lunedì 29 novembre 2010

METTO UN SOGNO NEL CASSETTO……

Era il 25 Ottobre 1991, alle ore 10.00. A Stra in provincia di Padova, stava per iniziare una di quelle avventure che non si riesce a dimenticare e che segnano una parte di vita.
Il 17 Gennaio dello stesso anno avevo subito un importante intervento chirurgico al tendine, nella zona del tallone e i medici mi dissero che probabilmente avrei chiuso con lo sport. Con la sfacciataggine e l’incoscienza che si può avere solo a vent’anni risposi loro che entro fine anno avrei corso una martatona per dimostrare loro il contrario e sarei poi andato a portare loro la foto del traguardo. E volevo fare sul serio! Allora ero ancora un calciatore, e dell’atletica reale sapevo poco. Ero entusiasmato dalle imprese dei Cova, Pizzolato ma soprattutto il mio modello di sportivo Gelindo Bordin. Non immaginavo nemmeno che quell’evento avrebbe portato un cambiamento totale e duraturo delle mie passioni sportive, perché a breve avrei abbandonato il calcio a favore dell’atletica.
Per una di quelle sfide che si lanciano a se stessi, e in generale al mondo intero, ero quindi alla partenza della Venicemarathon, con il pettorale 4155 sulla canotierina e probabilmente (anzi sicuramente) senza nemmeno sapere bene a cosa stavo andando incontro. L’esperienza però fu entusiasmante, e chiusi in 3h28’’, senza dolori al tendine, correndo molto bene gli ultimi Km. Un miracolo perché davvero, e me ne sono reso conto gli anni successivi, mi preparai pochissimo. Un solo “lungo” di 28 km, quanto bastò per farmi capire che in qualche modo sarei riuscito ad arrivare in fondo.
Da tempo stavo pensando che sarebbe stato fantastico ripresentarsi 20 anni dopo, per rivivere ancora quelle sensazioni e provare il brivido di poter dire… “..sono ancora qui…”.
E’ passato tanto tempo, sono successe molte cose e tanti piccoli fastidi mi ricordano sempre che il fisico non ha più la freschezza dei vent’anni. Però metto il mio sogno nel cassetto : il 23 Ottobre del 2011 ho fissato un appuntamento.
Spero di farcela.

martedì 16 novembre 2010

VENEZIA 2010 – I misteri dell’elettronica

La tradizionale gara di fine stagione a Venezia è da sempre per me, più una bella gita in una città che ogni anno riesce sempre a meravigliarmi, che una gara nella quale ricercare un risultato.
La serie di prestazioni non lusinghiere mi ha anche ormai convinto che difficilmente riesco ad essere competitivo in questa competizione così particolare, e infatti anche l’edizione 2010, pur con qualche miglioramento, non ha fatto eccezione in questo senso.
Questa volta però la gara la ricorderò per la strana vicenda delle punzonature mancanti, comparse a fine gara sulla stampa allo scarico dello sport ident, ma prima una breve analisi dell’evento sportivo.
Rispetto alle ultime tre edizioni questa è certamente quella che mi è piaciuta di meno, specie per il tracciato (MA). Questo per vari motivi: il primo è la presenza due farfalle… con tutta l’estensione della carta la trovo una scelta singolare e non azzeccata. La seconda è che le farfalle erano posizionate nelle zone più labirintiche e questo può piacere o meno a seconda dei “gusti” orientistici di ciascuno; io preferisco percorsi più filanti come ad esempio quello dell’anno scorso. La terza è che lo sviluppo della gara era in buona parte nelle zone affollate e questo davvero mi pare una cosa che dovrebbe essere evitata come primo criterio di tracciatura.
Passando alla mia gara non ho particolari rimpianti o errori da segnalare : il confronto con i miei compagni di squadra mi evidenzia ancora una volta che anche non sbagliando sono molto lento nel districarmi fra le calle e questo non può che voler dire che il mio contatto carta terreno e la velocità di lettura continua non è per nulla buono. Nel Trent-o si è registrata l’eccellente prestazione del giovane “Fabietto” (a me piace chiamarlo così anche se adesso è quasi una spanna più alto di me…) che ha fatto registrare un tempo notevole. Ottimi anche Alexander S. e il Daves "grande" Silvano. Complimenti a tutti, a Venezia ci sanno davvero fare.
Però voglio raccontarvi il “giallo” della mia SQ (che brutta sigla da vedere a fianco del tuo nome…).
Durante la gara ho prestato la massima attenzione ai codici, controllandoli ad ogni punto e specie in considerazione della presenza di “farfalle” ho posto anche molta attenzione alla cronologia dei punti in quella fase di gara. Tutto mi sarei aspettato tranne che al traguardo leggendo la stampa delle punzonature trovassi la bellezza di 5!!! “miss” point. Incredulo ho anche ricordato con Michele Giovannini che in alcuni di quei punti siamo transitati pressoché assieme. Più per curiosità che per interesse (non ero certo fra i primi classificati) sono andato al centro gare per chiedere un chiarimento in merito a cosa poteva essere successo in quanto mi sentivo davvero certo di non aver saltato addirittura 5 punti. Il secondo “check” della mia SI Card questa volta evidenziava la mancanza di una sola punzonatura : il punto n° 13, codice 112 (centro della seconda stella) che però molto curiosamente nel primo scarico dati risultava punzonato come si vede dall'immagine che riporto. Tutti gli altri punti erano OK.
Strano anche che un “miss” ne determini altri 4 successivi, e nemmeno consecutivi fra loro. Se avessi fatto PM al punto 112, mi sarei aspettato che tutti i punti successivi fossero risultati regolari. Magari qualche esperto di sport ident mi saprà fornire una spiegazione. Sono anche certo di non aver punzonato altre lanterne che non facevano parte della mia sequenza di gara (ho proprio fatto attenzione ai codici..me lo sono imposto dopo la staffetta in Val Canali!!!).
Al centro gare non parevano esserci spiegazioni alla cosa, se non che mancava il punto 112 che nel check precedente risultava presente, ma tant'è che giustamente il giudice di gara, analizzando lo scarico dati non ha potuto che squalificarmi, nonostante io sono assolutamente certo di essere andato a quella lanterna 112. (Riporto il percorso).
Tuttavia la seconda “versione di scarico” mi pare più credibile della prima : innanzitutto indicava un solo miss point (però perchè prima cinque?) e anche considerando che pongo sempre la massima attenzione al “beep” della stazione , può essere che abbia inserito lo sport Ident nella stazione senza che questa registrasse il mio passaggio. Ovviamente è impossibile ricordare con certezza per 29 lanterne di aver ascoltato nitidamente il segnale acustico della punzonatura. Nessun Pedrottiano (a proposito grande Dario in M35!) “psicodramma” anche se vedere quell’ SQ di fianco al tuo nome non è bellissimo dopo tutta la fatica fatta.
Il 2010 orientistico è davvero finito e il vero psicodramma è che ci aspettano mesi e mesi senza le gare del nostro sport preferito,anche se l'idea di ributtarmi nelle campestri, ora che dopo 2 anni scadenti ho recuperato una condizione di corsa decorosa mi restituisce una certa motivazione.
L’ultima nota è che ho provato una certa emozione nel transitare sul ponte della libertà all’andata e al ritorno perché la prossima volta…. beh su questo dovrò scrivere a breve un post.

