedo la lanterna e capisco che dove mi ero fermato era a non più di 2 metri di distanza dal prisma bianco-arancio. Stima errore 2 minuti. Capisco che la gara è irrimediabilemente compromessa.
Punti 8-9-10-11 bene.
Punto 12 entro nel vicoletto prima. Arrivo sulla via principale, capisco al volo e rientro veloce al punto. Errore di 30 secondo circa.
In definitiva posso stimare che senza gli errori avrei potuto correre in circa 15 minuti e quindi in ogni caso ancora a più di un minuto dai primi (Complimenti ad Enrico che al rientro dopo qualche acciacco alla schiena è andato subito forte) . Ciò conferma la mia inadeguatezza tecnica, dovuta ai motivi sopra descritti.

Un’altra considerazione interessante : il fatto che Baccega abbia battuto Cipriani conferma la “teoria” sul tipo di sprint corsa. Non credo di dire un eresia se affermo che di corsa “pura” Andrea possa correre 1 minuto al Km più veloce del “maestro della tecnica” Baccega. Eppure è stato quest’ultimo a spuntarla.
Infine un plauso agli organizzatori : gara simpatica, buoni tracciati, bella coreografia per la partenza tipo “rally” da un palchetto. Ottimo anche il simpaticissimo Antonio Loss come speaker.
Io invece spero un giorno di poter correre una sprint di tipo “veloce”, più adatta alle mie caratteristiche.

lunedì 10 settembre 2007

La percezione della distanza percorsa

Scrivo questa sera il primo di una spero lunga serie di post sulla tecnica, nella speranza che il confronto con tanti bravi orientisti possa aiutare me, ma anche chi leggerà e scriverà, ad aumentare il proprio bagaglio tecnico.
Analizzando i miei purtroppo numerosi errori in gara ho scoperto che il più delle volte si sarebbero potuti evitare avendo una buona percezione della distanza percorsa da un punto sicuro.Una piccola parentesi matematica: in un piano, a partire da un’origine nota un punto è identificabile tramite due coordinate dette polari cioè una lunghezza ed un angolo.

Nelle gare di orientamento il terreno è rappresentato su una carta, in un piano bidimensionale, quindi partendo da un punto noto per raggiungerne un altro, dovremo impostare un angolo della direzione di corsa (nel gergo fare “azimut” con la bussola), dopodiché proseguire per un distanza che è nota in quanto si può misurare sulla carta di gara in funzione della scala della stessa.

Per quanto ho avuto occasione di sperimentare in allenamento ed in gara, non è tanto importante riuscire a stimare “al metro” la distanza, ma bensì riuscire ad avere la sensibilità di non essere ne troppo corti, e specialmente di non andare “lunghi” oltre il punto da raggiungere. Ovviamente la presenza di riferimenti intermedi supporta molto la percorrenza, ma spesso ci sono delle tratte in cui c’è davvero poco che aiuta, oppure molto che confonde (molte cose uguali vicine fra loro lungo la tratta).
Personalmente utilizzo il metodo angolo-distanza in diverse situazioni:
- punti di controllo molto vicini fra loro;
- orientamento grezzo in tratti lunghi, per raggiungere riferimenti intermedi grossolani;
- orientamento fine dal punto di attacco.
Tornando alla percezione della distanza, confrontandomi con altri orientisti ho sempre sentito due scuole di pensiero:
- Chi cerca di stimare la distanza a percezione, affidandosi alla propria sensibilità;
- Chi conta i passi.

Essendo “abbastanza nuovo del mestiere” per ora utilizzo la tecnica del conteggio, contando gli appoggi sullo stesso piede (quindi 1 conteggio equivale a due passi).
Varie prove mi hanno permesso di arrivare alle seguenti stime:
- Terreno pianeggiate e corsa molto veloce: 30 appoggi per 100 metri;
- Terreno pianeggiate su terreno sporco 35-40 appoggi per 100 metri;
- Salita pulita: 40-50 appoggi per 100 metri, in funzione della pendenza;
- Salita ripida e terreno sporco: 50-60 appoggi per 100 metri (nei casi estremi a volte anche di più).

Riporto un esempio recente (vero Rusky??) per alimentare la discussione.
La tratta è di circa 400 metri: sappiamo che dobbiamo salire 2 curve. Ci sono riferimenti, ma ce se sono molti di uguali (crocette marroni che mi direte cosa erano, ed avvallamenti). La presenza di molti oggetti e forme uguali potrebbe ingannare e quindi riuscire a stimare la distanza percorsa dal punto precedente dovrebbe dare un grandissimo aiuto, specie per evitare di inziare l’orientamento fine troppo presto o troppo tardi. In questo caso la distanza è circa 400 metri (150-160 appoggi), quindi non dovrei cercare nulla fino a quando non conto 130 passi, dopodichè dovrei rallentare la corsa ed iniziare a porre maggiore attenzione ai particolari, in quando dovrei essere in zona punto. Se arrivassi a 200 passi comincerei a temere di essere andato “lungo”.

