domenica 30 ottobre 2011

VENICEMARATHON 2011

Dopo tanta attesa, finalmente Domenica 23 ero la via della mia sesta maratona, 20 anni dopo la prima e 7 anni dall’ultima nella fantastica cornice di New York.
Come di abitudine il viaggio di trasferimento lo ho fato di Sabato e ho scelto di alloggiare in un campeggio a Mestre, per dormire nella confortevole “suite” che è il mio ormai adorato camper… E’ come dormire, confortevolmente a casa.
Sveglia alle 5.45 del mattino e dopo il più che legittimo rincoglionimento da alzataccia selvaggia, colazione abbondante e via in autobus verso la stazione di Mestre, da dove i mezzi dell’organizzazione, in 30 minuti circa ci hanno portato a Stra. Nella descrizione passo al tempo “presente” perché così ho l’occasione di rivivere quei magnifici momenti.
La mattina è frizzante, direi senza dubbio fredda: nei pressi di Stra due termometri fuori da un bar e una banca segnano 2 e 3 gradi… fa freddo per davvero.
Per alleggerire la zavorra, una volta arrivati in zona di partenza, mi aspetta un’estenuante coda di almeno 20 minuti per andare in bagno. Manca un ora alla partenza della gara e la tensione sale. A differenza delle edizioni a cui avevo partecipato anni fa la consegna della sacca indumenti è richiesta 50 minuti prima della partenza. Ingenuamente , non pensando a un freddo del genere a ad una consegna così anticipata, non ho portato una maglia “usa e getta” ed inoltre ho dimenticato di farmi la “pettorina” con il classico sacco delle immondizie. Corro quindi il rischio di assiderami letteralmente, ma un angelo sotto forma di una graziosa ragazza vedendomi infreddolito e tremolante, mi dice che avanza uno di quei fogli termici di alluminio e me lo regala. Non ho parole per ringraziarla…. Si dice che il mondo è tutto marcio ma capita anche di imbattersi persone capaci di un semplice gesto generoso come questo. Recupero subito temperatura e le gambe danno ottimi segnali. I venti minuti prima del via sono stupendi. Un’ emozione enorme e anche l’inno nazionale suonato pochi minuti prima del via da un tocco di solennità all’evento.
Finalmente si parte… una liberazione. Corro il primo km a 4’14’’, quasi perfetto, e nel frattempo mi affianca il pace-maker delle tre ore. Una manna penso, ma i successivi due km li corre a 4’06 e 4’05, ovvero un ritmo di corsa di 10 sec/km più veloce di quello che porta ai 180 minuti di gara. Decido di rallentate anche se le gambe vorrebbero stare lì….. ma l’esperienza insegna che a fare una cosa del genere di rischia di pagare dazio, anche drammaticamente. Prendo il mio ritmo molto bene e corro regolare fra i 4’12’’ e 4’15’’, con grande facilità. Sono contento, sono in gara, sto bene, mi sto divertendo, mi emoziono un sacco nel passare in mezzo ai paesi con la gente per la strada a incitarti senza sosta. Tutto questo è LA MARATONA. Non mi pare quasi vero dato che da 3 anni penso a questo momento. Passo ai 10 km in 42’04’’, alla mezza in 1h28’56’’ .
Nel frattempo inizio a fare caso che nei tratti in cui sono scoperto e corro da solo c’è un fastidiosissimo venticello contrario. Al 25° km vedo davanti a noi un mega gruppo di almeno 70-80 corridori, che seguono il pace-maker delle tre ore…. Sono sempre a una cinquantina di metri avanti ma non riesco a portarmi sotto. Il vento contro rompe e assieme ad altri due corridori decidiamo di “chiudere il buco” e portarci sotto per godere dell’effetto “mandria”. Due ottimi km a 4’05’’ e 4’06’’ ci permettono il ricongiungimento. Lì in mezzo si sta che è un piacere, sembra quasi di essere trascinati. Manca poco al 30° km, si inizia a fare sul serio. Il parco San Giuliano a Mestre è traumatico : salitone sul viadotto di accesso, discesa, altro lungo tratto in salita per il transito al 30° km (2h’07’00’’ , in perfetta tabella), poi discesina e altra salitaccia sulle rampe per immettersi sul ponte della libertà. Le tre salite lasciano il segno. Duramente. La corsa brillante ed agile lascia il posto alle prime sensazioni di fatica. Ma ancor peggio il super gruppo si disperde e rimango solo soletto alle prese con il ponte della libertà, con il maledetto vento contro che è come una tortura. Stringo i denti ma ora la fatica è bestiale. Al 35° Km, sono ancora in corsa per il mio obiettivo ma le forze calano progressivamente. Qualcuno mi passa e cerco di attaccarmi ma non ci riesco. Al 37° km finisce il ponte con quella fatale salita che a occhio stimo in 300 metri. Nell’affrontarla a denti stretti, repentinamente mi si induriscono le fasce esterne dei quadricipiti e vado un grossa difficoltà, anche se la tenacia mi fa ancora resistere. Arrivo al primo dei 14 ponti dentro Venezia, sul canale della Giudecca e riesco a salirlo bene, ma appena attacco la discesa mi pare che i crampi debbano arrivare da un secondo all’altro. Analoga sensazione per il secondo e terzo ponte. E’ la resa per l’obiettivo delle tre ore. Dal 39° km in poi rallento e proseguo di conserva. E posso fare una cosa che non avevo mai fatto. GODERMI pienamente gli ultimi minuti di gara, guardarmi attorno, salutare chi mi incita, dare i “5” ai bambini che te lo chiedono. Il tutto fra due ali di folla festanti. E’ bellissimo, forse ancora più bello che essersi massacrarsi per fare 2h59’’. Passo il 14° ponte e come sempre , nei 200 metri finali sento dentro una gioia irrefrenabile.
E’ finita. 3h04’47’’ Entro nel tendone spogliatoio e mi cambio con una splendida vista sul mare. E provo quella strana sensazione di felicità-malinconia che ti accompagna quando un grande evento che volevi vivere a tutti costi è ormai finito. Non so ancora se è stata la mia ultima maratona, l’idea era quella anche se sono certo che smaltite le emozioni le sirene tentatrici si rifaranno sentire . La verità è che il tempo da dedicare alla preparazione è sempre meno. E trovarlo comporta sacrifici ancora maggiori che fare l’allenamento stesso. Se sarà stata l’ultima, sarà comunque stata bellissima. 20 anni dopo la prima, forse si è chiuso un ciclo. Ammetto che al pensiero mi prende un groppo in gola. In fondo al mio cuore spero un giorno di riuscire a cambiare idea.

domenica 9 ottobre 2011

Venicemarathon... countdown

Ormai ci siamo, mancano solo 2 settimane e la preparazione è praticamente completata.
Negli ultimi 14 giorni infatti il programma classico della preparazione per la maratona prevede uno scarico attivo, con prevalente attività di mantenimento.
Oggi ho concluso l'ultimo lunghissimo di 30 Km, che fa seguito a un bel filotto nelle ultime settimane fatto di 30, 24 , 34 , 27 (con mezza di Trento), 22 Km.
Oggi ho avuto un buon riscontro alla distanza e sono ottimista sul fatto di terminare bene la gara. La sfida è contro il muro delle 3h, e credo che sarà parecchio difficile, ma di certo ci voglio provare.
La cosa più bella è questo feeling di attesa che cresce giorno dopo giorno. Non vedo l'ora di essere al via, lungo le ville venete, nel parco San Giuliano, sul ponte della Libertà, lungo il canale della Giudecca, sopra il ponte di barche sul Canal Grande, nel "giro d'onore" in Piazza San Marco e infine al traguardo.... nello stesso identico punto dove è solitamente il traguardo del MOV. E' questa è la prova migliore che ho fatto bene a lanciarmi in questa avventura.