domenica 24 ottobre 2010

LO SPORT DEI RIMPIANTI . Sottotitolo dei campionati Trentini long 2010

Oggi nella zona attorno al rifugio Caltena ho corso quella che probabilmente è stata l’ultima gara in bosco del 2010. Ed è stata la perfetta sintesi di cosa l’orientamento quasi sempre si dimostra : lo sport dei rimpianti. Infatti schematizzando la gara di oggi posso dire di aver corso tre sottogare. La prima dal punto 1 al punto 10, la seconda i punti 11 e 12, la terza dal punto 13 alla fine.
Al via mi sentivo particolarmente bene, anche se i 430 metri di dislivello mi presentavano una gara non propriamente delle mie preferite.
Fatto sta che per i primi 10 punti ho corso forse la mia migliore gara di quest’anno, e sulla distanza long forse di sempre. Ognuna delle 10 lanterne era dove l’avevo localizzata, raggiungendola con un discreto ritmo di corsa e soprattutto con una sempre costante attenzione a ciò che facevo.
Leggendo gli split che l’ottima organizzazione Pavione ha già messo a disposizione questa sera (che bello..magari fosse sempre così!!) ne ho la conferma: viaggiavo a soli 3 minuti da Dario e Michele (in giornata di grazia) e addirittura davanti al “Cip” e al “Friz”.
Arrivato al punto 10 e pensando alla tratta verso la 11, la testa ben funzionante mi ha suggerito di fare molta attenzione in quanto il punto si presentava particolarmente insidioso. E qui inizia la seconda parte della mia gara. Ho diligentemente calato il ritmo, azionato il semaforo rosso e cercato di tenere il massimo contatto con al carta. Mano a mano che salivo per la strisciolina gialla in salita, mi rendevo conto che quel pezzo di bosco, letteralmente ricoperto di sassi di ogni dimensione, avrebbe reso la vita estremamente difficile… Finito il giallo ho deviato verso sinistra, puntando alla grandissima roccia a forma di U rovesciata. Ma da li in poi, lo ammetto, non ci ho capito più nulla. Ma proprio nulla. Un inferno di massi di ogni dimensione ammassati caoticamente rendevano il terreno tutto uguale e anche sforzandomi di cancellare il nero dalla carta, concentrarmi sulle curve di livello e sulle forme del terreno, non facevo altro che saltare con difficoltà da un masso all’altro domandami dove diavolo fossi finito. Una situazione di impotenza quasi assoluta… Per fortuna non ho perso la calma e applicando il manuale dell’orientista ho cercato di rilocalizzarmi al più presto senza perdere troppo tempo nel vagare a vuoto. Punto tutto a sinistra per trovare un sentiero che scende e la salvezza presto si materializza. Trovo il bivio con un altro senterino passante in un giallo che sembra portare facile alla zona dell’infida lanterna 123. Il punto, alla fine del sentierino, è a non più di 50 metri e tre curve in alto, ma nonostante procedo al passo per tenere sotto controllo direzione e distanza non la trovo. Eppure devo essere a pochi metri, ne sono certo e la cosa mi innervosisce un po’. Intanto arriva parecchia gente ma tutti vagano senza una meta precisa o un progetto definito di movimento da mettere in atto. E’ così che dopo qualche minuto arriva un imprecazione violenta, ma veramente violenta!!, di qualcuno che urla “ vardala qua sta bruta tr.. ” . Per nulla scandalizzato mi sposto di non più di 10 metri e arrivo al punto, quasi immerso fra i sassi. Sconfortato punzono non immaginando che il peggio ha ancora da arrivare. Parto in direzione verso la 12, con la consapevolezza che su un fondo così infame tenere una traiettoria rettilinea è praticamente impossibile, ma ci provo. Un paio di strani simboli di roccia mastodontici a forma di “ciambella triangolare” mi dovrebbero fornire un punto di attacco. Ma nell’infermo di sassi e rocce, di dimensioni anche mastodontiche non riseco a riconoscere quello che il cartografo voleva identificare. Vago a vuoto per un po’ finché decido di uscire sul sentiero e attaccare da li il punto. Un giallino sembra fornire il punto perfetto per entrare, e dopo circa 30-40 metri dovrei trovare il punto. Eseguo l’operazione quattro volte, camminando, contando i passi, spostandomi di 4-5 metri nei vari tentativi, guardando in ogni dove ma la 129 non mi si presenta davanti. Mi pare di impazzire (sportivamente parlando si intende perché poi qualcuno altrimenti parla di psicodrammi… giusto Dario?) perché SO CHE E’ LI’. Dopo minimo 20 minuti di questa pena decido di ritirarmi (nota, in 10 anni l’ho fatto una volta sola a Millegrobbe, colpito da un congelamento micidiale). Appena mi volto per tornare indietro… beffardamente a non più di 5 metri ecco il prisma ridermi in faccia… Da non crederci. Comunque il posizionamento è decisamente cattivello perché il punto è quasi coperto fra sasso e roccia.
Da lì in poi prendo le misure e le successive lanterne dalla 13 alla 17 non le faccio malaccio tanto che in un paio faccio segnare il secondo e terzo tempo parziale (sembra un paradosso… ma è il bello dell’orientamento).
Uscito da quell’inferno verso la 18 inizia la terza parte della gara che mi porterà alla fine. Corro bene, preciso, e mi riconosco il merito di impegnarmi a fondo, pur sapendo che ogni velleità di risultato è compromessa. Solo un errore da stanchezza alla 22 mi ruba un minutino ma il resto è decisamente soddisfacente, in particolare la tenuta fisica dato che la corsa, dopo quasi due ore di gara è ancora buona.
Un commento sereno sull’ “inferno” della zona sassosa mi va di farlo. In quel tipo di terreno ad altissima difficoltà tecnica, spesso viene da catalogare i punti come “lotteria”, e qualche volta in passato pure a me è venuto da pensarlo. La statistica però indica che in quei frangenti i migliori orientisti quasi sempre fanno la differenza sugli altri, e le lanterne le trovano eccome. Allora è sincero ammettere che di punti lotteria non si tratta, anzi, le difficoltà tecniche non fanno altro che scavare un solco fra l’atleta normale e quello che ha un qualcosa in più, rendendo giustizia ai più forti. Riconoscendo senza condizioni e attenuanti questo fatto non condivido però la posa di punti in situazioni così al limite, in zone dove il punto non lo vedi magari standoci a non più di tre metri, perché la morfologia del terreno non te lo consente. Questo non perché non sia giusto fornire problemi orientistici rilevanti ai concorrenti, ma perché credo si siano tante altre possibilità di tracciatura in grado di esaltare le capacità dei migliori senza per questo “imboscare” i punti in zone in cui chi è meno dotato di tecnica si deve più affidare alla fortuna o soprattutto al passaggio di altri atleti per andare alla lanterna.
Forse può sembrare strano, ma rianalizzando tutta la gara mi viene da essere soddisfatto. Obiettivamente nella zona dell’inferno, non ho da rimproverarmi più di tanto: i ragionamenti fatti erano quelli giusti, non ho perso la calma, ho cercato di rilocalizzarmi, ho attaccato i punti correttamente…. Solo la mia tecnica non si è rivelata sufficiente per andare a sbattere sul prisma con la precisione assoluta che quelle circostante particolari imponevano: sono meno bravo di altri e questo lo accetto con leale sportività. Per questo l’unica cosa da fare è complimentarsi sinceramente con chi è stato così bravo da trovare quei punti complicati senza il minimo errore.
Good bye 2010 orientistico in bosco, nonostante tutto credo di essermi migliorato almeno un po’.

venerdì 22 ottobre 2010

Finale coppa Italia....Very Long!

Finale di coppa Italia in quel di Fondo e gara che per lunghezza e condizioni Meteo (prevista neve) si preannuncia bella tosta, di quelle che proprio mi piacciono.
Purtoppo ci "rifilano" la carta in scala 1:15000, cosa che detesto, ma pazienza. In effetti sarà uno dei 15.000 più leggibili che io ricordo.
La gara parte bene e fino al punto 4 viaggio che è un piacere,anche in mezzo alla neve verso la lanterna 3 che rende il tutto epico ed entusiasmante. Alla 5 il primo errore, mi faccio ingannare da un prato che scende ma non è quello che serve per attaccare il naso dove è posto il punto. Mentre risalgo attapirato arriva Stegal che devia a sinista e conferma in pieno il mio dubbio di aver sbagliato. Se ne vanno minimo tre minuti. Alla sei scappo via agile e mi "piglia" Corradini, che per andare alla sette sorpasso per un breve tratto perchè attacca il punto soprendentemente dalla parte sbagliata. Giù a bomba alla 8 e poi alla 9.
E' arrivato il momento della grande scelta... per un momoento di follia decido quasi di passare fra le rocce ma il successivo speventoso vallone e l'immagine dei miei bimbi che mi urlano "papiiii vedi ti tornare a casaaaaa" per fortuna mi fa desistere. Scendo alla strada e decido di risalire dalla striscia gialla della linea elettrica. Verso il punto arriva Beltramba, del quale apprezzo la precisione micidiale nell'andare al punto. Lo prendo come riferimento per andare alla 11 e... ecco sche sbaglia pure lui. "Che culo" quasi mi vine da urlare!!! Mi prendono il primo e il secondo della gara e proprio nella tratta in cui mi raggiungono sbalgiano tutti e due. Ehhhhh giaaa!!! non ci si può proprio fidare di nessuno!!!
La stanchezza inizia a farsi sentire e nell'andare alla 12,pur non sbagliando perdo un po'di tempo per cercere certezze che non servivano affatto. Ormai è fatta... in 1 ora e cinquanta e spiccioli sono allo splendido lago Smeraldo. All'arrivo sono stanco ma il buon allenamento di questo periodo fa si che non sia ridotto nemmeno troppo male.
Bella gara, veramente bella. Ho constatato che anche il 15.000 nelle zone giuste è abbordabile. Non ho comesso troppi errori anche se devo imparare a correre più veloce senza sbagliare. Quando mi ha passato Beltramba sono rimasto stupito non tanto dal suo ritmo di corsa che potevo tranqillamente tenere... ma dalla mancanza di un anche minimo rallentamento. Una continuità di azione nella "corsa-lettura" che non è decisamente alla mia portata. Potrò tentare di lavorarci sopra... ma sarà difficile, molto difficile arrivare ad un livello del genere. Per quanto riguarda i distacchi dai primi, non sono proprio minimi , ma in considerazione della lunghezza della gara è andata molto meglio di altre volte.
Adesso terza long in tre settimane, per il titolo di campione trentino 2010... leggendo le iscrizioni in M35 ... sarà terribile. Già evitare l'ultimo posto sarà un impresa... non proprio una splendida prosettiva ma forse, dato che non ho nulla da pardere, forse anche elemento di trnauillità.

