domenica 23 settembre 2007

Campionati Trentini LONG

Oggi, con i campionati trentini Long si è probabilmente conclusa la mia stagione 2007 in bosco. (Rimane ancora da correre qualche cittadina). Non avevo molte pretese per questa gara dato che il mio livello di allenamento attuale è davvero ai minimi termini, però dato che non eravamo in molti, qualche speranza di fare un podio ci poteva stare. Avevo già gareggiato a Passo Cereda nella finale dei campionati Italiano Middle del 2006, portavo il ricordo di pendenze veramente impegnative.
La gara di oggi però mi ha lasciato davvero l’amaro in bocca: non per il risultato e nemmeno per il brutto errore al penultimo punto di cui scriverò dopo, ma bensì perché ho sofferto come mai prima il tracciato dal punto di vista fisico. E’ vero che i percorsi, data la conformazione del terreno, presentavano tratte particolarmente dure, ma vedermi passare gli avversari di categoria senza riuscire ad opporre resistenza mi ha fatto male dentro. Tra i miei innumerevoli difetti posso dire che non c’è quello di “cercare scuse”: non andavo nemmeno a calci in culo, ed è questo quello che veramente conta. Adesso devo riordinare le idee e cercare di ricostruirmi come atleta. E’ una sensazione strana, mai vissuta, dato che di solito davo il meglio di me quando il gioco si faceva veramente duro. E non deve valere nemmeno l’alibi dell’età: guardate Nicolò Corradini… di anni ne ha più di me ma è ancora un missile, e anche a livello più basso i buoni esempi non mancano. Dopo questo mio amaro sfogo, un’ occhiata alla gara.
Prima di tutto la carta-tracciati: anche se il terreno non presenta molte possibilità, la carta è rilevata davvero alla perfezione. Quando ho sbagliato ho capito subito che la colpa era solo mia. Anche il tracciato M35 è secondo me stato disegnato molto bene. Molto duro fisicamente, ma quel “duro” che mi è sempre piaciuto, cioè in cui chi ha le gambe può fare la differenza, e la difficoltà non è rappresentata dal non riuscire a transitare agevolmente.
Il primo problema lo ho trovato al punto 2, ho scelto di farmi 2-3 curve in più del necessario per arrivare alla strada sopra ed avere un’attacco migliore ma poi ho raggiunto la X marrone sbagliata e per capire che ero “corto” ho impiegato un attimo trovando i grandi massi vicino al ruscello. Errore di 2 minuti abbondanti. (Ecco un buon esempio per un giusta percezione della distanza?). Al punto 4 di pura costa, mi ero portato alla quota giusta, forse al massimo una curva alto, ma mi sono fermato appena un poco prima del punto (c'era un avvallamento ma a leggere bene non era grande come quello sul cui lato c'era la buca che ospitava la lanterna) . Circa 1’30’’ per decidermi a proseguire 20 metri e trovare la lanterna. Il tratto 8 lo ho fatto con Enrico davanti, e ho potuto apprezzare dal vivo la sua grande capacità di muoversi nel bosco semplificando molto la lettura, e ragionando per orientamento “grezzo” al fine di accelerare la percorrenza nei tratti lunghi. Mi manca questa capacità: spesso leggo troppo “alla ricerca di conferme”. Questo fatto, a meno di non possedere grandi doti di lettura in corsa, rallenta di parecchio i ritmi di percorrenza. Comunque, per tirarmi un po’ su dì morale in zona punto c’era un bel po’ di “traffico” e …… la soddisfazione di centrare la lanterna per tutti me la sono presa io. La salita al punto 10 ha segnato la mia disfatta fisica: non ne avevo davvero più dentro. Rallentando la percorrenza però la precisione è aumentata e non ho commesso grandi errori (piccole imprecisioni alla 13 e alla 17, per un paio di minuti complessivi). Particolare soddisfazione me l'ha data il punto 12, fatto secondo me molto bene, riuscendo a “centrare”l’unica striscia di bianco fra il verde che ha anche svolto il ruolo di linea conduttrice (riuscissi sempre a vedere così bene i colori credo farei un notevole passo avanti!!). La disfatta al punto 21: scendo bene, arrivo alla casa appena dopo la strada asfaltata da dove parte anche una stradina nel prato. Salgo oltre il bianco (oggi ho scoperto che il limite di vegetazione può essere anche disegnato in linea continua fine, io ero fermo al fatto che la linea era a puntini), entro seguendo il limite di vegetazione e da li imposto la direzione…purtroppo sbagliata. Ero molto stanco e probabilmente percorrendo il prato in una direzione, quando si è trattato di cambiarla, data la scarsa lucidità, lo ho fatto con poco angolo, allargando troppo la traiettoria. Il vero errore è stato poi ostinarsi a “ravanare” (bellissimo termine orientistico per dire cercare a casaccio qua e là). Capito che non c’era più nulla da fare sono tornato alla strada e mi sono accorto che vicino al punto c’erano due ottime rocciette, visibili dal prato che portavano al punto. Tempo necessario per trovare la lanterna 1 minuto (sigh): errore complessivo 7 min.
Sommando gli errori posso computare 13 minuti : troppi. Ma anche facendomi questo sconto non sarei stato vicino ai primi.
Un ultima nota : diffidate con cautela delle manfrine pre-gara. C'è chi è sempre una carcassa prima del via: a volte addirittura scuse tipo cena a base di bistecca fiorentina e fagioli che facevano stare così male…ma così male, da non poter certamente gareggiare. Anzi, roba da vomitare da un momento all’altro!! Lascio la suspance e lancio il quiz per individuare il personaggio: aiutino, leggete la classifica. (Al protagonista: so che leggi… te l’avevo promessa!!!!)