domenica 18 settembre 2011

MARATONINA DEL CONCILIO 2011

Ultimo test in gara prima di Venezia, mi presentavo a questa gara senza immaginare quale sarebbe stato il destino che mi aspettava.
Le previsioni Meteo facevano pensare a una di quelle giornatacce infami per una manifestazione sportiva all’aperto ma Giove Pluvio ha avuto davvero un occhio di riguardo per i circa 800 partenti nella mezza maratona (più quelli della non competitiva che non so quanti fossero) concedendo tempo asciutto giusto per la finestra temporale della gara.
Incoraggiato da questo benevolo segnale del destino un po’ di ottimismo si è fatto largo nei miei pensieri, anche se le gambe nel riscaldamento non sembravano rispondere al meglio.
Folta la partecipazione di orientisti al via: Silvano Daves, Emauele Piva (aspiranti maratoneti), Michele Bridi, Michele Giovannini, Luca Frioli, Dario Pedrotti oltre al “top runner” primierotto Giancarlo Simion.
Decido di provare a partire a 4’00’’/Km e per i primi 5 km sono una macchina, infatti passo in 20’00’’ esatti ai 5 Km. Al cavalcavia della Valsugana in viale Verona vedo Dario e misuro il distacco: 30’’ in poco più di 3 km. Spero che sia in forma perché sta tenendo un bel ritmo. Come sempre la prima parte di gara scorre via tranquilla, e cerco di correre in maniera meno dispendiosa possibile, viaggiando sempre attorno ai 4’00’’/Km con qualche parziale anche leggermente più veloce. Il cronometro ai 10 Km segna 39’40’’ e quindi viaggio con 20’’ di vantaggio sulla tabella di marcia, ma la cosa migliore è che le sensazioni sono abbastanza buone. Verso i 15 km si transita sul cavalcavia di Via Degasperi e non è un passaggio indolore in quanto accuso il colpo per 2-3 minuti buoni in uno dei momenti più delicati della mezza. Viale San Severino è durissimo: si transita in due sottopassaggi che nella fase di risalita mettono a dura prova la forza di volontà. Arriva il suggestivo passaggio nelle gallerie di Piedicastello, e correre quasi al buio mi scombussola un po’ e segno il parziale più lento della gara in 4’08’’. Mancano 3 km alla fine: sono i 3 km della volontà, del sacrificio, della resistenza alla fatica che inizia ad attanagliarti senza pietà. Le ulteriori salite al ponte di San Giorgio e al “tombone” prima di curvare a destra in Via Segantini sono delle autentiche rasoiate alle gambe e tenere il passo costa tantissimo. Il cronometro però indica parziali da 3’57’’ e allora la voglia di lottare rimane viva. Si arriva al passaggio dei 20 km, ormai è fatta anche se un addetto al percorso non mi segnala un bivio e mi “ciuccio” 10 metri di “errore” oltre alla mazzata del “dietro front”. Ma ormai il dado è tratto, il passaggio in via Manzoni e l’ingresso in piazza Duomo sono il giusto e dolce premio per le fatiche sopportate. IL mio cronometro segna 1h23’52’’ , confermato dal “real time” del servizio cronometraggio.
Ho corso quindi in circa 1’10’’ più lento rispetto a Verona in Febbraio, ma forse questa prestazione vale tuttavia di più per vari motivi. Il primo è il percorso: apparentemente facile ma in realtà reso duro da, secondo una stima sommaria, circa un centinaio di metri di dislivello. Il secondo è che nelle ultimo mese la preparazione è stata quasi nulla per i guai di cui al post precedente. Ora mancano 5 settimane a Venezia, tutte da dedicare agli allenamenti “lunghi”. Di certo sarà molto dura ma la gara di oggi mi ha dato non poco morale per affrontarla.

lunedì 29 agosto 2011

NON PROPRIO BACIATO DALLA FORTUNA

Ho bisogno di sfogarmi un po’…
Gli ultimi tre mesi prima di una Maratona sono quelli decisivi. Se si parte da una buona base aerobica e non da zero, la finalizzazione può essere eseguita proprio negli ultimi 90 giorni, che per me iniziavano il 23 Luglio, ma da allora, e anche prima, è stato un susseguirsi di disastri che stanno mettendo in dubbio anche la sola partecipazione.
Quando sono tornato dalla prima settimana di vacanza al mare, il 2 Luglio sera a Pergine c’erano 12 gradi di temperatura. Ho avuto la brillante idea di scaricare il Camper la sera stessa in canottiera, e a causa dello sbalzo termico ho preso uno dei raffreddori più violenti di sempre : risultato la necessità di una settimana di antibiotici con relativa “botta” sul fisico nei successivi allenamenti.
Il 24 Luglio, con limitazioni sull’allenamento di cui sopra, ho corso la Dolomites Skyrace, come molti di voi sanno in condizioni molto difficili per un forte maltempo, tanto che per la prima volta non si è nemmeno salita la forcella Pordoi. La discesa ha poi lasciato il segno, tanto che per un bel pezzo un ginocchio ha scricchiolato (un vecchio problema ci condropatia rotulea) e mi ha impedito di correre al meglio, tanto che nella successiva O-Marathon degli altipiani sono stato limitato da questo problema.
Con un po’ di accorgimenti (ghiaccio, potenziamento vasto mediale, periodo di scarico) finalmente il problema al ginocchio si è risolto e così avevo iniziato a fare qualche lungo. Con gli ultimi giorni di Agosto però era iniziata una perenne stanchezza, quasi inspiegabile. Anche correre poco e piano risultava proibitivo, e non capivo il perché. Ieri ho corso a Passo Coe il campionato Trentino a staffetta. Da metà gara in poi ero in affanno bestiale e nel dopo gara tremavo come una foglia. Meditavo già di andare a fare le analisi del sangue quando….. nel cambiarmi mi sono tolto la maglia di gara e all'improvviso ho visto su petto e schiena decine dei classici puntini della varicella. La cosa sorprendente è che la sera prima non ve ne era traccia… avevo controllato perché mia filgia manifestava i primi sintomi. Questo mi ha dato delle spiegazioni sulla fiacchezza dei giorni precedenti (ho letto che la malattia ha un incubazione di 15 giorni circa prima di manifestarsi) , ma però mi ha dato una bella mazzata sui miei propositi per correre a Venezia i 42 Km il 23 Ottobre. Almeno in modo decente.
Bene inteso che nella vita possono capitare guai ben peggiori, questa serie di “sfighe” di certo non fa bene al morale. Leggo poi che il post varicella, specie per chi contrae la malattia in fase adulta può essere accompagnato da forte debolezza. Siccome i medici quando gli parli di sport storgono il naso, chiedo anche se qualcuno di voi ha fatto la varicella in fase adulta e ha un ricordo se una volta passata la fase acuta poi è riuscito a riprendere la preparazione sportiva senza grossi problemi.
Io intanto devo fare i conti con un prurito bestiale quasi ovunque (solo le gambe per ora sono risparmiate) un po’ di febbre e un attapiramento da record. Speriamo passi tutto prima possibile e che le conseguenze non siano troppo impattanti.
Certo anche un po' di buona sorte non farebbe male…con questo post la invoco un po' per Venezia. Ora come non mai devo ripetermi "barcollo ma non mollo". Passerà anche questa, e che sia l'ultima per un po' di tempo.