lunedì 11 ottobre 2010

Arge Alp 2010 - Andalo - gara individuale

Poco da dire... Gara a tratti discreta ma macchiata da due errori significativi e parecchie imprecisioni. Distacco abissale dai primi classificati. Per fortuna il calendario in questo mese di Ottobre offre numerose ed immediate oppurtunità di rifarsi e quindi è facile voltare pagina con ottimismo.
Non avendo molti spunti da trarre dalla mia gara, vorrei questa volta sottolineare l'organizzazione impeccabile proposta dal comitato trentino.
Ritrovo in una "location" splendida con parcheggio a 100 metri.
Avvicinamento alla partenza (un genio chi lo ha pensato!) che da solo valeva la giornata, con lo spettacolare tratto in cabinovia con la vista sul lago di Molveno.
Percorso, almeno il mio, veramente bene articolato e che metteva spesso in difficoltà nelle scelte (non al prodigioso Dalla Santa autore dell'ennesima gara mostruosa) alla faccia di chi pensa che bisogna per forza fare un'ottima gara per dare un giudizio positivo.
Carta che mi ha sempre dato l'impressione di essere perfetta.
Non si può che ringraziare chi ci ha permesso di trascorrere una bellissima giornata di Orienteering.
Adesso avanti con un filotto di gare una più stimolante dell'altra.

venerdì 8 ottobre 2010

Una proposta : CAMPIONATO ITALIANO DI SOCIETA'

Credo sia innegabile che correre a certe manifestazioni regali qualche emozione in più. Ad esempio i campionati Italiani nelle loro quattro specialità Sprint, middle, Long e Staffetta, oppure nelle manifestazioni interregionali o internazionali.
Mi sono spesso domandato se non sarebbe bello ci fosse anche un campionato italiano di società, organizzato in due giornate: la prima con gare individuali, la seconda con gare a staffetta.
Forse una volta le squadre con i numeri minimi per una partecipazione competitiva erano poche ma adesso si potrebbe davvero dare vita ad una due giorni molto stimolante. Io conto almeno dieci squadre in Italia con numeri importanti.
Il nostro sport è prettamente individuale ma quando si corre con lo spirito di appartenenza ad una squadra (staffette) o ad un team (trofeo delle regioni, Arge Alp) io credo che tutto sia esponenzialmente più avvincente. La dimostrazione pratica è che innegabilmente le gare in cui c'è più tifo sono le staffette.
Mi piacerebbe sapere se una cosa del genere sarebbe fattibile. La mia opinione è che una manifestazione di questo tipo manca. So che qualche "autorità" ogni tanto da una letta a questo blog... spero possa dare un riscontro positivo a questa proposta.

domenica 19 settembre 2010

Maratonina del Concilio .. good news

Era davvero da tanto tempo che mancavo da una gara di corsa in linea. L'occasione che si presentava con la prima edizione della Maratonina del Concilio a Trento era di quelle che non si possono mancare. 10,5 Km di un percorso che sulla carta era invitante.
Già alla partenza ero felice di essere di nuovo al via di una manifestazione molto partecipata. Dopo un interminabile attesa di 45 minuti rispetto all'orario previsto per problemi organizzativi di approntamento del percorso finalmente la partenza.
Giornata con condizioni ideali per correre, percorso splendido e .... un risultato in gara che mi ha sorpreso, oltre ogni previsione ottimistica.
10,5 Km (distanza proposta dagli organizatori e confermata dal GPS) corsi in 39'45'' alla media di 3'47''/Km. Posizione ufficiosa attorno al 25° posto assoluto. Inoltre le sensazioni sono state eccellenti, specie nel finale quando sono riuscito ad aumentare il ritmo di corsa. Posso dire di esseremi divertito molto. E' stato bello vedere parecchi orientisti al via : Michele Candotti, Fabio Daves, Michele Bridi, Matteo Sandri, Rosella Agnolo.. e magari altri che non ho incrociato.
Questo ottimo risultato comunque mi fa riflettere su quanto sia diversa la corsa su strada dalla corsa orientistica. Domenica nell'inferno della costa del Gronalit mi sentivo fermo e impacciato, mentre oggi la gamba spingeva che era una meraviglia.
In ogni caso sono soddisfatissimo perchè ho la reale possibilità di affrontare bene le ultime gare di stagione. Speriamo che tecnica e controllo mentale siano anche loro in fase crescente.

martedì 14 settembre 2010

Campionati italiani a staffetta 2010 – Val dei Mocheni

Aspettavo questa gara da tempo. La staffetta mi piace tantissimo: le emozioni che provo sono di gran lunga superiori a quelle di una gara individuale. E quest’anno correvo in casa, in boschi che posso vedere dalle finestre di casa. Con il Trent-O eravano inoltre al via con un terzetto che essendo abbastanza completo poteva avere concrete speranze di un piazzamento fra i tre. Da tanti anno però non si vedeva un lotto dei partenti così numeroso e competitivo. Primiero, che con Corona e i due Pradel sulla carta partiva già con il netto favore del pronostico. TOL con due punte come Mair e Beltramba, L’Erebus con una formazione senza punte ma molto equilibrata ed infine i due “CUS” Bologna e Parma, entrambe con chiare possibilità di Medaglia. Anche il Pavione con Della Santa e Loss non era da escludere anche se c’era l’incognita del terzo frazionista che non conosco bene. Come da molto tempo a questa parte la mia frazione è il lancio al quale sono abituato. Al via confesso un po’ di emozione, condita dal fatto che so di essere “l’anello debole della catena”, ma però con la convinzione di poter fare bene e soprattutto che per fare risultato di squadra non servirà cercare l’impossibile ovvero arrivare al pari di gente come Corona o Della Santa. Le frazioni successive paiono nella gran parte degli scontri diretti apertamente a nostro favore. Lo spettacolo dentro il cancello di partenza è magnifico: centinaia di persone sono accalcate sul corridoio di avvio. E’ bellissimo, solo la partenza in mezzo ad un tifo coinvolgente vale i sacrifici fatti per preparasi. Anche la giornata è bellissima, c’è tutto per una gara da ricordare. Il mio start è ottimo, la concentrazione altissima e mi sorprendo quando dopo il primo punto a grappolo, per andare al secondo mi affianco a Corona. Per andare alla tre su una rampa “violenta” riesco a tenere il passo anche se soffrendo un po’ la salita. Le sensazioni sono buone. Alla 4 avrei una facile scelta di sentiero sulla sinistra, ma vedo Corona e Dario S. puntare verso destra. Sono indeciso, penso che magari per limare qualche metro puntino l’avvallamento che porta al punto e per tenere il “treno” li seguo. E commetto l’unico grave errore di giornata. Quando salgo parecchio, deviando inoltre molto dalla mia “red line” capisco che siamo al secondo grappolo della gara e che il punto dei due davanti non è il mio. Purtroppo un po’ tardi. La "ritirata" a sinistra per rientrare verso la mia lanterna mi porta a perdere almeno un minuto e mezzo, ma la cosa più grave è che il “treno” è perso. Non perdo però la calma e arrivo alla 5 senza sbavature. Dalla 6 alla 8 inizia il mio calvario: un terreno impossibile mi impedisce di correre. Provo a rilanciare l’azione 5-6 volte e tutte le volte cado per terra come un sacco di patate, rovinosamente facendomi anche male.Inutile, non sono fatto per rampe allucinanti e fondi al limite della transitabilità. Mi rassegno a camminare e ho la netta percezione (poi confermata) di essere lentissimo. Faccio un errore alla 8, ma rimedio abbastanza in fretta. Però non corro. La 9 è scorrevole, la 10 idem. Dalla 10 alla 12 “assaggio” le pendenze “importanti” promesse dai volantini. Su salite del genere la mia corsa non è efficace: non lo è mai stata. Su salite medie sono migliorato tanto, ma sui “muri” per fare la differenza occorre una predisposizione naturale che non ho mai avuto. E che mai avrò. Posso ancora correre un 5000 in 17’ ma lì ..nemmeno a calci nel sedere…..
Il loop finale lo corro molto bene e senza errori. Arrivo alla fine in circa 54 minuti: guardando i tempi degli altri mi rendo conto che non è una buona performance e al di là dei 3-4 minuti di errore che posso aver commesso posso dire di non avere molto da rimproverarmi. Su un terreno così infame e salite al limite della verticalità, non sono competitivo.
Inizia però la parte più bella: il thrilling delle frazioni dei miei compagni Michele e Lorenzo. Al “volo” faccio il percorso alla corda con la mia Giorgina, finisco giusto in tempo per l’arrivo del cambio fra Michele e Lorenzo. Michele arriva con un “tempone” l’entusiasmo è alle stelle!!! Il podio è davvero a portata di mano perché Lorenzo quest’anno ha fatto delle gare veramente notevoli. La gioia però dura poco… quando arrivo da Michele per battere il 5 per la sua super prestazione… la doccia fredda. Due PE, che tagliano anche la speranza di qualche stazione difettosa che pare abbia mietuto altre vittima. Lorenzo fa una grande frazione e il suo arrivo con Dario Beltramba è una goduria sportiva da vedere. Lorenzo da l’anima e anche se perde lo sprint per pochissimo è da applausi perché ci mette tutto quello che ha. No so come fare per dirgli che siamo fuori….. e togliergli da collo la medaglia che pensa di avere meritatamente al collo.
Li per lì la delusione è cocente, ma passati i canonici “cinque minuti” sono ugualmente contento perché le emozioni vissute sono state intense. E nello sport si sa che le soddisfazioni si alternano alle delusioni. Però mi sono divertito come poche altre volte e questo è la cosa più importante: è mancata solo a ciliegina sulla torta.
La considerazione che mi rimane è che la staffetta è davvero una gara a sè. Si trae vantaggio se si riesce ad avere un punto di riferimento costituito da un orientista più forte davanti a te, ma per sfruttare questo vantaggio occorre molta intelligenza e controllo rispetto a cosa si sta facendo. Il mio errore alla lanterna 4 ne è la prova lampante. Se avessi fatto la scelta di sentiero quasi certamente sarei riuscito a riprendere il treno Corona-Stefani-Hueller (poco dietro) dopo il grappolo e probabilmente guadagnare molti minuto ancora. Mi spiace molto per Michele che generosamente forse ha forzato oltre i limiti, incorrendo nelle PE, per recuperare quei 5-6 minuti che avevo perso io. Però l’osservazione dei risultati nei vari anni dimostra che ciò che premia è la regolarità. Se io avessi fatto la mia gara senza condizionamenti avrei fatto un tempo sicuramente inferiore. Il distacco dalla staffetta successiva è stato superiore ai 10 minuti e quindi i margini c’erano. Sarà per l’anno prossimo, con un bagaglio di ulteriore esperienza che servirà sicuramente.
Infine un commento all’organizzazione: gli amici dell’O. Pergine , finalmente aiutati da un meteo magnifico, hanno organizzato alla perfezione l’evento e davvero hanno curato nel dettaglio ogni cosa. Tutto è stato ottimo, impeccabile e funzionale. L’unica nota è che forse il terreno di gara, per pendenze al limite del verticale e accidentalità del fondo, in certi tratti al confine della pericolosità, non sia il più adatto per una gara di orientamento. Però anche questo può essere questione di gusti: c’è a chi piace e a chi no. Al di la del gusto personale credo che i tracciatori abbiano sfruttato al meglio il poco che la carta offriva.

