mercoledì 19 luglio 2017

O-Marathon 2017

La O-Marathon è davvero una gara diversa da tutte le altre, altrimenti non mi spiegherei come si possa provare addirittura soddisfazione nel cimentarsi in una competizione che già in partenza sai che può durare dalle 3 alle 4 ore. Lo scenario di quest'anno è quello di Forte Cherle, una allocation decisamente bella, con una carta in molte zone dall'elevato contenuto tecnico. Quindi alla partenza oltre alla difficoltà legata alla distanza, 17 km con 700 metri di dislivello circa, temo che le difficoltà tecniche possano ulteriormente allungare il tragitto oltre il già probabilmente massacrante .
L'atmosfera che si respira prima della partenza della O-Marathon è comunque particolare. Si respira un clima di quasi solidarietà generale, sapendo già la sofferenza che ti sta per aspettare, e quindi è più naturale che il clima competitivo lasci spazio alla goliardia e al reciproco incoraggiamento.
La giornata è di quelle che ti fanno innamorare dell'orienteering, nel cielo splende il sole, ma nonostante siamo a metà luglio le temperature ai circa 1400 metri di quota sono decisamente gradevoli e il caldo non dà fastidio. Dopo i soliti convenevoli e i riti preparatori della vestizione, alle ore 9:00 in punto è ora di partire.
Avendo già una certa esperienza di questa gara, so che è importante partire in modo molto cauto e guardingo. Infatti  al primo controllo transito nelle posizioni di coda, ma la cosa non mi preoccupa minimamente perché anche dopo aver percorso un chilometro so che me ne mancano almeno altri 20. Nei primi tre punti del primo giro sono preciso, e quando arriva la prima super tratta 3-4 scelgo di stare sotto la linea rossa il più possibile, accollandomi però una notevole dose di dislivello. Col senno di poi forse era meglio scendere ,allungare un po' il percorso, ma fare meno dislivello. In ogni caso arrivo al punto 4 con soddisfacente precisione, e inizio una serie di punti in compagnia con Dominic. I punti fino alla lanterna 11, della prima farfalla della giornata scorrono bene. Alla 12 commetto il primo errore significativo della giornata.  Punto la bussola,  una delle cose che solitamente mi riesce meglio,  ma passo veramente vicino alla lanterna senza vederla. Riguardando la traccia del GPS credo di non essere passato a più di 10 metri, ma non sono riuscito a vedere il prisma. Quella è una delle zone in cui se sbagli, non c'è niente da fare. Rilocalizzarsi è problematico quindi dopo un paio di minuti di girovagare decido di puntare la strada, prendere un nuovo punto di riferimento e rientrare. Fortunatamente trovo la lanterna immediatamente e riesco a concludere agevolmente tutto il resto della farfalla. Due punti in scioltezza nei prati e arriva il momento clou della giornata: entrare in quella zona infernale che sta nei pressi del ritrovo. Azzecco con una precisione che mi sorprende i punti 18 e 19, andando al 20 mi aiuta la presenza di Heike che nel frattempo mi ha raggiunto.  Solo a guardare la lanterna 21 mi viene male, perché non riesco nemmeno a leggere tutti i dettagli di quella giungla di avvallamenti, rocce, microforme e sassi dentro un cerchietto di pochi mm.  Con Heike  arriviamo a un punto in cui siamo indecisi dove andare e purtroppo decidiamo di scendere a sinistra di quello che poi si rivelerà la zona della lanterna.  Finiamo in un posto veramente infame, con erbacee e ortiche che arrivano fino all'altezza della testa, sassi di ogni dimensione per terra che ti costringono a camminare senza sapere cosa ti aspetta in quanto non vedi nulla. Uscire di lì è un vero supplizio, ma per fortuna capiamo di essere dalla parte sbagliata della roccia dove è posizionata la lanterna. Con uno sforzo bestiale, e impiegando una vita, riusciamo ad arrivare al punto 21. Fortunatamente il controllo successivo non è così infernale come i precedenti, e finalmente riesco a concludere il primo giro della O-Marathon con un tempo attorno alle 2h 15’, tutto sommato proprio quello che mi aspettavo.
Noto con piacere che non sono particolarmente stanco, perché mi sono imposto categoricamente di non forzare il ritmo nella corsa e inoltre in tutte le salite con una certa pendenza cammino. Appena il tempo di bere un integratore ed un bicchiere di acqua che è ora di partire per il secondo “tour”. Oltre ad essere più corto a prima vista sembra essere anche meno complicato, ma soprattutto ed è la prima cosa che osservo, non devo tornare in quel postaccio dove pochi minuti prima penso di essere stato fortunato ad uscire tutto intero. Forse proprio perché penso  che questa seconda tornata sia più semplice già al punto 1 commento il primo errore veramente ingenuo della giornata arrivando in cima al colle, e invece di proseguire diritto scendo inspiegabilmente verso destra. Fortunatamente quest'anno uno degli aspetti in cui sono più migliorato è quello della rilocalizzazione dopo un errore. Capisco la fesseria che ho fatto e riesco a rimediare in poco tempo. Il punto 2 e il punto 3 li raggiungo con una piacevole precisione, ed è già di nuovo il momento della super tratta della secondo giro di giostra. Questa volta, forse anche complice una maggiore percezione della fatica, non penso nemmeno lontanamente di provare a stare sotto la linea rossa. Scendo astutamente verso il recinto e faccio tutto il tratto in una  comodissima percorrenza su sentiero, assieme a Fabietto con il quale abbiamo anche tempo di disquisire sul nostro stato di tenuta fisica. La farfalla dal punto 4 al punto 9 non è di quelle da leggenda nel senso di una scarsa precisione nei pressi del punto, e anche nel tornare la seconda volta dove sono già transitato, commetto delle imprecisioni. Errori non particolari, ma sbavature che mi fanno capire che la stanchezza sta facendo calare il livello dell'attenzione. A parziale giustificazione posso però dire che il terreno in quella zona è difficile e la presenza di molti sassi e micro forme rende la vita difficile anche in tratte brevi che apparentemente sembrano non nascondere grandi difficoltà. Da lì in poi però prendo un bel ritmo, non molto veloce, ma mantenendo una notevole precisione nel raggiungere i punti, con l'eccezione della lanterna 15 in cui transito a non più di 10 metri dalla buca senza vederla. Ormai è fatta, il GPS segna più di 20 km e il cronometro si avvicina alle 3h30’di gara. Fare gli ultimi tre punti da quel sottile piacere della percezione che la tua avventura sta per concludersi e che tutto sommato è andata bene. Termino in quarta posizione (un mio super classico quando c’è un podio premiato)  dietro a Dario, Andrea Cip, e Fabio. Onestamente era difficile pensare di poter fare meglio di loro, quindi posso ritenermi abbondantemente soddisfatto.
Che dire di questa O-Marathon 2017? È stata un'edizione che mi è piaciuta molto, la giornata è stata splendida e anche i percorsi disegnati da Carlo sono stati estremamente piacevoli per l’alternanza di treatte brevi, medie e lunghe. Eccezion fatta per le tre lanterne in quel’ autentico inferno prima del cambio carta, di cui onestamente avrei fatto volentieri a meno in una gara di questa lunghezza. Ma per tutto il resto una bellissima giornata di orienteering. Spero di avere anche l'anno prossimo la voglia di buttarmi in questa che è davvero una gara molto particolare, più simile ad un avventura che ad una competizione. Ma che proprio per questo, quando la finisci pur con le gambe e la schiena rotte, ti da quella soddisfazione inconfondibile, che una cosa che ottieni sudando le proverbiali sette camice, ti sa regalare.