martedì 7 giugno 2011

UN BLOG CHE NON HA PIU’ SENSO

Ormai sono convinto. Questo blog non ha più senso.
Nelle mie intenzioni questo gioco aveva lo scopo di instaurare un dialogo basato sul confronto di idee e condivisione di emozioni con gli altri orientisti che avevano la passione della navigazione sul web.
Invece l’evidenza dei fatti è che i post sono diventati un monologo personale che fa supporre a molti la volontà dell’autore di autocelebrarsi, peraltro non avendone titolo essendo orientista di serie B. Quasi inutile dirvi che l’ultima delle mie intenzioni era questa.
La cosa strana è che che basta che qualcuno intraveda anche la minima possiblità di una polemica che gli interventi abbondano e diventino decine.
Stando così le cose, la voglia di portare avanti questa specie di giocattolino, sta un po’ alla volta scemando. E dato che ci sono tanti bravissimi Ori-Blogger che allietano le nostre web-letture il materiale non verrà a mancare in ogni modo. Siccome scrivere mi piace, è arrivata l’ora di tenere un ori-diario personale, da rileggere nell'intimità per migliorare e fare tesoro delle esperienze visssute. Magari ogni tanto mi tornerà la voglia di pubblicare qualcosa. Il pistarolo vi saluta.

domenica 5 giugno 2011

TONEZZA, una gran bella gara

Il viaggio nel vicentino è stato davvero un buon investimento. Questo campionato Veneto long mi è piaciuto moltissimo. La gara è stata molto impegnativa ma varia, con alternanza di tratte e tipi di terreno però sempre corribili.
Vorrei fare un elogio a Tiziano Zanetello per una frase che mi ha detto durante una chiacchierata prima della partenza e che riassumo: in una gara valida le lanterne non devono essere necessariamente nascoste ossessivamente. Tiziano ha partecipato a diversi mondiali all'estero, e nelle gare più belle le lanterne erano visibili da distanze ragionevoli. Sono davvero in sintonia con Tiziano!
Non annoio nessuno commentando la mia gara, rovinata da un assurdo errore al punto 7 dove mi sono fatto "fregare" dalla depressione appena dopo il sentiero scambiandola per quella successiva. E dire che c'era una "pistarol-strategy" da manuale prendendo i sentierini che portavano diritti al punto. Senza quell'errore poteva essere podio.
Infine sono molto contento che Dario sia tornato alla vittoria: il suo morale ne aveva bisogno e vista la passione che ci mette se lè meritata tutta, inoltre con un riscontro cronometrico di tutto rispetto.

sabato 21 maggio 2011

CAMPIONATI ITALIANO MIDDLE 2011 – FINALE

I campionati middle sono molto particolari. Corse le qualificazioni occorre subito archiviare la prima giornata per concentrarsi sulla seconda. Non so dire se mi sentivo appagato per la qualificazione, per l’idea che l’infame pistarolo orientista di serie B fosse in finale A, però la mia carica agonistica non era “a mille”. A calare l’entusiasmo ci si è messo il nubifragio che ha flagellato Asiago nelle ore precedenti la partenza. Nel chilometro percorso a piedi dal parcheggio alla colonia presa come base dal Trent-O (mai scelta fu più santa di questa), nonostante l’ombrello avevo la sensazione che qualche dispettoso vigile del fuoco mi stesse puntando addosso un idrante. Arrivato all’edificio ero già bagnato fradicio.
Qui è iniziata una divertente ricerca di una soluzione per proteggersi parzialmente dall’acqua e riuscire a vederci qualcosa. Ho deciso per una buffa combinazione di berrettino di lana e cappellino da baseball sopra. Non deve essere stato un bel vedere ma con tutta l’acqua che scendeva almeno funzionava.
Pronti via:
1 – Ideale per una prudente partenza “pistarolinfamstrategy”, sentiero fino alla traccia sulla destra, e salita in direzione alla buca. Buona partenza!
2 – Impiego un attimo a capire se si tratta di avvallamento o naso. Ho la buona idea di guardare la descrizione punto e in direzione arrivo all’avvallamento.
3 – L’attenzione cade su quella buffa sequenza di cocuzzoli, che però non individuo subito stando troppo a sinistra. Quando me ne accorgo e trovo la serie di cocuzzoletti arrivare al punto è facile.
4 – Punto alla curva del sentiero dove forma una specie di asola dividendosi in due. Da li dentro in bussola. Non la trovo subitissimo, ma dopo un po’ punzono.
5 - “pistarolinfamstrategy” ancora. Sentiero principale in uscita, fino al bivio del sentierino che sale, alla curva dentro e bingo subito. SO già che i puristi inorridiranno, ma faccio tutto molto in fretta, ad un ottimo ritmo e soprattutto in sicurezza assoluta. Infame sono e da infame devo agire!!
6 – Me la gioco bene: sentiero fino al sasso di lato, salgo per gli altri due sassi e poi dentro salendo un attimo. Beccata subito. Sto andando bene, forse rischiando un po’ nel senso di non fare grandi controlli… ma è una finale. Ci sta.
7 – Rampone in salita in direzione. Sono un po’ corto ma poi me ne accordo. Vedo sopraggiungere da dietro Fabio H.
8 – Costone: lo faccio molto bene. Riesco a vedere il sasso sulla traiettoria e la canaletta attraversata.
9 – Corro in picchiata verso il sentiero in basso due curve sotto il punto. Poi risalgo. Fabio taglia più di me e mi sorpassa
10 – 11 – 12 In direzione. Alla 11 arrivo prima io, alla 12 Fabio mi corregge una deviazione a sinistra di una decina di metri
13 – La fine della mia gara. Mi dimentico di essere il pistarolo infame e che alla fine del giallino c’è un invitante sentiero che in prossimità di una curva porta al punto… che è carogna non poco. Buca nel verde… anche piccola e con la lanterna che non sbuca fuori. La non infamia mi punisce: voglio salire dall’avvalamentino che mi pare di riconoscere ma col senno di poi non ne sono sicuro perché mi ritrovo parecchio a destra. Non trovo nulla. Dopo un po’ vedo una sequenza di buche e mi rilocalizzo. Provo ad attaccare il punto ma non lo trovo. Purtroppo non c’è nessuno in zona. Focalizzo che vagare a vuoto non serve a nulla. Esco al sentiero, alla curva prendo la piccola traccia e arrivo con facilità al punto carognetta. Per la prima volta in due giorni ho tentato di fare il brillante e non il pistarolo…. Ed ecco la punizione. Perdo parecchio, e ho un forte crollo motivazionale.
14 – Sentiero fino al tornantone e dentro facile
15 – Secondo pasticcio della giornata. Il punto mi appare molto infido e non mi sbaglio. Cerco qualcosa di evidente e la mia attenzione ricade su una depressione con ben (e dico ben!!!) 3 CDL vicino al punto. Mi immagino una voragine facilmente identificabile. Parto in direzione con l’idea di deviare un po’ a destra per prendere la super depressione…. ma non becco una bella peppia…. Non riesco a capacitarmi di non vedere una cosa che nella mia mente è molto profonda. Alla fine vagando arrivo in zona 16 dove passa Rigoni a 1000 all’ora. Vedo il codice 80 e capisco che devo tornare indietro alla 15. Lo faccio e rimando deluso e incredulo nel vedere che quella che mi ero immaginato una voragine è una buchetta piuttosto sfigata. Rudy de Ferrari nel viaggio di ritorno fatto insieme, da cartografo, mi spiega in maniera esemplare il motivo per cui sono rimasto ingannato. La prima CDL in un piano rappresenta il cambio di pendenza, la successiva i 5 metri e poi a volte si rappresenta il fondo con un altra. Interessante, molto interessante. Grazie Rudy per la lezione: io contraccambio prevedendo (e azzeccando in pieno) la Sampdoria in B già dalla serata. Un vero piacere per un accanito tifoso Genoano. (Permettetemi di bullarmi di aver anche pronosticato una facile vittoria di Trento su Cuneo nel V-Day di pallavolo)
Le lanterne successive le faccio al trotto, svogliatamente e senza più la minima motivazione. Difatti alla 19 riesco a girare per credo almeno 3-4 minuti per cercare quel cavolo di sasso.
La gara finisce e la doccia calda immediata è una cosa che definire sublime è poco.
Questa la storia della mia finale A da orientista di serie B.
Al prossimo post un po’ di considerazioni sulla due giorni