C’è chi dice che contare da molta precisione: il mio amico Michele Candotti adotta con profitto la tecnica. Ricordo invece che parlando con l’ottimo Corrado Arduini sosteneva che contare ti “porta via” almeno il 50% della tua concentrazione predisponendoti ad altri errori. Uno dei miei maestri Andrea R, in una recente chiacchierata, mi diceva che il conteggio è la fase preliminare per sviluppare poi una sensibilità “in automatico”.
Aspetto le vostre riflessioni

mercoledì 5 settembre 2007

Vita dura a Marilleva


Domenica 2 Settembre a Marilleva 1400, si è disputata la prova individuale del Trofeo delle Regioni 2007, ma specialmente una di quelle gare (come Monteferrato) probabilmente destinata ad entrare negli annali, e in ogni caso già al centro di un "caso" nel mondo dell'orientamento.
L'oggetto del contendere è sicuramente il tipo di bosco dentro il quale gran parte degli orientisti è stata fatto gareggiare.
Nella parte alta della carta, facendo riferimento alla mia gara in categoria M21K , dopo un passaggio in un una palude non difficile da attraversare iniziava un vero e proprio "inferno" fatto di terreno sassoso veramente infame, "condito" da continui tratti pieni di ramaglie e sottobosco insidioso. Nel tratto 5-6 ho pregato il signore più volte perchè mi risparmiasse le caviglie in quanto si transitava in una zona con erba alta che purtroppo nascondeva i soliti sassi e ramaglie. Ogni appoggio era una potenziale distorsione. Anche il tratto 8-9 non era un'allegra scampagnata.
La cosa è leggermente migliorata nella zona bassa, anche se nell'arrivare alla lanterna 15, ho dovuto attraversare un tratto che definire da incubo è poco.
La discussione a questo punto non è difficile da individuare :
- ha senso gareggiare in condizioni così estreme, rischiando seri infortuni? (purtroppo mi è giunta notizia di una ragazza che si è fatta male ai legamenti, spero nulla di grave)
- il "vero" orientista deve saper transitare anche in zone così al limite dell'impossibile?
- una gara in cui chi è bravo (ma bravo bravo!!) riesce a correre ... diciamo un 50% del tempo è divertente?

Sono da troppo poco nel mondo dell'orientamento per poter esprimere dei giudizi, specie nei confronti di coloro che lavorano da una vita nel settore.
Tuttavia la libertà di opinione mi porta a dire che in questa gara NON mi sono divertito, anzi non vedevo l'ora che finisse per i seguenti motivi :
1- per gran della gara ho avuto la NETTA percezione di farmi male da un momento all'altro, pensando più ad evitare infortuni che ad orientarmi bene (nonostante questo ho teminato la gara più "grattugiato" del solito
2- ho potuto correre non per più di 10 minuti in 1h30' di gara
3- Mi piacciono le gare "dure" fisicamente, ma quando l'aspetto della resistenza si traduce nel semplice riuscire a transitare anche resistere alla fatica mi risulta un po' frustrante
4 - La carta secondo me non rappresentava bene le difficoltà di passaggio : capisco però che non poteva essere disegnata completamente in verde1!

Credo che molti potrebbero muovere appunti pertinenti alle mie affermazioni, del tipo "...ma sei tu che non sei capace di correre in quel terreno....." oppure "....se sei scarso stai a casa..."

Le diverse scuole di pensiero potrebbero davvero discutere all'infinito sull'argomento.
Mi sento di dire però che una manifestazione come il trofeo delle Regioni, l' avrei vista meglio su un terreno più semplice.
Inoltre se capiterà un altra gara in quel posto.... ascolterò i miei detrattori e me starò tranquillo a casa (le mie caviglie ringrazieranno).
Un ultima cosa : Marco Bezzi è un mio grande amico, e lo considero un ragazzo di una simpatia, una generosità ed un altruismo fuori dal comune, e mi trovo in difficoltà ad esprimere un giudizio così negativo sul campo di gara. Però dire quello che si pensa, in maniera educata e senza ipocrisia, non è certo un male.
Aspetto le vostre opinioni

lunedì 20 agosto 2007

Benvenuti

Benvenuti nel blog dei Master Orientamento.
Spero potremo scambiare opinioni su gare e tutto quello che riguarda l'orientamento.