martedì 18 settembre 2007

Periodo autunnale-invernale–preparazione generale

Nel periodo introduttivo autunnale ed invernale effettuo una preparazione che privilegia la resistenza e la forza. Le sedute settimanali possono comprendere i tipi di allenamento sotto descritti. Consiglio di VARIARE sempre i tipi di allenamento. Fare sempre e solo semplici uscite di corsa normale non produce gli adattamenti necessari al nostro fisico per rendere al meglio delle sue possibilità. Altra cosa fondamentale è eseguire sempre molto allungamento, basilare per un‘ azione più fluida ed evitare infortuni muscolari. Per chi svolge pochi allenamenti settimanali, è opportuno in ogni caso sviluppare la sequenza dei vari tipi di allenamento. Le esercitazioni di potenziamento sono spesso trascurate, ma per l’orientista sono davvero importanti in quanto il tipo di corsa è decisamente più muscolare rispetto a quello del corridore su strada o su pista. Questo tipo di preparazione ben si adatta poi alle gare cittadine tipiche del fine stagione.

CORSA LUNGO LENTA
1-2 volte in settimana. Può essere un allenamento specifico corso a buon ritmo oppure rigenerante dopo una seduta di lavoro impegnativo e quindi affrontata a ritmi lenti. Se possibile va corso almeno una volta in settimana su percorsi collinari, con continuo alternarsi di pianura, salita e discesa. Durata dai 45 ai 90 minuti.

CORSA MEDIA E/O PROGRESSIVA
Una volta in settimana. Dopo un adeguato riscaldamento di almeno 15 minuti si possono correre dai 4 ai 10 Km, secondo il proprio livello. Nella corsa media il ritmo è costante e impegnativo, nella corsa progressiva si parte a ritmo di corsa lenta e, incrementando la velocità chilometro dopo chilometro, si affronta l’ultimo a ritmo molto elevato