martedì 31 agosto 2010

Costa o sentiero?

La tratta 9-10 della mia gara di Cesuna è classica di una decisione che molto spesso, specie nelle long, l'orientista deve prendere.
Il tracciatore pone due punti ad una certa distanza, con poco dislivello fra loro, ma una percorrenza difficoltosa per pendenza del terreno, ostacoli interposti, fondo con percorrenza difficoltosa. Spesso viene offerta l'alternativa con corsa più agevole ma percorso più lungo e tipicamente maggior dislivello. Ho segnato in rosso la mia percorrenza e in blu l'alternativa. Col senno di poi sono pentito della decisione presa in quanto il bosco era infido da percorrere. Misurando i due percorsi, valutando velocità (le mia percorsa e quella potenziale dell'alternativa) e dislivello credo che correndo lungo la tratta blu avrei guadagnato dai due ai tre minuti.
Un'altra considerazione personale: l'orientista classico farà SEMPRE la scelta in costa perchè orientisicamente parlando è la scelta più "pura". Egli negherà a tutti i costi l'evidenza che spesso fare la scelta veloce è più redditizio, ma per lui quello non è vero Orienteering. L'orientista che è diventato tale, magari venendo dalla corsa, è portato più alla scelta "di corsa" decidendo per la percorrenza in cdl solo se il prezzo da pagare in maggiore distanza e dislivello è davvero pesante.
Dopo qualche anno di esperienza, dimenticando la mia genesi da corridore, mi sono convinto che ogni caso è da valuare in modo fine a se stesso. In linea di massima credo che si possa affermare che: più la trattta è lunga e più la scelta "veloce" premia in quanto il maggior dislivello da fare è "ammortizzato" dal maggior tempo di percorrenza. Se la tratta non è molto lunga (ordine di grandezza 500-600 m) e il bosco è abbastanza pulito si va decisamente in "costa".
Spesso però ci si imbatte in casi intermadi in cui il dubbio si insinua. E infatti a Cesuna sono convinto di aver preso la decisione sbagliata.
Ultima cosa : avrei piacere che specie nei post di tencica ci fosse più confronto: il post precedente ha avuto 78 visite e un solo commento. Mi piacerebbe leggere l'opinione di TANTI orientisti, specie quelli più esperti e tecnici. Perchè leggere e basta e non contribuire alle discussioni? Se le cose stanno così ogni blog si riduce ad un diario di chi lo scrive e perde gran parte del significato di confonto che gli strumenti della rete come questo possono offrire. Non faccio nomi ma lascio intuire... ad esempio chi mi ha invitato a riaprire le trasmissioni ed altri che mi fanno capire che leggono i post.

lunedì 30 agosto 2010

Highlands Open 2010

Come promesso riprendo le trasmissioni. L’occasione sono le due tappe degli HighLands Open 2010 che si corrono ad Asiago.
TAPPA 1 – Roana Laghetto Spillek - Middle
Dopo la fase di riflessione post Val Canali sono tornato alle gare con un imperativo assoluto. Porre tanta, tantissima attenzione al lato psicologico della disciplina. Ormai pratico Orienteering da quasi 10 anni e avendo disputato anche ottime gare, non ritengo ci sia altra ragione che quella dell’approccio mentale per spiegare certi “vuoti” che mi si sono capitati in alcune gare di inizio stagione.
Questa prima tappa degli HO2010 mi da una grande soddisfazione: riesco nel mio intento e sorretto anche da un allenamento decente corro una buona gara, praticamente senza errori. Pur non forzando troppo i ritmi a causa del gran caldo che soffro brutalmente, con mia grande sorpresa arrivo addirittura secondo dietro a “Friz” cioè uno dei più forti M40 in circolazione.
L’unica imprecisione arriva alla lanterna 1 dove, pur stando attentissimo a rimanere alla quota della lanterna K arrivo stranamente alto. Per fortuna una zona aperta con vegetazione che rallenta la corsa mi arresta, intuisco che si tratta del giallo barrato verde: scendo di 2 curve buone e trovo il punto. Non è la prima volta che ho problemi con le cdl di questa carta. La miglior cosa di questa gara la faccio resettando subito l’emotività dell’errore al primo punto e arrivo al termine veramente “senza macchia”. Non mi importa del risultato… sono molto contento: quando poi leggo la classifica ammetto che un plus di soddisfazione arriva. Rianalizzando la gara alcune scelte mi paiono azzeccate e pratiche. Ad esempio alla 10 prendere l’incrocio dei sentieri per portarsi grossomodo in quota della zona punto, arrivandoci oltrepassando l’avvallamento. Alla 17 prendendo la zona privata come attacco, evitando di navigare in un terreno estremamente difficoltoso. Meno male, finalmente!
Non ci sarà troppo tempo di godersela… il giorno dopo Long a Cesuna. Non lo so ancora ma mi aspetta una carta, “Roana Kubelek” che definire terribile non è esagerato.
TAPPA 2 – Cesuna - Long
Una rondine non fa primavera è la frase che mi ripeto 100 volte andando in partenza. Un’evoluzione positiva nel mio orientamento sarà tale solo dopo un buon numero di gare senza particolari errori.
La lanterna 1 di questa Long potrebbe interrompere già da subito il ciclo positivo: parto subito dal tempo impiagato 11: minuti per un punto di 400 metri circa. Spero di non essere presuntuoso ma non mi posso rimproverare più di tanto. Ecco la cronaca: salgo un poco alla lanterna K, attraverso il prato ed entro nell’inferno orientistico di quella zona dove rispetto ai già tanti sassi cartografati ce ne sono almeno il doppio. La superficie di terreno prova di sassi è esigua e occorre anche fare attenzione a non farsi male. Arrivo a intravedere sopra di me il giallino che mi dovrebbe dare un riferimento sicuro. Proseguo fiducioso aspettando una vistosa variazione del profilo del terreno evidenziata dalle cld come un enorme “naso”. Scendo appena, e noto che le curve di livello in zona punto si staccano un po’ e quindi mi aspetto un leggero calare della pendenza. Infatti il pendio scema leggermente….ci sono: Aspetto di vedere la lanterna da un secondo all'altro. Nella mia mente non può essere altrove ma purtroppo, in mezzo ad un groviglio impressionante di sassi, pietre e rocce nulla appare. Scendo ancora un po’ per disperazione ma l’aumento della pendenza mi consiglia di fermarmi. Sono sicuro di aver fatto tutto bene e quindi sono spiazzato. Sono anche stato il primo a partire quindi non c’è nessuno in zona. Provo a vagare qua e la ma in mezzo a quell’inferno non trovo nulla. Sapendo che pascolare a vuoto non serve a nulla provo a scendere fino al prato sotto per attaccare il punto in maniera diversa. Salgo ma pur mettendoci la massima attenzione non mi trovo sulla carta. Salendo incrocio Michele partito 4 minuti dopo di me. Girando a caso trovo la lanterna, avviso Michele che ringrazia. Sono molto perplesso ma cerco di fare come il giorno prima: reset emotivo e via per il resto della gara. Che va discretamente bene. Mi rimprovero solo 2 scelte: alla 10 faccio la costa ma date le condizioni terribili del fondo mi pento 100 volte di non aver fatto la strada sotto. In fondo il prezzo da pagare erano solo 6-7 curve e su una tratta così lunga, con un terreno così infame stimo avrei guadagnato minimo 3 minuti. Nella tratta 13 scendo troppo, fino al cimitero, spossandomi nella successiva risalita, dove la benzina finisce e la luce si spegne. Purtroppo non c'è un ristoro in gara (unica pecca a due giorni con un organizzazione esemplare da parte degli amici dell’Erebus, complimenti!)
Tuttavia sono soddisfatto anche di questa Long. Senza il primo disgraziato punto per il quale non riesco a darmi colpe, non sarei stato lontano dai primi.
Se per qualcuno (a caso) a inizio anno doveva finire la sua seconda epoca orientistica, io spero invece che in questo autunno, per me, questa seconda fase sia agli albori.