domenica 15 maggio 2011

CAMPIONATI ITALIANO MIDDLE 2011 – QUALIFICAZIONI

Finalmente i "Middle". La mia gara preferita perchè mi piace davvero il clima di suspense che si crea con la formula delle qualificazioni e delle finali. Arrivo all'appuntamento galvanizzato dalla buona prova di Avelengo e ho una voglia matta di confermare un certo tipo di crescita tecnica e sopratutto mentale.
In partenza mi sento particolarmente tranquillo, ma specialmente felice di essere al VIA. Ecco al sequenza della gara
1 : Piano piano per entrare in carta. Dentro nel sentierino, dopo la curva a sinistra dentro in zona punto. Il terreno ha una forma che mi pare più articolata della semplice depressione nel verde, ma forse ero nelle due buche di lato. Lo capisco e trovo subito la lanterna
2 : In direzione veloce verso il prato e in particolare verso il punto di attacco (PDA) incrocio dei recinti. Da li facile a destra verso il terrazzino
3 : Facile : salgo sulla collinetta e scendo sul suo crinale.
4 : PDA sarà la collinetta con l’oggetto particolare e in più vi passa un sentiero. Dovrebbe essere facile trovarlo navigando a bussola: infatti lo trovo subito. Dal PDA alla lanterna è un gioco da ragazzi
5 : primo punto di scelta. Si potrebbe attaccare dal sentiero sopra o da quello sotto. Scelgo quello sopra perché la strada è più breve. Corro guardando a destra cercano la depressione PDA . La vedo , punto la bussola e la lanterna è sulla mia traiettoria con una precisione che mi sorprende. La cosa da morale.
6 : Scelgo la sicurezza assoluta allungando sicuramente dalla migliore traiettoria: Aggiro il recinto, entro nel sentiero e alla curva entro in direzione. Sono proprio uno schifoso pistarolo… ma la lanterna mi si presenta davanti, anche correndo spedito. Io la saluto e la ringrazio per l’ospitalità.
7 : Non trovo un PDA. Punto la bussola e non vendendo nulla intorno spero di beccarla. Semmai mi fermerò sul pianoro. Ma oggi gira bene e mi finisce in faccia.
8 : tratta lunga = guaio grosso. Spesso è così. Pistarolo sono e pistarolo sarò sempre , ergo mi adeguo. Attraverso i due sentierini per portarmi sul sentiero grande, arrivo al bivio e mi porto sull’altro sentiero che porta al punto , PDA. Di li facile poco più di 100 m in curva di livello (CDL). Sono davvero curiosissimo di vedere gli split dei grandi tecnici orientistici se con le loro linee ideali hanno fatto un tempo migliore dell’infame pistarolo.
9 e 10 : bussola, con un po’ di timore perché la zona è infida. Per fortuna tutto bene.
11 : l’unica tratta problematica della giornata. Punto la depressone a destra della linea rossa, ma poi cado malamente a terra. Stefano Z. da gran signore passa per chiedermi come sto. Rispondo bene e riparto, ma non soddisfatto di essermela cavaa senza danni ricasco letteralmente di faccia. Mettendomi la mano sul naso per la botta vedo sangue dappertutto. Per un attimo mi preoccupo ma dopo un check generale pare che non sia nulla di grave. Però perdo la concentrazione e riparto a caso, dimenticando cosa avevo pensato di fare. Risultato, mi muovo alla confusa in un tratto di carta infido. Quando decido di uscire sul sentiero dopo passa Andrea R. che mi esorta a non stare fermo, esattamente nel momento in cui avevo preso la stessa decisione. Oggi “butta” proprio bene. “Superinfampistarolstrategy” : esco sul sentiero di fronte, prendo il sentierino che avvicina, e in meno di un minuto posso accarezzare il prisma codice 57. Essere infami oggi pare pagare bene.
12 : il punto che mi da la maggiore soddisfazione della giornata. Esco sul sentiero fino alla “S”, salgo in direzione fino alla collinetta, raggiungo il sentiero sulla piccola depressione e scendo centrando in pieno il muretto dove la lanterna mi sorride. E io contraccambio con gioia.
13 : 100 m in CDL e il punto è lì
14 : Noto la possibilità di scendere sul prato o prendere il sentiero a destra. MI piace di più l’idea di correre un po’ in zona aperta, costeggio il recinto fino alla sua seconda risega che è PDA, 60 metri in bussola e centro anche questa volta. Mi sforzo di non pensare che sta andando bene, dato che quando lo si pensa di solito no succedono buone cose….
15 : in sicurezza punto il rudere PDA, e risalendo in direzione verso la collinetta il gioco è banale.
16: oggi la pistarolinfamia non tradisce, pertanto scendo al sentiero parallelo alla macchia di verde2 fino al sentiero. Da lì so che basta muovere le gambe in quanto il punto è appena a destra della traccia
17 : meno di 100 m in bussola. Con un po’ di cagozzo di sbagliare dato che è l’ultima proseguo al passo e con sollievo il prisma mi viene incontro
18 : giù a bombazza alla 100 e ho quasi la tentazione di passeggiare allo sprint in quanto in cuor mio mi sento certo della qualificazione. Per deformazione professionale non ce la faccio e accenno un cambio di passo al limite della dignità.
Ho trovato questa gara una delle più belle dei miei quasi 10 anni di orientista. Forse anche perché per la prima volta ho retto mentalmente per tutta la gara, senza sbagliare davvero niente, a parte alla 11 dove mi giustifico per aver insistito con determinazione a voler accarezzare il suolo con la mia faccia per ben due volte. Al di la di questo il tracciatore, più volte ha dato la possibilità ai concorrenti se sfruttare la tecnica o la velocità di corsa, o a volte entrambe. Inoltre si è potuto provare il piacere di correre su di una carta decisamente tecnica senza per forza doversi massacrare caviglie , gambe e braccia
Per il mio morale sportivo un’enorme, davvero enorme soddisfazione per aver dimostrato a me stesso che anche su una carta da tutti riconosciuta tecnica ho fatto qualcosa di buono.
C’è un solo problema… l’orientista di serie B, pare essersi qualificato comodo comodo per la finale A. Eh bhe, allora c’è qualcosa che non va. Io vorrei quasi autodenunciarmi e scusarmi per lo sbaglio, per restituire piena dignità alla competizione.. Decido per un atteggiamento integralmente omertoso e spero che nessuno se ne accorga. Pur non spifferando nulla in giro il computer dell’Erebus deve riuscire a fare una telelettura del mio cervello e cerca di mandare tutto all’aria bloccando la procedura informatica dei risultati. Porcaccia…. lo sapevo che non lo dovevo fare….. guarda che casino che ho combinato!!! Il panico dura fino a tarda sera quando apprendo via SMS che sono in finale con addirittura il quinto tempo.
Anche nell’orienteering, evidentemente, non c’ è più religione…..