POTENZIAMENTO MUSCOLARE
Una volta in settimana. Può essere effettuato sia in palestra nel periodo più freddo dell’inverno, ma anche al campo di atletica lungo la pista. Escludendo l’uso di pesi (scriverò comunque qualcosa in merito più avanti), riservato a soli atleti di Elite, la forma migliore è il circuit Training a stazioni, meglio se effettuato al coperto in palestra. Si predispongono 6-8 stazioni di esercizi della durata di circa 20-30 secondi l’una, con tempi di recupero di circa 45’’- 1 min fra una stazione e l’altra. Dopo la prima serie di stazioni si effettua un recupero di 5 minuti e si effettua un’altra serie di stazioni, Nel periodo di massimo carico muscolare si possono fare anche 3 serie. Riporto qualche esempio pratico:

Circuito di potenziamento specifico
30’’ skip
10+10 Step (scalino di 35-40 cm, 10 c0n dx, 10 con sx)
30’’ corsa calciata dietro
10 balzi a rana in estensione
30’’ andatura a doppio impulso
10 ½ squat jump in altezza (per chi vuole i pesi…mi dica come se la passa dopo questo esercizio)
30’’ saltelli a piedi uniti, con ginocchio rigorosamente bloccato

Circuito di potenziamento generale
20-25 Addominali “bassi” (Piedi nel piolo più basso della spalliera)
15-20 Dorsali (Piedi nel piolo più basso della spalliera, a pancia in giù)
10 Flessioni sulle braccia
20 addominali alti
15-20 Dorsali (sdraiati su cavallo a maniglie e slancio in alto gambe unite)
20’’ esercizi per i glutei (slancio in alto gamba da posizione a “4 zampe”)

Circuito di destrezza
Slalon birilli,
Salto fra cerchi,
passaggio in equilibrio su sbarra,
Capriole su materasso,
Passaggio a carponi sotto ostacolo,
Pertica
A fine seduta 5-6 sprint veloci per la trasformazione del lavoro di forza.

Considero anche eccellente il lavoro che si può eseguire con balzi sulle gradinate…

SALITE
1 volta a settimana. Il campo delle possibilità è molto ampio. Nella prima fase della preparazione vanno bene 2-3 serie di 5 volte i 60-80 metri su pendenze accentuate, oppure 2 serie di 5-6 volte 150-200 metri su pendenze medie.

PROVE RIPETUTE
1 volta a settimana. Nella preparazione invernale sono rivolte al miglioramento della soglia anaerobica. Il volume complessivo può andare dai 4 agli 8 Km. Ad esempio 4-8 x 1000, Rec 2-3’. 2-4 x 2000 Rec 3-4’. 2-3 x 3000 Rec 5’.

In sostituzione della corsa media o delle prove ripetute è proficuo partecipare a gare di corsa campestre in quanto è la disciplina dell’atletica che per lunghezza, caratteristiche del terreno e sforzo muscolare più di avvicina alle gare di orientamento. E poi è bellissimo!

Vi auguro buon allenamento… io è un po’ di tempo che per lavoro e impegni familiari “cazzeggio”. Ma adesso mi rimetto sotto. Non so come mai…. ma avrei una voglia matta di correre una bella “mezza”.

domenica 16 settembre 2007

Camionato Trentino Sprint 2007

Niente scuse, niente giustificazioni: la mia prestazione in questa gara è stata decisamente deludente.
Questi campionati trentini sprint (C.T.S) mi hanno però chiarito definitivamente le idee sui due tipi di gare sprint in cui si gareggia.
1) Veloce: in cui il livello di difficoltà tecnica e di lettura è basso e di conseguenza i ritmi di corsa sono molto veloci. Questo tipo di gara, in Italia è quasi sconosciuto e le uniche gare con simili caratteristiche le vedo su internet, specie in manifestazioni di una certa importanza.