martedì 24 agosto 2010

Ripresa trasmissioni

Nella due giorni agli Highlands Open, attaccato da più fronti con grande simpatia, preso in giro in ogni modo per le modalità di sospensione del blog, e messo pure al muro da una finalmente buona prestazione, per salvarmi da sicuri sberleffi futuri ho ceduto alle "richieste" di riaprire le trasmissioni.
Prima però una settimana di ferie al mare, per ricaricare le batterie....e per pensare a cosa scrivere. Ho perso l'allenamento a "bloggare".

domenica 25 aprile 2010

Fatale Val Canali

Due giorni in Val Canali che mi riporta agli incubi orinetistici del passato. Tratte fatte molto bene, in pieno controllo e uno-due errori in gara devastanti.
Inoltre nella staffetta, dopo circa 230 Gare sono incappato nella mia prima PE della carriera. Proprio nella staffetta....dove tengo sempre la massima attenzione ai codici... Un Black-Out che non mi so spiegare.
Quest'anno doveva essere quello dell'attenzione e della tenuta mentale, ma evidentemente qualcosa ancora non va. Non riesco a spiegarmi la cosa e questo è ancora più sconfortante.
Sono molto amareggiato, tanto da volermi prendere un po' di pausa. Questa sera sento le motivazioni orientistiche al minimo storico. Inoltre nelle mie categorie vedo sempre più atleti che fanno cose eccellenti e che migliorano di anno in anno, mentre io non riesco a fare altrettanto. Visti i sacrifici che devo fare per ritagliarmi qualche spazio per allenarmi, se i risultati sono questi tantovale che faccia le gare al "piccolo trotto", senza nessuna pretesa, evitando di farmi il leggendario "mazzo". Avendo una genesi sportiva da corridore di resistenza non sono uno che nello sport e nella vita "molla" tanto facilmente ma in questo momento, non vedendo concreti migioramenti gli stimoli sono quasi a zero. Spero possano tornare, perchè questo sport mi piace veramente molto.
Concludo questo post, con un ringraziamento a Dario Stefani dell'Erebus, che oggi ha avuto un gesto nei miei confronti di fantastica sensibilità sportiva.

domenica 11 aprile 2010

Monghidoro- Campionati Italiani Sprint

Primo titolo nazionale 2010 in palio e trasferta sull’Appennino Tosco-Emiliano in quel di Monghidoro, che mia madre riconosce al volo in quanto paese natale di Gianni Morandi.
La gara sprint è statisticamente quella in cui a livello nazionale ho ottenuto i migliori piazzamenti, anche se so bene che per le primissime posizioni non credo di poter avere grandi ambizioni. Ma siccome tentar non nuoce e forse nelle sprint qualche sorpresa ce la si può aspettare, cerco di partire bello carico, con l’intenzione di dare il meglio. L’obiettivo è un posto nei 10, che non è mai male.
La prima parte della gara si svolge all’interno del paese e alla partenza, resomi conto della cosa mi sforzo di tirare un po’ il freno perché so bene che se parto a tutta la possibilità di sbagliare è altissima. Procedo non velocissimo ma sicuro e preciso fino al punto 7 dove commetto l’unica imprecisione della giornata andando “lungo”, ma per fortuna accorgendomene abbastanza in fretta. Da li in poi inizia la parte migliore della mia gara: il ritmo di corsa aumenta e per fortuna non faccio errori se non qualche sbavatura di pochi secondi. All’arrivo Stegal al microfono mi riempie di soddisfazione comunicando che ho fatto il miglior tempo fino a quel momento. Pur sapendo benissimo che la cosa sarà assolutamente provvisoria provo una gioia enorme e mi scappa anche un gesto di esultanza che non avevo da quando ero ragazzino e, giocando a calcio , segnavo una discreta quantità di goal essendo attaccante di piede non eccelso ma veloce veloce. Ti ringrazio Stefano.. sarà una sciocchezza ma, complice l’adrenalina dell’immediato post gara, mi hai regalato qualche istante di felicità sportiva. Come da copione iniziano ad arrivare i più forti e il mio tempo viene macinato da molti e tritato da Rigoni.
Per quanto riguarda la gara, la mia opinione è che è stata organizzata una bellissima sprint, varia per velocità di corsa, tipo di terreno e approccio mentale necessario per andare al massimo. Voto alto al tracciatore Seppi, con il quale ho il piacere di congratularmi a fine gara.
Per quanto riguarda i risultati il vero vincitore della gara è Dario, che corre una gara per me strepitosa, dimostrando senza dubbio di essere una atleta veramente forte e che merita i più grandi complimenti per questa prestazione. Dietro a lui i nomi che ci si aspettava, con l’assenza di Michele che non ha una delle sue giornate migliori. Per me un nono posto che probabilmente rispecchia abbastanza bene la mia collocazione in una graduatoria nazionale nella disciplina. Cercando nell’archivio dei tricolori sprint trovo infatti un 9° posto a Marcesina 2006 e ancora un 9° a Pergine 2008. Insomma… quasi un abbonamento a questo piazzamento!!
Quello che però mi stupisce è il distacco dai primi, ad esempio da Dario dato che Rigoni non si calcola. Da una sommaria analisi degli split scopro che 2 dei 3 minuti che ho preso erano già in “cassa” alla lanterna 9 e quindi (pur contando i 40 sec di errore alla 7) , essendo la prima parte quella in cui contavano di più le qualità tecniche orientisti che non posso che concludere che il mio gap dai migliori è elevato. Sicuramente si tratta di maggior lentezza nel legame lettura fine-corsa veloce. La cosa sconforta un po’ perché è una cosa che sarà difficile migliorare in maniera sostanziale e ciò significa che difficilmente potrò mai avere grandi aspirazioni in gare importati, anche se dovessi presentarmi con una condizione atletica molto migliore di quella attuale che comunque definirei accettabile (lo dimostra la tratta 13 dove confrontando il mio tempo con quello degli altri credo di avere realizzato uno dei migliori parziali).
Provo ad analizzare infatti dove avrei potuto limare qualcosa alla mia prestazione.
Punti 1,2,3 ok. 4 ok, forse da verificare la scelta: magari salendo dalle scalette si guadagnava qualcosa. 5 e 6 ok. 7 circa 40 sec di errore. 8 ok. 9 corsa un po’ lenta in uscita… facciamo 5 secondi. 10,11,12,13 Ok. Alla 14 cerco nella siepe invece che in fondo alla scaletta: 5-10 sec. 15,16,17,18,19,20,21 Ok.
In tutto fa circa 1 minuto, e quindi in ogni caso lontano dal duo Pedrotti-Cipriani. Pur nella soddisfazione di essere nei 10 in Italia per la terza volta porto a casa un po’ di amarezza dalla consapevolezza di essere un gradino abbondante sotto i migliori. In ogni caso complimenti a loro perché sono al di fuori della mia portata ed è giusto e sportivo riconoscerlo. Devo ancora capire quindi se essere contento o malinconico…