domenica 8 maggio 2011

CAMPIONATI TRENTINI MIDDLE 2011

LE STRANE VICENDE DELL’ORIENTEERING

Arrivavo a questo appuntamento dopo alcune prestazioni non molto convincenti e leggendo qua e là mi veniva presentata una gara estremamente tecnica, di quelle proprio toste. Per me infame pistarolo e orientista di serie B pareva mettersi proprio male, me ne ero convinto.
L’orienteering però è uno sport che per le sue quasi infinite variabili risulta difficilmente inquadrabile e pronosticabile, anche rispetto alle proprie prestazioni.
Alla partenza la prima cosa che balza all’occhio è che si correrà solo su metà carta rispetto alla stampa, in un terreno molto ricco di particolari, forme e fitti sentieri, e leggere in corsa veloce sarà veramente difficile.
Forse essere un “originally” orientista di serie B mi ha fatto impostare la gara da inqualificabile pistarolo, prediligendo il più possibile la percorrenza su sentieri, che essendo appunto molto fitti fornivano efficaci punti di attacco alle lanterne (oltre a permettere una maggiore lettura nei tratti sicuri).
Così correndo, e per fortuna con la testa ben collegata alle gambe, ne è venuta fuori forse la migliore mia gara, dal punto di vista tecnico, della stagione.
Certo non sono mancati degli errori: al punto 7 non ho visto il primo sentiero finendo lungo fino a incrociarne uno più avanti con la fortuna di trovare la lanterna 17 che ha permesso un rapidissimo riposizionamento. Al punto 13, pur con un buon attacco sono andato al pascolo in zona punto ma per mia fortuna ho attuato quello che mi impongo sempre di fare “a secco” e purtroppo quasi mai rispetto: dopo qualche minuto di “dispersione” ho riattaccato la lanterna da un altro punto (il tornante in basso), con il risultato di trovarla praticamente subito. Totale errori circa 6-7 minuti che detta così possono sembrare (anzi lo sono) tanti ma alla luce delle difficoltà avute da molti e della classifica finale paiono accettabili. Inoltre facendo quell’inutile gioco di valutare la prestazione senza errori, forse per la prima vota in una gara tecnica non sarei stato lontano dai “big” oggi presenti in massa alla gara.
Qualche nota di cronaca. Per rimarcare quanto è stano il nostro sport; sulla lanterna 3 diversi concorrenti hanno perso un bel po‘ minuti, tanto che nei discorsi del dopo gara molti supponevano che ci fosse qualcosa che non andava o nella carta o nel posizionamento del punto. Io orientista di serie B, quel punto l’ ho trovato subito e senza difficoltà (sentiero fino al bivio con il sentierino trasversale nel giallo, dentro in direzione passando per la prima roccia e poi zona punto). Oggi mentre riposavo nel pomeriggio mi domandavo… ma se tutti hanno avuto problemi quel punto io l’ho trovato solo per fortuna, magari sbagliando e individuandolo per puro caso? Oppure una volta tanto sono stato bravo e ho fatto le cose giuste? Chi lo sa….. il dubbio mi rimane.
Un’altra cosa singolare è che, dato che la mia bilancia orientistica “piega” dalla parte atletica, rispetto a quella tecnica, spesso mi capita di fare buone gare proprio nelle gare considerate estremamente tecniche. Molti mi diranno … eh bè certo….capita perché sei costretto ad andare piano! Però se vedi la velocità supersonica alla quale il “Cip” è uscito dal bosco, se si vuole provare ad avvicinare i top, occorre provare anche a far girare le gambe.
L’analisi in realtà è forse ancora più interessante: ci sono gare in cui per andare bene occorre la lettura fine ed estremamente attenta e oggi era uno di questi casi: in tali situazioni credo di essermela sempre cavata abbastanza bene. Ci sono poi altri tipi di gare in cui è richiesta una capacità di lettura meno fine ma efficace in corsa veloce, forse più semplificata a discapito di velocità di percorrenza maggiori: forse è in questo ambito che devo maggiormente migliorarmi.
Poi ci sono le gare tipologia “long”, in cui teoricamente il lato fisico dovrebbe risaltare maggiormente e anche la lettura avere una “densità” molto minore rispetto ad una middle dove i punti sono molto vicini fra loro e le pause nella lettura della carta praticamente non esistono: forse è in queste gare che sento di avere il potenziale maggiore anche se in realtà non lo ho quasi mai espresso.
Adesso arriva l’elettrizzante week-end dei middle nazionali con la formula che a me piace tantissimo delle qualificazioni e delle finali. Obiettivo da centrare è ovviamente quello della finale … e se centrato poi fare una gara migliore possibile perché onestamente in quel contesto sarò solo un comprimario. Ma per un orientista di serie B, essere nella finale A sarebbe già quasi un impresa da circoletto rosso.

martedì 3 maggio 2011

Lessinia O-Marathon

Ho sempre amato le gare "lunghe". Non so bene il perchè ma sono quelle che più mi avvicinano al concetto di avventura e di sport epico. Sia che si parli di Maratona nella corsa, Marcialonga nello sci, SkyMarathon e più di recente Orienteering Marathon. Forse perchè in queste gare hai molto tempo per pensare, perchè a volte devi lottare contro la fatica (quella dura), forse perchè quando arrivi al traguardo hai la sensazione, al di là della tua posizione in classifica, di avere fatto qualcosa che ti gratifica pienamente non solo come atleta in quanto per arrivare in fondo devi chiedere a te stesso non solo un impegno fisico ma anche caratteriale. Con questa voglia di avventura Domenica mattina alle 10.20 ero sul pullman che da Bosco Chiesanuova mi portava, a 8 km di distanza, alla partenza della Lessinia O-Marathon 2011. Già il viaggio sul pullman, fatto assieme a tutti i partecipanti è stato molto stimolante perchè mentre si proseguiva l'avvicinamento alla partenza non si poteva non pensare che si sarebbe tornati indietro con le proprie gambe. Una specie di rivincita sui mezzi motorizzati.
Alle 11.00 il via: i primi punti, i più tecnici mi hanno messo un po' in difficoltà anche perchè l'alternarsi di zone gialle e zone sassose richiedeva una certa attenzione nell'interpretazione della carta. Rifiutando come sempre la logica del "trenino" mi sono orientisticamente alimentato con "farina del mio sacco", e al punto 4 , apparentemente non difficile, sono caduto in uno dei miei soliti black-out che mi hanno fatto perdere inspiegabilmente una decina di minuti (stima a sensazione). Chi legge questo blog sa che mai cerco scuse, ma questa volta credo che oltre ai miei limiti ci sia messa di mezzo anche una buone dose di scarogna nera dato che il mio GPS segna 3 passaggi a pochi millimetri dal centro del cerchio della lanterna.
Dal punto 4 in poi, forse mi sono liberato del peso psicologico del "solito" errore e ho iniziato una seconda gara. A parte qualche imprecisione alla lanterna 7 e qualche secondo perso qua e la mia prova è filata liscia liscia e ho avuto tutto il tempo di godere per una gara di orientamento che definirei meravigliosa. E' un gusto personale ma correre alternando tratti aperti e veloci, a tratti di precisione più lenti senza dovermi massacrare caviglie e grattugiare la pelle, è il mio massimo piacere orientistico. Zonori ha fatto un lavoro eccellente nella tracciatura alternando fisicità e tecnica, tratti lunghi a tratti corti, distribuendo bene il dislivello tanto che non mi è nemmeno sembrato di avere superato oltre 400 m di salita.
Anche al traguardo il clima era molto disteso e gioviale, rendendo la giornata davvero piacevole. Nonostante le 2h17' di gara non ero nemmeno particolarmente stanco. Come al solito devo portami a casa un pizzico di rimpianto per l'erroraccio senza il quale avrei potuto giocarmi la gara con i primi classificati: chissà forse è il mio destino anche se spero un giorno di trovare l'approccio mentale giusto per evitare questi isolati vuoti. Ma è stato tutto molto bello lo stesso e quindi un sincero grazie al Lessinia Orienteering.
Spero di poter essere al via anche delle prossime due manifestazioni di questo tipo, previste in Val dei Mocheni e a Folgaria.