2) Corta: definibile sprint solo per il fatto di essere corta in termini di distanza. Tuttavia esistono difficoltà tecniche, o problemi di lettura dovuti al fatto che la gara impone ritmi di percorrenza molto veloci.
Il C.T.S 2007 appartiene senza dubbio al secondo tipo di gara descritto. Queste competizioni se affrontate a ad andatura moderata sono indubbiamente semplici, ma il livello di difficoltà aumenta di parecchio se si prova a tenere ritmi di corsa veloci, anche velocissimi. Obiettivamente la difficoltà sta tutta in questo.
Di conseguenza si possono adottare due tipi di strategia. La prima è di fare una gara regolare e in sicurezza, che quasi sempre premia con un buon piazzamento, ma che difficilmente permette di ambire alle primissime posizioni. La seconda è una gara di attacco, corsa “a tutto gas”, con alto rischio di sbagliare, e vedersi passare in classifica dai “regolaristi”. Se mai ci fosse qualche dubbio io da sempre nelle sprint scelgo l’opzione “o la va o la spacca” e purtroppo spesso finisco nelle “basse” della classifica, facendo probabilmente sogghignare qualcuno. (Una gara però l’ho quasi azzeccata: campionati Italiani sprint 2006 a Marcesina, 9°posto )
Per le mie capacità attuali correre una gara come questo C.T.S non era affatto facile. I punti erano spesso vicinissimi fra loro, pertanto era difficile riuscire a lanciare la propria corsa in quanto si arrivava immediatamente alla zona punto successiva. A mio avviso le capacità orientistiche più importanti in questi casi sono:
- capacità di lettura in corsa e FERREO contatto carta terreno;
- uscita dal punto ben pianificata. In molte tratte appena usciti dal punto ci si ritrovava presso il successivo.
Non ho ancora queste qualità, faccio molta fatica a tenere il contatto carta terreno a grandi velocità e in centri dove c’è un cambio di direzione ogni poche decine di metri. In futuro devo cercare di migliorare molto queste tecniche specifiche.
Analizzo adesso la mia gara: in blu quello che ho fatto, in verde quello che avrei dovuto fare.
La partenza è stata discreta: punti 1 e 2 buoni.
Punto 3 primi problemi. Innanzitutto faccio una scelta (a posteriori) sbagliata scendendo in basso. Infatti stando alti si percorrevano pochi metri in più ma si diminuiva la necessità di lettura e la probabilità di commettere errori. Infatti vado lungo entrando nella laterale successiva a quella della lanterna. Classico attacco di panico da “…dove è, dove è ?!?!?”. Capire cosa è successo ed entrare nella via giusta mi costa almeno 1 minuto, ma forse più (leggerò gli split).
Punti 4-5-6 molto bene : veloce, deciso e preciso.
Punto 7 il fattaccio : forse forzo troppo i ritmi nei punti precedenti e non vedo la ovvia scelta disegnata in verde. Poco male, anche salendo non si perde molto ma mi fermo alla roccia prima di quella dove sta la lanterna… mi sembra di essere nel posto giusto…. Capisco e proseguo ma sono sopra la roccia, e non leggo bene la descrizione punto che dice chiaramente al piede inferiore. Scendo a “bomba” verso il basso e mi si gela il sangue guardando in alto: vedo la lanterna e capisco che dove mi ero fermato era a non più di 2 metri di distanza dal prisma bianco-arancio. Stima errore 2 minuti. Capisco che la gara è irrimediabilemente compromessa.
Punti 8-9-10-11 bene.
Punto 12 entro nel vicoletto prima. Arrivo sulla via principale, capisco al volo e rientro veloce al punto. Errore di 30 secondo circa.
In definitiva posso stimare che senza gli errori avrei potuto correre in circa 15 minuti e quindi in ogni caso ancora a più di un minuto dai primi (Complimenti ad Enrico che al rientro dopo qualche acciacco alla schiena è andato subito forte) . Ciò conferma la mia inadeguatezza tecnica, dovuta ai motivi sopra descritti.