lunedì 5 aprile 2010

VIGOLANA

In una giornata con fastidiosissimo e freddo vento, sono al via della terza tappa della “3 Giorni della Valsugana” per una gara sulla media distanza. E’ la prima gara di bosco vero della stagione, anche se conoscendo orami bene la carta dove si svolgerà la competizione so che non è proprio il bosco dei miei sogni, ma vorrei continuare nella serie positiva di gare che dura da un po’.
Alla partenza le prime tre lanterne vanno via lisce come l’olio e pur con un po’ di stanchezza per la sprint corsa sabato “a bombazza” le cose sembrano andare bene finché la prima congiuntura negativa della stagione ci mette lo zampino. Scendendo a tutta dal punto 3, in diagonale per andare a percorrere la comoda strada che porta verso la quattro appoggio il piede male e la caviglia prende una brutta torsione. Sento una fitta abbastanza violenta, ma per fortuna dopo una piccola sosta di “check” proseguo con cautela e riesco a correre anche se con un certo fastidio. Ma la tratta della disfatta non è terminata. Arrivo al sentiero in salita che porta al punto 4 con in testa l’input del bivio di sentieri verso destra. Con un po’ di disattenzione da parte mia, e un po’ di sfortuna dovuta al fatto che il simbolo è parzialmente nascosto dal cerchio rosso, invece di prendere il bivio a destra imbocco la canaletta che mi porta fuori rotta. Mi aspetto di trovare il sasso entro pochi secondi ma salgo, salgo e non trovo nulla, passando beffardamente a circa 30 metri a sinistra del punto ma volgendo lo sguardo verso destra convinto di essere sul sentiero. Non riesco a capire con prontezza cosa è successo e con disappunto arrivo fino alla strada superiore. Osservo bene la carta e in 1 minuto circa di stop ancora non capisco cosa è successo. Rientro velocemente in carta grazie ad un sentierino e trovo subito il punto. Purtroppo però la gara per me finisce qui. Un po’ malconcio e un po’demoralizzato continuo con buona precisione generale se non in un errato approccio alla 6. I punti dalla 10 alla 15 sono per me di sofferenza fisica totale. So di non essere un mostro in salita ma oggi sono in giornata no e mi trascino miseramente in cima al colle delle ultime tre lanterne. Una prestazione atletica veramente pessima… spero sia stato solo un episodio.
Al traguardo vedendo i tempi di Michele e Dario mi stupisco: sono andati entrambi molto forte. Anche senza errori non sarei riuscito a fare i loro tempi. Del resto lo so bene, sulle pendenze estreme non sono competitivo, e oggi di muri da scalare ce ne erano in abbondanza.
Adesso si va in Emilia per i campionati Italiani e la CI Long, su un bosco che pare essere descritto come ben percorribile. Spero di recuperare al 100%, perché in serata la caviglia si è un po’ gonfiata anche se non pare essere una cosa seria.

domenica 4 aprile 2010

Roncegno - Campionati Trentni Sprint 2010

Seconda gara della stagione e primo "titulo" in palio. Si corre sulla carta di Roncegno.
La forma è buona e ci arrivo con già 4 allenamenti in carta, pertanto è lecito aspettarsi qualcosa di buono. Il lotto dei partecipanti non è molto folto ma come sempre la concorrenza è spietata. Le griglie presentano intervalli di 1 minuto e mi trovo in una posizione di partenza alquanto scomoda, con Enrico e Michele che partono 1 e 2 minuti dopo di me. Quando vedo la partenza presso le terme e noto che vi è un ampia visibilità verso i concorrenti che ti precedono mi rassegno già sul fatto che Enrico potrà prendermi con riferimento e probabilmente potrà accelerare i suoi ritmi. I primi 5 punti sono estremamente ravvicinati, "a mitraglia". Non forzo troppo i ritmi perché so che correrei grossi rischi di compromettere la gara da subito. Esco bene dal parco ma girandomi incrocio già lo sguardo di Enrico che mi “punta” come un predatore con la sua vittima. Per fortuna riesco ad isolare la mente e non mi faccio influenzare. Alla lanterna 7 compio l’unico errore di giornata cioè la scelta bassa. Nella sprint ci sono pochi istanti per decidere: inizialmente avevo optato per salire ma poi vedendo parecchie curve verso l'alto ho cambiato idea. Tuttavia la scelta bassa è decisamente più lunga e l’equidistanza delle c.d.l. a 2.5 metri non rendeva gravoso il dislivello. Analizzando i parziali a fine gara la scelta sbagliata mi costa 25 secondi.
Fra il punto 9 e il 10 Enrico mi raggiunge, me lo aspettavo, ma per fortuna rimango molto concentrato e attento. Alla 10 punzona prima lui, ma poi riprendo il mio passo e dopo un paio di punti ripasso davanti e ci rimarrò fino a fine gara. Gli ultimi punti sono velocissimi, e piani: pane per i miei denti! Riesco a tenere un ritmo di corsa notevole e arrivo molto bene alla fine.
Il cronometro segna 15’45’’, per 2.7 Km e 80m di dislivello. Il calcolo kmsf dice 4’30’’. Il GPS da un esatta corrispondenza indicando una percorrenza di 3.5 Km, alla media di 4’35’’.
Considerazioni: per la prima volta nella mia “carriera” di orientista raggiungo il “podio” di un campionato trentino in una gara individuale e già questo è una prima soddisfazione; la partecipazione non era delle più numerose ma chi mi ha preceduto (Michele ed Enrico) non sono i primi arrivati. Ho corso lo stesso percorso delle Donne Elite e fatto segnare, al secondo, lo stesso tempo di Cristine K. e anche questo è un buon segnale. Non ho fatto errori di percorrenza, ma solo un errore di scelta, perdendo 25 secondi… e per me contare gli errori in secondi e non in minuti (come mi scrisse tempo fa il mitico “Bepi” Simoni in un post) sebbene in una sprint è forse la cosa migliore di tutte. Parlando dell’organizzazione un complimento a Fabio Hueller che ha tracciato una sprint secondo me bellissima, che alternava tratte ravvicinate dove occorreva prestare molta attenzione all’uscita punto per avere fluidità di azione, a tratte più lunghe e fisiche dove lo sforzo atletico doveva essere massimo. Queste sono le gare sprint che vorrei sempre! Se con la massima moderazione dovessi esprimere una perplessità è sull’intervallo di 1 minuto fra le partenze. Mentre ero al -1 potevo vedere con chiarezza il concorrente davanti a me per parecchio tempo. In questo modo chi partiva dietro aveva un comodo riferimento per accelerare in zona punto nelle prime tratte. Un intervallo di 2 minuti mi sarebbe sembrato più adeguato. Detto questo, complimenti a Michele (che bissa il successo dell’anno scorso a Fondo) ed Enrico, rispetto ai quali ho ancora un gap generale da colmare. Però mi conforta che sono li vicino….