sabato 23 aprile 2011

MA PERCHE'....

quando riguardo le gare già fatte, il 95% delle tratte mi sembrano di una semplicità tale che sbagliarle pare richiedere un discreto impegno?

lunedì 18 aprile 2011

CAMPIONATI ITALIANI SPRINT 2011 E 2a PROVA COPPA ITALIA

CAMPIONATO ITALIANO SPRINT 2011
Su questa gara, data la mia pessima prestazione mi auto-prendo il permesso di sorvolare. A volte capita di non entrare proprio in gara e così è stato, non c'è nulla da commentare. Non posso non essere felice per il mio grande amico Michele che con una gara pazzesca ha vinto il titolo lasciando non uno qualunque come Roberto Pradel a oltre un minuto: standing ovation!
2a PROVA COPPA ITALIA
Le premesse della vigilia mi avevo preoccupato un po' nel senso che ero rassegnato a correre su una carta copia della 1a prova di coppa italia. La gara però non si è dimostrata tale perchè era vero che alcuni punti erano in zone impegnative, ma molte altre tratte erano molto corribili, rendendo le zone "scomode" accettabili. A mio avviso il tracciatore è stato davvero bravo perchè ha alternato tutti i tipi di orientamento e tratte (specie in lunghezza e direzione), sfruttando al massimo una carta che di per sè non offriva molte possibilità.
SERIE B
E' la mia attuale classificazione di orientista (come un simpatico anonimo mi ha correttamente catalogato dopo che avevo scritto che gareggiare su sassi e dentro rovi non mi piace). A scanso di equivoci lo scrivo con il sorriso sulle labbra, senza fini autocommiserativi, solo osservando serenamente la realtà. I Rigoni, Dalla Santa, Corona, Cipriani, Pedrotti, Casagrande sono oggettivamente di un'altra categoria. Nonostante il mio impegno negli allenamenti atletici e quest'anno anche nella ricerca di un approccio tecnico e mentale alla gara che mi consentisse di fare un salto di qualità non riesco nemmeno ad avvicinarmi alle loro prestazioni. Lo dico essendomi divertito molto in queste due giornate perchè questo sport è davvero meraviglioso. Ho ancora una gran voglia di gareggiare per vincere la sfida, ormai solo personale con me stesso, nel riuscire a fare delle gare "pulite". Però oggettivamente non posso pensare di lottare per le posizioni di vertice nelle gare nazionali, senza ipocritamente negare che la cosa mi farebbe assai piacere. Essere sportivi è anche sapere riconoscere con serenità che ci sono altri migliori di te. Posso non essere un grande orientista, ma cerco di essere un atleta leale con me stesso e soprattutto con gli altri: per questo anche un nono posto "farina del mio sacco" può avere un gran valore.
ORGANIZZAZIONE
Giù il cappello di fronte agli amici dell'Orienteering Prealpi, Orienteering Miane e l'Orienteering Tarzo.
Gare interessanti che hanno valorizzato i migliori atleti, logistica ultra lusso, cura del dettaglio come ad esempio gelato per tutti a fine gara sabato..una vera chicca!!, indicazioni pre gara minuziose, classifiche e split time pubblicati immediatamente. Uno standard organizzativo così sfiora davvero la perfezione.
A livello personale un particolare ringraziamento per il percorso alla corda con premio medaglia per i bambini: ho visto in mia figlia una grande gioia e la sera del sabato era tanto "presa" che non vedeva l'ora che arrivasse il giorno dopo per farne un'altra. Forse è anche attraverso queste piccole attenzioni che si possono attirare i piccoli alla nostra disciplina.
LA PROSSIMA
Ora mi aspetta la O-Marathon della Lessinia. Il mio obiettivo stagionale dichiarato è fare bene nelle tre manifestazioni Ultra-Long in calendario. Comunque vada sono certo che sarà bellissimo.

domenica 3 aprile 2011

OLTREBRENTA – 1° prova coppa Italia 2011

PM…. il risultato di giornata. Quello che nessun orientista vorrebbe sentirsi dire dopo aver scaricato i suoi dati Sport Ident all’arrivo. Passati i primi 20 secondi di incazzatura solenne, anche perché la lanterna saltata era la penultima a 70 metri dalla 100, e analizzando bene la trappola che si è venuta a creare sulla carta credo che non posso prendermela più di tanto in quanto è stato un errore che può capitare di commettere. Meglio di certo era punzonare anche quella lanterna, ma il mucchio di punti disegnati in pochi centimetri di carta mi fornisce una certa giustificazione.
La gara, ottimamente organizzata nella logistica e con percorsi estremamente tecnici, si è svolta su un tipo di carta che proprio non riesco a digerire. Possibilità di corsa molto limitate da un terreno estremamente disconnesso e gran parte della navigazione in zone verdi dove a causa della mia scarsa abilità, la principale preoccupazione è non prendere una ramata in faccia o non procurarmi una distorsione alle caviglie. A molti questo piace, a me che non sono un “duro” purtroppo non piace affatto. Le mie gambe e braccia grattugiate nonostante un abbigliamento protettivo specifico se potessero questa sera mi manderebbero affffa…nzumm
Considerando il tempo che ho fatto segnare (1h esatta) sarebbe da “integrare” con non più di 20 secondi per punzonare la lanterna 18 che ho saltato, non posso essere del tutto insoddisfatto della prestazione, considerato che da quel bosco qualche anno fa non sarei uscito vivo.
I miei errori si sono concentrati alla lanterna 2, e ci può stare, perché il punto era oggettivamente difficile: buca nel verde (il tipo di punto più subdolo dell’orientamento) senza alcun punto di attacco significativo. Lanterna 5: qui pascolavano nell’ordine : Denis Dalla Santa, Enrico Casagrande e … ebbene sì incredibbbbbbile pure lui il maestro dei maestri Pierpaolo Corona!!! Se tutte codeste pietre miliari dell’Orienteering italico hanno avuto i loro bei problemi, davvero mi sento assolutamente giustificato per i 3-4 minuti che ho perso.
Dopo quel punto provo ad attaccarmi al treno “superlusso” che si viene a creare. Con soddisfazione vedo che fisicamente sarei in grado di seguirli con facilità, ma è evidente che non risucirei a leggere la carta. Allora li lascio andare al loro impressionante ritmo di corsa-lettura, perché la vera sfida è con me stesso e correre dietro agli altri tenendo solo la carta in mano non è a mio modo di vedere cosa ne leale ne sensata.
L’errore più grave è stato quello alla 9, almeno 7 minuti, dove i riferimenti per arrivare al punto c’erano. Per il resto, con qualche imprecisione ho trovato bene i punti e su una carta simile non è cosa da buttare. Un tempo di 50 minuti, con appena un pizzico di attenzione in più, era decisamente alla portata.
Ma veniamo al fattaccio (per me , Rusky e Grilli) della giornata. Arrivo al punto e 17 mancano due lanterne alla fine. La 18 e la 19 hanno i cerchi praticamente tangenti da quanto sono attaccate. A complicare la leggibilità della zona il punto 7 e l’arrivo molto vicini pure quelli. Ma la trappola mortale è la doppia riga rossa, con le linee quasi parallele delle tratte 8-9 e 17-18 in direzioni opposte fra loro. Arrivato alla 17, forse anche per la voglia di sprintare la mia attenzione si è spostata dalla linea 17-18 alla linea della tratta 8-9 che portava diretti alla 100. Altro elemento che mi ha ingannato è stato che il numero 18 è posizionato sulla linea congiungente la tratta 8-9. Forse sarebbe stato più chiaro posizionarlo verso il cerchio della lanterna 18 vicino alla corrispettiva linea rossa.
Frittata servita e a casa con la PM. Non cerco scuse, la colpa è solo mia e dovevo stare più attento. Un calo di concentrazione mi è costato la squalifica anche se, come già detto, la trappola era cattivella ed esserci caduto è una cosa che rientra nel campo dell’accetabilità, specie alla fine della gara quando la stanchezza toglie lucidità. La cosa che più mi è dispiaciuta è aver trascinato all’errore l’amico Marco “Rusky”…. con il quale mi sono scusato a fine gara pur non avendo colpe, ma capendo che è stato il mio sprint finale a trarlo in inganno.
Una bella lezione per le prossime volte.
Finisco con i complimenti al vincitore Enrico… Meno di 40 minuti, un tempo stellare, anche considerando qualche minuto di pascolata alla 5. Per me decisamente fuori portata, su terreni del genere.