Un’altra considerazione interessante : il fatto che Baccega abbia battuto Cipriani conferma la “teoria” sul tipo di sprint corsa. Non credo di dire un eresia se affermo che di corsa “pura” Andrea possa correre 1 minuto al Km più veloce del “maestro della tecnica” Baccega. Eppure è stato quest’ultimo a spuntarla.
Infine un plauso agli organizzatori : gara simpatica, buoni tracciati, bella coreografia per la partenza tipo “rally” da un palchetto. Ottimo anche il simpaticissimo Antonio Loss come speaker.
Io invece spero un giorno di poter correre una sprint di tipo “veloce”, più adatta alle mie caratteristiche.

lunedì 10 settembre 2007

La percezione della distanza percorsa

Scrivo questa sera il primo di una spero lunga serie di post sulla tecnica, nella speranza che il confronto con tanti bravi orientisti possa aiutare me, ma anche chi leggerà e scriverà, ad aumentare il proprio bagaglio tecnico.
Analizzando i miei purtroppo numerosi errori in gara ho scoperto che il più delle volte si sarebbero potuti evitare avendo una buona percezione della distanza percorsa da un punto sicuro.Una piccola parentesi matematica: in un piano, a partire da un’origine nota un punto è identificabile tramite due coordinate dette polari cioè una lunghezza ed un angolo.

Nelle gare di orientamento il terreno è rappresentato su una carta, in un piano bidimensionale, quindi partendo da un punto noto per raggiungerne un altro, dovremo impostare un angolo della direzione di corsa (nel gergo fare “azimut” con la bussola), dopodiché proseguire per un distanza che è nota in quanto si può misurare sulla carta di gara in funzione della scala della stessa.

Per quanto ho avuto occasione di sperimentare in allenamento ed in gara, non è tanto importante riuscire a stimare “al metro” la distanza, ma bensì riuscire ad avere la sensibilità di non essere ne troppo corti, e specialmente di non andare “lunghi” oltre il punto da raggiungere. Ovviamente la presenza di riferimenti intermedi supporta molto la percorrenza, ma spesso ci sono delle tratte in cui c’è davvero poco che aiuta, oppure molto che confonde (molte cose uguali vicine fra loro lungo la tratta).
Personalmente utilizzo il metodo angolo-distanza in diverse situazioni:
- punti di controllo molto vicini fra loro;
- orientamento grezzo in tratti lunghi, per raggiungere riferimenti intermedi grossolani;
- orientamento fine dal punto di attacco.
Tornando alla percezione della distanza, confrontandomi con altri orientisti ho sempre sentito due scuole di pensiero:
- Chi cerca di stimare la distanza a percezione, affidandosi alla propria sensibilità;
- Chi conta i passi.

Essendo “abbastanza nuovo del mestiere” per ora utilizzo la tecnica del conteggio, contando gli appoggi sullo stesso piede (quindi 1 conteggio equivale a due passi).
Varie prove mi hanno permesso di arrivare alle seguenti stime:
- Terreno pianeggiate e corsa molto veloce: 30 appoggi per 100 metri;
- Terreno pianeggiate su terreno sporco 35-40 appoggi per 100 metri;
- Salita pulita: 40-50 appoggi per 100 metri, in funzione della pendenza;
- Salita ripida e terreno sporco: 50-60 appoggi per 100 metri (nei casi estremi a volte anche di più).

Riporto un esempio recente (vero Rusky??) per alimentare la discussione.
La tratta è di circa 400 metri: sappiamo che dobbiamo salire 2 curve. Ci sono riferimenti, ma ce se sono molti di uguali (crocette marroni che mi direte cosa erano, ed avvallamenti). La presenza di molti oggetti e forme uguali potrebbe ingannare e quindi riuscire a stimare la distanza percorsa dal punto precedente dovrebbe dare un grandissimo aiuto, specie per evitare di inziare l’orientamento fine troppo presto o troppo tardi. In questo caso la distanza è circa 400 metri (150-160 appoggi), quindi non dovrei cercare nulla fino a quando non conto 130 passi, dopodichè dovrei rallentare la corsa ed iniziare a porre maggiore attenzione ai particolari, in quando dovrei essere in zona punto. Se arrivassi a 200 passi comincerei a temere di essere andato “lungo”.