domenica 7 marzo 2010

Finalmente si riparte : Orgiano

Per l'orientista i mesi invernali sono molto lunghi. Se nei mesi di Novembre e Dicembre staccare la spina fa bene a fisico e cervello, in Febbraio Marzo ci si getterebbe addosso a qualsiasi cosa di colore bianco-arancio con la forma, anche vagamente, di prisma. Per fortuna anche quest'anno la lunga attesa invernale è finita e ad Orgiano ho partecipato alla prima gara stagionale. Arrivavo all'evento con una buona preparazione fisica ma ancora poca ripresa di confidenza con la carta. In ogni caso ho promesso a me stesso che quest'anno avrei fatto il massimo sforzo, fin dall'inizio, per migliorare in tecnica orientistica e soprattutto in concentrazione. Specialmente il mantenimento dell'attenzione, che tante volte mi ha portato a fare buone gare, ma con il "solito" punto rovina tutto. In una giornata gelida, specie per il fastidioso forte vento, la formula proposta era quella di una partenza di massa, con percorso obbligato ma con due "cerchi" contenenti 4 lanterne da punzonare in sequenza libera, con il probabile scopo di rompere i “treni” che inevitabilmente si sarebbero creati.
Al via una situazione divertente e paradossale… il “mucchio” si muove insieme e compatto e … dopo circa un minuto….. tutti fermi a capire dove diavolo eravamo. Con soddisfazione sono stato fra i primi a capire che eravamo bassi e occorreva puntare decisamente in salita verso il prato che portava al primo punto, dove con mia incredulità punzonavo per primo.
Già dopo pochi metri la maggior potenza atletica di Michele prendeva il sopravvento ed entravo nel primo cerchio con circa 10 metri di svantaggio. Dopo una piccola incertezza sceglievo la sequenza 5-4-3-2. Osservando bene a fine gara, comodamente seduto su una sedia e senza fiatone 5-3-4-2 sarebbe stato meglio. Tuttavia eseguo la sequenza con ordine e precisione tanto che Michele, apparso un po’ in confusione in questa prima parte mi stacca solo per la migliore corsa salendo verso la 2. A fine gara scopro che due lanterne avevano il codice invertito, e la cosa ha fatto perdere un sacco di tempo ad Enrico C. che altrimenti mi avrebbe certamente distrutto. Ammetto di avere avuto la fortuna di non aver guardato la descrizione punti, piccola e scomoda da leggere ad angolo carta. Tuttavia avevo la sicurezza di essere sulle lanterne giuste e questo è un fatto fortemente positivo. Riconosco la buona sorte nella circostanza: se avessi guardato i codici e notato che erano sbagliati sulla lanterna sarei certamente stato assalito dai dubbi e avrei perso tempo pure io. Questo però mi ha fatto capire la grande differenza che ci può essere fra un buon orientista e uno forte davvero. I “mostri” della tecnica hanno la certezza di dove sono e se c’è un codice sbagliato se ne fanno un baffo. Io invece se il codice lanterna differisce da quello sulla descrizione punto, sicuramente vengo assalito da amletici dubbi anche se arrivo perfettamente alla lanterna. Oggi la fortuna ha giocato dalla mia parte, però ho anche avuto la dimostrazione che se si sta concentrati e si fa bene quello che si pensa si può avere più sicurezza in quello che si fa in gara.
Arrivato al punto 6 compi l’unico vero errore serio della giornata uscendo 180° in errore dal punto. Per fortuna me ne accorgo abbastanza in fretta anche se nel’andare e tornare perdo almeno 2 minuti. La tratta 7 è la mia migliore della giornata: la corro molto veloce e con sicurezza. Bene la 8 e poi molto bene la seconda sequenza libera 11-12-10-9 fatta veloce e senza sbavature. Capisco che la giornata è buona e fino alla fine corro bene e preciso. Risultato secondo posto dietro a Michele; non me lo aspettavo proprio, una lieta sorpresa.
Le difficoltà tecniche della gara non erano particolari però l’ inizio stagione è incoraggiante. Gara divertente e perfetta come prima di stagione. L’unico appunto è che la gara era indicata sul sito FISO come Long. Ma il tempo del vincitore è stato di 33 minuti, quindi una perfetta “middle”. Per fare “gamba” avrei avuto piacere di fare una gara di un oretta.
Adesso occorre qualche bel allenamento in carta per consolidare i buoni propositi su tecnica e concertazione.

martedì 23 febbraio 2010

M35 mission impossible!

Quest'ano la M35 diventerà una categoria terrificante. Stando alle "voci di corridoio" (non ho sottomano le date di nascita per verificare) quest'anno, avranno per diritto di anzianità la possibilità di gareggiare in M35... udite udite... Misha Mamleev, Michele Tavernaro, Daniele Pagliari che si aggiungeranno ai vari Carlo Rigoni, Pieraolo Corona, Roland Pin ecc.ecc...
Ahi ahi che dura! Meglio fare in fretta 60 punti lista base e gareggiare in Elite!
Per me, almeno in coppa Italia e nelle eventuali Long, OBBLIGATORIA la fuga in M40. Uno dei pochi vantaggi della "vecchiaia"!!!

domenica 21 febbraio 2010

Campestre Civezzano

Secondo appuntamento stagionale con la corsa campestre e seconda prestazione incoraggiante. Purtoppo mi sono accorto appena prima della partenza che il GPS aveva le batterie scariche e quindi non ho riscontri esatti della distanza e sul dislivello percorsi. Gli organizzatori riferivano di un giro di 1 km esatto, da percorrere 5 volte. Il dislivello a giro da me stimato era di circa 20 metri.
Il cronometro si è fermato a 20'50'', con una media netta di 4'10'' al Km. Non male considerate le pendenze impegnative e un fondo del percorso in certi punti fangoso ed insisioso. Considerando il dislivello la media a kmsf classico è di 3'28'', mentre con il kmsf "a 5" (5 metri in piano per 1 di dislivello che meglio rapporta al piano le gare di corsa con pendenze) 3'47''.
Sono decisamente soddisfatto della prestazione e anche delle buone sensazioni di corsa provate. Orami sono 3 settimane che mi alleno in media una volta ogni due giorni e l'effetto inizia a farsi sentire.
Oggi c'era anche una stimolante sfida fra orientisti in ballo. Tralasciando Rigoni, davvero imprendibile e vincitore inconstrastato della gara, il buon Dario Perdotti con un ottima gara regolare mi ha rifilato circa 50 secondi dimostrando di essere già in ottima condizione.

domenica 14 febbraio 2010

Campestre Madrano

Dopo quasi due anni di assenza oggi ho avuto il piacere di partecipare ad una gara di corsa campestre. La cosa più bella della giornata è stato rivivere quelle senzazioni del tutto particolari che questo tipo di manifestazione ti sa dare: l'odore dell'erba e del terreno, i percorsi tortuosi e pieni di curve che ti costringono a continue ripartenze e gli altrattanto continui cambi di pendenza e tipo di terreno sotto i piedi. Il rovescio della medaglia sta nella faticaccia allucinante che si deve fare per correre a ritmi decorosi, ma anche la sopportazione della fatica può essere inserita a pieno diritto nel bagaglio "culturale" dell'atleta.
Passando ai dati tecnici della gara, il GPS ha indicato un giro del percorso in esattamante un chilometro, con circa 20-22 metri di dislivello. La gara era a staffetta e la mia seconda frazione prevedeva 4 giri per un totale di 4 Km tondi tondi con circa 80 metri di dislivello. Nonostante un leggero calo nell'ultimo giro sono riuscito a concludere in 15'55'' con una media inferiore di pochissimo ai 4'00''. Se ragionassimo in km sforzo la gara sarebbe di circa 4,8 kmsfz e la media complessiva di 3'19''(come vorrei fare una media anche un po' più lenta in una gara sprint!!!) . Non male considerando la tortuosità del tracciato, i cambi di pendenza spaccagambe e un fondo insidioso in alcune parti del circuito (neve, fango e terreno mosso).
Se sono in salute Domenica prossima vorrei replicare in quel di Civezzano (altro percorso durissimo con pendenze impegnative). La corsa campestre è quanto di più allenante ci possa essere per un orientista. E l'inizio stagione è moooolto vicino.

domenica 7 febbraio 2010

Un buon Gennaio

I mesi invernali sono mentalmente i più difficili per allenarsi. Fa freddo, c'è il buio presto e a volte vestisri pesante ed uscire a correre costa qualche sacrificio.
Nel mese di Gennaio, sono comunque riuscito ad allenarmi con buona continuità e nonostante una certa stanchezza generale, normale in questa fase in cui si punta più alla quantità del lavoro, sono molto soddisfatto. L'unica nota negativa è il rendimento in salita che è ancora deficitario e che cercherò di curarare con attenzione da qui a Marzo, quando finalmente ricomincieranno le gare. Vorrei anche trovare un negozio dove si acquista una schiena nuova di zecca, ma amici esperti mi dicono che non è possibile e devo tenermi quella che ho, con più di 40.000 Km percorsi. Di certo però posso dire di sentirmi molto ma molto meglio dell'anno scorso a quest'ora.