domenica 20 marzo 2011

Trittico della Valsugana: come Steven Bradbury

Andrea Segatta e Steven Bradbury… cosa possono avere in comune questi due personaggi? Poco, molto poco: sono due sportivi, il primo è un nemmeno illustre sconosciuto mentre il secondo ha vinto un’olimpiade nel pattinaggio Short Track, ma dopo il 20 Marzo di quest’anno hanno vinto una gara in circostanze, con le debite proporzioni, un po'simili.
Per non dover scrivere pagine e pagine vi rimando a Wikipidia per conoscere la fantastica storia di Steven: http://it.wikipedia.org/wiki/Steven_Bradbury. Sono pochi minuti spesi bene, una storia che ha dell’increbilibile e rendo lo sport un qualcosa di inimitabile dove tutto a volte può succedere. In chiave diverterente : http://www.youtube.com/watch?v=IOVJn3d1CD8
Cambiando sport e continente, Sabato e Domenica partiva la stagione orientistica 2011, con in programma il “Trittico della Valsugana” con questo programma:
1)Sabato pomeriggio: Sprint a Roncegno nella nota carta “Pineta San Silvestro”
2)Sabato sera: notturna a Calceranica
3)Domenica mattina: trofeo nazionale centri storici a Levico.
Le gare del Sabato sono facili e divertenti: a Roncegno corro bene per le mie possibilità arrivando quinto dietro al “Cip”, Dario, Enrico e Grassi. A parte il vincitore i distacchi non sono importanti e ho la conferma di aver fatto una buona gara, finalmente senza errori e correndo a buon ritmo. La gran parte del distacco la prendo nei primi due punti, da lì in poi pochi secondi a lanterna da chi mi precede: cosa che comunque mi conferma che devo ancora crescere nella lettura in corsa per eliminare quei pochi secondi a tratta dovuti a lentezza nella presa delle decisioni, che sommati alla fine diventano minuti.
Sulla notturna non c’è troppo da dire… con la mia lampada “tre led” non vedo una mazza, posso solo leggere la carta alla bene e meglio e navigare a vista. Concludo dignitosamente al terzo posto ma la mia epopea Bradburyiana vive la prima puntata: il “Cip” è squalificato (non entro nei motivi, lui stesso mi riferisce per attraversamento zona vietata)
Arriviamo alla Domenica: con un concorrente in meno la possibilità di fare un podio al “Trittico” si fa reale, anche perché la gara in CS mi si addice molto e la forma fisica è buona.
La giornata è splendida e la gara inizia bene, molto bene. Corro forte, non sbaglio nulla, a volte rallento solo un po’ perché non riesco a prendere decisioni veloci….. alla lanterna 20 il “giallo” che caratterizzerà la gara. La scelta di percorso che logicamente porta alla 20 è ostacolata da un tratteggio rosso su una via, suppongo per lavori in corso. Per arrivare alla lanterna ci sono due possibilità: una passare attraverso un “giallo” dovendo però attraversare poi una linea nera grossa continua. La seconda di fare un lunghissimo aggiramento allungando veramente tanto il percorso. Quando mi accorgo della cosa mi viene un po’ di angoscia: sto andando benissimo…. sento il rischio mi mandare tutto all’aria. Mi fermo credo almeno 30 secondi buoni per decidere….. ricordo però che la linea nera non si può attraversare e pur con una certa arrabbiatura e soprattutto ansia mi appresto al lungo aggiramento. Arrivo alla fine concentrato e soddisfatto. Mi viene incontro Grilli e mi mostra il suo “cartellino tempi”: solo una cinquantina di secondi più di lui che è uno specialita di queste gare… è andata molto bene.
Adesso devo aspettare Dario ed Enrico. Sono certo che specialmente Dario andrà alla grande perché queste sono le sue gare. Arriva però con un tempo impressionante… cinque minuti più basso del mio. Sono stupito di un distacco del genere ma poi, con esemplare onestà dice di volere “andarsi a costituire” per il passaggio del giallo alla tratta 20. La stessa cosa avviene per Enrico e per il “Cip”.
La mia epopea Bradburyiana si completa e vinco il trittico, più per le squalifiche dei tre che mi avrebbero preceduto che per averli battuti sul campo. Leggendo infatti gli split e calcolando il tempo da me perso per l’aggiramento alla 20, va scritto per onestà di cronaca che tutti e tre avrebbero fatto un tempo migliore del mio. (Anche se non di molto, quantomeno per lasciarmi la soddisfazione di aver fatto ugualmente una buona gara).
Questa cosa non mi fa godere molto la vittoria, anzi mi fa provare molto imbarazzo e un sincero dispiacere per la sorte degli “amici avversari”. Credo infatti che siano stati vittima di un tranello molto insidioso venutosi a creare per circostanze impreviste (vedi lavori in corso sul percorso poco prima dello svolgimento della gara), in quanto sulla buona fede di tutti non ho il minimo dubbio.
In particolare ho apprezzato moltissimo la sportività di Dario che non ha esitato a comunicare ai giudici di gara cosa era successo: un comportamento davvero esemplare.
Credo che lasciare quel punto così particolare, sia stata una disattenzione dell’organizzazione. La soluzione migliore era passare direttamente dalla 19 alla 21 eliminando una tratta scrivendolo sul comunicato gara o comunicandolo in partenza.
Ma tant’è….. per un giorno ho indossato i panni del Steven Bradbury ….. dei poveri.

domenica 13 marzo 2011

Campestre Terlago...e la settimana prossima si comincia!

Oggi a Terlago ultima campestre della stagione invernale 2010/2011. Il tracciato è forse uno dei più a me congeniali (dopo Marco di Rovereto) in quanto le pendenze sono limitate alla "collinetta" finale del circuito (Non so se è leggenda metropolitana ma si narra che è stata "costruita" artificialmente con lo scopo di limitare il fastidio del vento, l'Ora del Garda, che da quelle parti in certi periodi dell'anno soffia davvero forte).
In partenza mi sono presentato un po' stanco dall'allenamento tecnico di ieri a Monticolo, però una volta partito mi sono reso conto che le gambe giravano che era un piacere. La gara si disputava su 1 giro medio di 800 m più quattro giri lunghi di 1200 m per un totale di 5600 m. La misurazione GPS dell'anno scorso segnava circa 200 metri in meno, quindi il 19'50'' finale varrebbe una media di 3'40''/Km, che mi sorprenderebbe e non poco in positivo.
Una cosa divertente della gara è stato che a un certo punto, mi pare verso il primo giro lungo, c'era un "trenino" tutto orientistico formato da me, Fabietto Daves, Davide Miori e Matteo Sandri..... se ci mettevano una carta in mano e la bussola nell'altra saremmo stati un spettacolo :)
Terlago chiude formalmente la fase di preparazione atletica invernale che quest'anno è stata per me particolarmente positiva.
Ora viene il difficile, molto difficile perchè rientra in gioco la parte orientistica che nelle prime gare sicuramente non sarà al livello della preparazione atletica.
Per questo voglio partire con un profilo basso, bassissimo, come si diceva a militare quasi "raso pavimento". Se nelle prime gare non andrò un granché bene, nessun problema. Anche la forma atletica ha richiesto mesi per arrivare ad un buon livello, ed è logico che sia così anche per quella tecnica.
Sabato e Domenica "trittico" della Valsugana...si ricomincia!