C’è chi dice che contare da molta precisione: il mio amico Michele Candotti adotta con profitto la tecnica. Ricordo invece che parlando con l’ottimo Corrado Arduini sosteneva che contare ti “porta via” almeno il 50% della tua concentrazione predisponendoti ad altri errori. Uno dei miei maestri Andrea R, in una recente chiacchierata, mi diceva che il conteggio è la fase preliminare per sviluppare poi una sensibilità “in automatico”.
Aspetto le vostre riflessioni

mercoledì 5 settembre 2007

Vita dura a Marilleva


Domenica 2 Settembre a Marilleva 1400, si è disputata la prova individuale del Trofeo delle Regioni 2007, ma specialmente una di quelle gare (come Monteferrato) probabilmente destinata ad entrare negli annali, e in ogni caso già al centro di un "caso" nel mondo dell'orientamento.
L'oggetto del contendere è sicuramente il tipo di bosco dentro il quale gran parte degli orientisti è stata fatto gareggiare.
Nella parte alta della carta, facendo riferimento alla mia gara in categoria M21K , dopo un passaggio in un una palude non difficile da attraversare iniziava un vero e proprio "inferno" fatto di terreno sassoso veramente infame, "condito" da continui tratti pieni di ramaglie e sottobosco insidioso. Nel tratto 5-6 ho pregato il signore più volte perchè mi risparmiasse le caviglie in quanto si transitava in una zona con erba alta che purtroppo nascondeva i soliti sassi e ramaglie. Ogni appoggio era una potenziale distorsione. Anche il tratto 8-9 non era un'allegra scampagnata.
La cosa è leggermente migliorata nella zona bassa, anche se nell'arrivare alla lanterna 15, ho dovuto attraversare un tratto che definire da incubo è poco.
La discussione a questo punto non è difficile da individuare :
- ha senso gareggiare in condizioni così estreme, rischiando seri infortuni? (purtroppo mi è giunta notizia di una ragazza che si è fatta male ai legamenti, spero nulla di grave)
- il "vero" orientista deve saper transitare anche in zone così al limite dell'impossibile?
- una gara in cui chi è bravo (ma bravo bravo!!) riesce a correre ... diciamo un 50% del tempo è divertente?

Sono da troppo poco nel mondo dell'orientamento per poter esprimere dei giudizi, specie nei confronti di coloro che lavorano da una vita nel settore.
Tuttavia la libertà di opinione mi porta a dire che in questa gara NON mi sono divertito, anzi non vedevo l'ora che finisse per i seguenti motivi :
1- per gran della gara ho avuto la NETTA percezione di farmi male da un momento all'altro, pensando più ad evitare infortuni che ad orientarmi bene (nonostante questo ho teminato la gara più "grattugiato" del solito
2- ho potuto correre non per più di 10 minuti in 1h30' di gara
3- Mi piacciono le gare "dure" fisicamente, ma quando l'aspetto della resistenza si traduce nel semplice riuscire a transitare anche resistere alla fatica mi risulta un po' frustrante
4 - La carta secondo me non rappresentava bene le difficoltà di passaggio : capisco però che non poteva essere disegnata completamente in verde1!

Credo che molti potrebbero muovere appunti pertinenti alle mie affermazioni, del tipo "...ma sei tu che non sei capace di correre in quel terreno....." oppure "....se sei scarso stai a casa..."

Le diverse scuole di pensiero potrebbero davvero discutere all'infinito sull'argomento.
Mi sento di dire però che una manifestazione come il trofeo delle Regioni, l' avrei vista meglio su un terreno più semplice.
Inoltre se capiterà un altra gara in quel posto.... ascolterò i miei detrattori e me starò tranquillo a casa (le mie caviglie ringrazieranno).
Un ultima cosa : Marco Bezzi è un mio grande amico, e lo considero un ragazzo di una simpatia, una generosità ed un altruismo fuori dal comune, e mi trovo in difficoltà ad esprimere un giudizio così negativo sul campo di gara. Però dire quello che si pensa, in maniera educata e senza ipocrisia, non è certo un male.
Aspetto le vostre opinioni