venerdì 22 gennaio 2010

Le favole degli orientisti

Sono colpito da un raptus. Che però mi ronzava attorno da tempo. E allora, come fece anche Cosim-O in un post sul suo Blog, scrivo “alla Zonato” provando a farmi dei nemici parlando di Orienteering, anche se non nello specifico, parlando di preparazione atletica.
Ormai sta diventando una moda dilagante nel nostro ambiente sentire le manfrine quasi piagnucolose di atleti che, anche di fronte a performance di non poco conto, giurano di andare ad allenarsi una volta a settimana, anzi, due quando proprio proprio va bene (insomma l’eccezione per capirci).
Ebbene voglio raccontarvi di cosa mi sono profondamente convinto in 25 anni di esperienza sportiva. La qualità di un atleta è fondamentalmente funzione di due cose : uno mamma natura, due la capacità di sfruttare cosa mamma natura ti ha regalato. Argomento meglio: un corridore può essere dotato dalla provvidenza, in una scala da 1 a 100, di una capacità di 70. Se sarà volonteroso, si applicherà, darà tutto se stesso nella preparazione e nelle competizioni arriverà a rendere 70. Ora prendiamo un predestinato dotato del meglio che la natura possa offrire ovvero un potenziale di 100. Se questo fortunato sarà svogliato e poco volenteroso arriverà a sfruttare la metà di quanto ha in dote e renderà 50 e sarà battuto dall’atleta meno talentuoso di lui, ma più devoto all’allenamento. I super campioni sono coloro che dotati del massimo da madre natura sapranno sfruttare tutto il loro potenziale. Ecco allora i Nuurmi, i Zatopek, i Cova, i Bordin, i Gebreselassie, gli El Guerrouj, i Bekele e via dicendo.
So bene che l’ho presa “un po la larga” ma ormai la moda orientistica prima citata mi fa sempre più ridere. Vorrei raccontarvi un'altra esperienza interessante: frequentano i campi di atletica ho avuto il piacere di allenarmi assieme ad atleti che hanno ottenuto dei risultati a livelli anche assoluti. Ebbene ricordo che nei periodi di ripresa da infortuni o da lunga inattività anche loro all’inizio avevano qualche problemuccio a tenere il passo di atleti ben più modesti (come me ad esempio). Ovviamente bastavano 15 giorni di allenamento, anche non particolarmente intenso, che il fattore “mamma natura” prevalesse inesorabilmente e i poveretti del gruppo “terresti” erano destinati a mangiare la polvere senza possibilità di appello.
Ora mi sono tolto il sassolino dalla scarpa. Chi nelle gare corre come un “caccia”, per piacere non venga più con la sua faccina innocente a proclamare una cadenza di allenamento settimanale. So di non essere un campione ma se vado 3 volte alla settimana a correre, al livello generale dei Master orientistici, credo di essere discretamente competitivo in termini di potenziale atletico, pertanto se in tratte in cui non sbaglio nulla e corro “a bombazza” qualcuno mi rifila 30 secondi su 4 minuti non me la racconta proprio giusta.
Allenarsi tanto e bene non è una colpa, ma un merito! Perchè quasi tutti pare si vergognino a dire che curano bene la loro preparazione? Una giornata storta capita a tutti ma se nel 90% delle gare della stagione si va come i missili.....
Finisco con un autocritica personale: qualche volta, ammetto il "reato", commentando qualche mio errore grossolano mi sono appellato alla scarsa esperienza. Ebbene non posso non ammettere che quelle giustificazioni erano esattamente uguali a quelle di colui che corre 10 Km in 35 minuti e si allena 1 o 2 volte in settimana. Ormai ho più di 200 gare nelle gambe e se ho fatto o farò degli errori macroscopici sarà perché sono SCARSO,o non ho ancora raggiunto la qualità tecnica che tanti bravi orientisti hanno. Sta scritto qui: se qualcuno mi sentirà dire ancora questa frase sarà autorizzato a darmi un pestone sul piede col le scarpe con i tacchetti o analoga punizione dolorosa a suo piacere.
Adesso mi metto elmetto e corazza e mi preparo a ricevere le vostre bordate.

domenica 17 gennaio 2010

2009 Review

Fare un preciso riassunto della stagione appena terminata è l’occasione per organizzare le linee guida per quella successiva. Se si riescono ad individuare errori o situazioni negative ricorrenti, sarà possibile pianificare qualche allenamento specifico, migliorando quindi la propria preparazione atletica e tecnica.
Come premessa devo dire che il 2009 è stato l’anno della mia carriera agonistica in cui ho potuto allenarmi e gareggiare di meno, per le ragioni più varie, e pertanto non potevo aspettarmi troppe cose positive. Tuttavia il periodo autunnale ha “messo una pezza” ad una stagione che altrimenti sarebbe stata davvero scoraggiante. Fra le altre cose, oggi mentre scrivo questo post, è passato esattamente un anno dal giorno del mio trasloco nella nuova casa qui a Pergine e quindi con notevole sollievo mentale posso già dire che quest’anno parto con un vantaggio non indifferente. Finire di sistemare casa e traslocare è indubbiamente una faticata notevole che assorbe tante energie che gioco forza non possono essere dedicate allo sport. Il 2009 inizia al parco delle Cascine di Firenze con i CI sprint dove non stante una preparazione atletica disastrosa ed un errore pesante al primo punto ottengo un risalutato inaspettatamente positivo. Il primo banco di prova autentico è la long di coppa Italia a Tarzo Resera dove per arrivare al traguardo, dopo aver commesso molti errori, devo veramente raschiare il fondo del secchiello, intuendo a quale tipo di stagione vado incontro.
Uno dei momenti peggiori della stagione arriva ai campionati trentini middle sulla Marzola dove dopo parecchio tempo incappo in un errore sopra i 10 minuti: la cosa mi affonda psicologicamente e il resto della gara è un trascinarsi all’arrivo. Dopo questa gara rivedo i fantasmi del passato, ritrovandomi a fare i conto con situazioni che speravo di avere risolto definitivamente. E la preoccupazione non era insensata in quanto a Barricata, nei campionati trentini long tocco il fondo compiendo un errore inspiegabile che pregiudica una gara che avrebbe potuto tranquillamente regalarmi la prima medaglia ad un campionato trentino. In questo momento della stagione ho davvero un momento di sconforto e per qualche momento mi passa quasi la voglia di continuare a lottare. Ma per fortuna, non essendo dotato di gran talento sportivo, ho almeno in dotazione una testa dura come il granito e determinazione nel non voler mollare quando la “barca affonda”. L’occasione è rappresentata dalla O-marathon degli altipiani. Gara dove corsa e tecnica non bastano: occorre anche un gran cuore, proprio quello che serve per rilanciarsi anche emotivamente. Un mese di allenamento ben strutturato in quantità e qualità, su una base di partenza non minima come quella di gennaio producono un ottimo risultato e una condizione atletica finalmente accettabile. La gran giornata della O-marathon arriva e la gara, molto bella e intensa si conclude con un ottimo quinto posto e addirittura con un po’ di rammarico dato che a non molto dalla fine ho incrociato il vincitore Giorgio Paoli. Ma con l’aria che tirava al tempo è oro colato e soprattutto lo slancio necessario per un autunno di “rilancio”. La gara sui cui puntare tutto è il campionato Trentino a staffetta: da cinque anni con l’amico Michele per un motivo o per l’altro andiamo vicini al titolo ma poi succede sempre qualcosa per cui la vittoria ci sfugge. A Fonzaso si corre su un terreno inconsueto, nel greto di un fiume e le incertezze alla partenza sono molte. Per fortuna la giornata è di quelle in cui testa e gambe viaggiano assieme al meglio e do il cambio a Michele in prima posizione: il compagno svolge al meglio la sua parte e dopo 6 anni di orienteering finalmente posso godermi il mio primo titolo in assoluto.
Una bella soddisfazione in una stagione che non prometteva nulla di buono. Da qui in poi la mia stagione cala di intensità e corro solo per divertimento, senza dare importanza ai piazzamenti.
Che stagione è stata questo 2009? Cosa mi ha insegnato in funzione 2010?
Dal punto di vista atletico orami ho metabolizzato che le prestazioni non potranno mai essere quelle del 2002, quando ho iniziato a conoscere questo Sport, ma tuttavia ho la ragionevole sicurezza che nel momento in cui intensifico la preparazione il mio livello di base mi permette in un paio di mesi di raggiungere una condizione più che sufficiente per ottenere buoni risultati agonistici. So anche di dover dedicare più preparazione nella corsa in salita, specie su pendenze importanti mentre su pendenze meno accentuate negli ultimi anni sono migliorato abbastanza. Anche gli allenamenti di corsa su terreno accidentato faranno parte del mio programma 2010.
Dal punto di vista tecnico la questione, dopo avere guardato indietro con spirito critico, è più complessa. Credo di poter dire di aver raggiunto un buon livello orientistico, visto che analizzando le varie tratte con gli split times, ho potuto osservare che spesso nelle tratte molto tecniche mi sono comportato bene. A prescindere da questo sono certo che le due cose in cui devo migliorare di più sono la capacità di lettura in corsa e un uscita punto più fluida.
Ma la cosa più difficile su cui dovrò lavorare è un'altra ed è la causa dei miei più gravi “disastri agonistici”: la capacità di mantenimento della concentrazione per tutto l’arco di una gara, specie se di lunga distanza. Guardando tante delle mie gare è facile riscontrare uno svolgimento similare. Spesso corro delle buone gare ma poi, sorprendentemente anche in tratte relativamente semplici compio un unico errore che compromette l’intera gara. Il fatto che la maggior parte delle colte questi errori avvengano in tratte non complicate non può che farmi concludere che devo lavorare sulla capacità di mantenimento di un alto livello di attenzione per tutta la gara. Purtroppo la cosa non è particolarmente semplice perché, a differenza della preparazione fisica, non è facile capire cosa fare per migliorare sotto questo aspetto. Tuttavia ho trovato degli esercizi da fare che dovrebbero aiutarmi e sono davvero curioso di vedere se funzioneranno.
Non resta quindi che aspettare l’inizio delle prime gare 2010 e come sempre accade in questo periodo si inizia a non vedere l’ora di essere alla partenza del primo appuntamento.
Auguro a tutti coloro che “sfogliano” il mio Blog le migliori soddisfazioni per la stagione che sta per incominciare.