Questa gara l’aspettavo da quando decisi che era arrivato il momento di rivivere certe emozioni, legate alla partecipazione in “gare evento” nella corsa, termine con il quale intendo quelle manifestazioni con un grande numero di partecipanti, un’organizzazione professionale e con una logistica importante. La “mezza” di Verona era perfetta per l’occasione: alto numero di iscritti previsto, posizione comodissima vicina a casa, contesto ambientale in una bella città, data perfetta a fine inverno prima dell’inizio della stagione orientistica.
Ottenere una prestazione tecnica soddisfacente era senz’altro un altro obiettivo da raggiungere, ma nella mia nuova era di atleta “Master” finalmente la ricerca del risultato fine a se stesso si è sradicata dal mio cervello. Volevo andare a divertirmi, a vivere una bella giornata assieme ad amici e compagni di squadra, e confondermi umilmente fra le circa 6000 persone che fra Maratona, Mezza Maratona e Family running si sarebbero pacificamente e festosamente appropriate di Verona per una mattina. A giochi fatti posso dire che le mie aspettative sono state soddisfatte al 100%, ed ho vissuto una giornata splendida, che mi ha ricordato ancora una volta che grandissima cosa sia lo sport, e la fortuna immensa che ha chi lo può praticare, specie in contesti come questo.
Alla partenza apprezzo molto il fatto di poter entrare nelle gabbie appena pochi minuti prima del via, in modo da non raffreddarmi stando fermo e poco vestito per troppo tempo prima dello start. La mia gabbia è la seconda, appena dopo i top runner, ma al momento di compattare le fila, pochi secondi prima dello sparo, mi trovo a pochi metri dall’arco che segna la partenza.
Ritengo il primo chilometro, e i primi in generale, di una gara di lunga distanza molto importanti perché occorre avere la sensibilità di impostare un ritmo adatto. Essere preparati per correre una gara di 21 km (o 42) ad una certa velocità è ingannevole nei primi km, nei quali hai la netta sensazione di poter correre assai più forte: ma i primi capelli bianchi in testa servono anche a qualcosa in quanto l’esperienza insegna che se si da retta a quella vocina da diavoletto, verso la fine della gara si possono avere brutte sorprese.
Il passaggio a 3’55’’ al primo chilometro è perfetto e per i primi 10 chilometri riesco a correre con regolarità, ben coperto in vari treni, transitando in 39’10’’. Le sensazioni sono buone tanto che devo sforzarmi più volte di non accelerare il ritmo. La gara è ancora lunga.
I 5 km successivi li corro “in conserva” cercando sempre un ritmo costante e soprattutto scioltezza nell’azione: passaggio ai 15 Km in 59’03’’. Finalmente decido di rompere gli indugi e di tentare una progressione finale. In un passaggio verso il 16° Km vedo l’amico Dario a non molta distanza e penso che, per essere la sua prima mezza, sta facendo una gran bella gara. Però anche le mie gambe oggi spingono come si deve e iniziano a dare il meglio: passo ai 20 Km in 1h18’23’’ (parziale sui 5000 di 19’20’’, 3’52’’ di media, niente male)..
L’ultimo chilometro, nonostante il massimo sforzo è una vera goduria: si transita prima attorno e poi dentro l’Arena con rettilineo finale in piazza Bra in un corridoio affollato di spettatori che incitano i corridori al loro ultimo sforzo. Crono finale 1h22’38’’, 122°assoluto su 3300 arrivati, e un grande e fuggente momento di sincera gioia.
Venezia è forse un po’ più vicina.
4 giorni fa