domenica 6 marzo 2011

Il ritorno nel bosco

Smalite le fatiche della “mezza” sono tornato ad allenarmi in bosco, per progredire in uno degli aspetti indicati nel post “obiettivi 2011 orientistico”.
Scriverò dele cose banali, già dette e ridette, ma mi ha davvero impressionato :
- la differenza del tipo di corsa che si ha appoggiando il piede su terreno naturale invece che sull’aslfalto;
- la differenza fisiologica e muscolare fra la corsa su stada, su continui saliscendi e su pendenze anche notevoli;
- quanto incidono sull’impagno muscolare i continui cambi di ritmo e di direzione per aggirare ostacoli o dovuti alla corsa su terreno accidentato.
In conclusione la corsa su strada e di tipo “orientistico” sono davvero due corse realmente differenti.
Il “trait d'union” fra le due è che la prima è la base per allenare la seconda.
Potrei anche dire che avere una buona base generale di corsa è “condizione necessaria ma non sufficiente” per andare forte in bosco…. Per quello occorre un allenamento davvero specifico.

martedì 22 febbraio 2011

VERONA “Giulietta e Romeo” Half Marathon 2011 : 1h22’38’’

Questa gara l’aspettavo da quando decisi che era arrivato il momento di rivivere certe emozioni, legate alla partecipazione in “gare evento” nella corsa, termine con il quale intendo quelle manifestazioni con un grande numero di partecipanti, un’organizzazione professionale e con una logistica importante. La “mezza” di Verona era perfetta per l’occasione: alto numero di iscritti previsto, posizione comodissima vicina a casa, contesto ambientale in una bella città, data perfetta a fine inverno prima dell’inizio della stagione orientistica.
Ottenere una prestazione tecnica soddisfacente era senz’altro un altro obiettivo da raggiungere, ma nella mia nuova era di atleta “Master” finalmente la ricerca del risultato fine a se stesso si è sradicata dal mio cervello. Volevo andare a divertirmi, a vivere una bella giornata assieme ad amici e compagni di squadra, e confondermi umilmente fra le circa 6000 persone che fra Maratona, Mezza Maratona e Family running si sarebbero pacificamente e festosamente appropriate di Verona per una mattina. A giochi fatti posso dire che le mie aspettative sono state soddisfatte al 100%, ed ho vissuto una giornata splendida, che mi ha ricordato ancora una volta che grandissima cosa sia lo sport, e la fortuna immensa che ha chi lo può praticare, specie in contesti come questo.
Alla partenza apprezzo molto il fatto di poter entrare nelle gabbie appena pochi minuti prima del via, in modo da non raffreddarmi stando fermo e poco vestito per troppo tempo prima dello start. La mia gabbia è la seconda, appena dopo i top runner, ma al momento di compattare le fila, pochi secondi prima dello sparo, mi trovo a pochi metri dall’arco che segna la partenza.
Ritengo il primo chilometro, e i primi in generale, di una gara di lunga distanza molto importanti perché occorre avere la sensibilità di impostare un ritmo adatto. Essere preparati per correre una gara di 21 km (o 42) ad una certa velocità è ingannevole nei primi km, nei quali hai la netta sensazione di poter correre assai più forte: ma i primi capelli bianchi in testa servono anche a qualcosa in quanto l’esperienza insegna che se si da retta a quella vocina da diavoletto, verso la fine della gara si possono avere brutte sorprese.
Il passaggio a 3’55’’ al primo chilometro è perfetto e per i primi 10 chilometri riesco a correre con regolarità, ben coperto in vari treni, transitando in 39’10’’. Le sensazioni sono buone tanto che devo sforzarmi più volte di non accelerare il ritmo. La gara è ancora lunga.
I 5 km successivi li corro “in conserva” cercando sempre un ritmo costante e soprattutto scioltezza nell’azione: passaggio ai 15 Km in 59’03’’. Finalmente decido di rompere gli indugi e di tentare una progressione finale. In un passaggio verso il 16° Km vedo l’amico Dario a non molta distanza e penso che, per essere la sua prima mezza, sta facendo una gran bella gara. Però anche le mie gambe oggi spingono come si deve e iniziano a dare il meglio: passo ai 20 Km in 1h18’23’’ (parziale sui 5000 di 19’20’’, 3’52’’ di media, niente male)..
L’ultimo chilometro, nonostante il massimo sforzo è una vera goduria: si transita prima attorno e poi dentro l’Arena con rettilineo finale in piazza Bra in un corridoio affollato di spettatori che incitano i corridori al loro ultimo sforzo. Crono finale 1h22’38’’, 122°assoluto su 3300 arrivati, e un grande e fuggente momento di sincera gioia.
Venezia è forse un po’ più vicina.

domenica 13 febbraio 2011

3°cross, Villa Agnedo

Terzo cross stagionale in quel di Villa Agnedo, su un percorso secondo me particolarmente duro per dislivello e fondo del terreno di corsa. La gara prevedeva 1 giro "corto" in partenza e 3 giri lunghi del tracciato.
I dati dell'organizzazione sulla lunghezza della gara corrispondono perfettamente alla misurazione del GPS: 4350 metri.Il dislivello rilevato dallo strumento è di 120 metri.
Il mio tempo di gara è stato di 16'15'' per una media di 3'44''/Km. Considerando il dislivello a "fattore5" come ormai di consuetudine, la media risulta di 3'16''/Km sforzo. I numeri confermano le sensazioni avute in gara cioè di avere corso un'ottima campestre, e finalmente di aver retto bene anche un circuito fatto di continui saliscendi. Considerando il fondo del terreno in alcuni punti molto molle e sconnesso posso essere molto felice di questa prestazione. Già dalla prima uscita di Villalagarina i progressi sono interessanti. Ma per me oggi la cosa migliore, nell'ottica dell'imminente stagione orientistica, è stata reggere abbastanza bene le dure salite del tracciato.
Un altra nota confortante è il confronto con Daniele Pagliari, oggi alla partenza nella mia categoria dal quale ho incassato circa 40 secondi. Considerato che Daniele è il n°11 del ranking nazionale.... posso davvero essere soddisfatto del raffronto fra un professionista e un master quarantenne.
Adesso, finalmente, mancano solo sette giorni alla mezza maratona di Verona, vero obiettivo finale della preparazione invernale. Ho una voglia pazzesca di essere alla partenza, nel tipo di gara che preferisco : lunga, su asfalto e piana. Non so davvero che aspettarmi anche se le sensazioni sono molto positive e credo che nei primi chilometri dovrò cercare di contenermi.
Di certo darò il 100%, non risparmierò un filo di energia.

domenica 6 febbraio 2011

Cross Madrano

Seconda campestre di stagione. 3 giri da 1 Km e 22 m di dislivello, sul collaudato circuito di Madrano. Tempo attorno agli 11'30'', con una media di circa 3'50''/km (3'27'' con kmsf a "fattore 5").
Speravo in qualcosa meglio,almeno a 3'45'', ma data la difficoltà del percorso, pieno di curve e dislivelli va bene così. Domenica prossima Cross FIDAL a Villa Agnedo. Altro circuito spaccagambe....

giovedì 3 febbraio 2011

KM, KMSF E PERCORRENZA

Il mix orientista-ingegnere-corridore ha fatto sì che fin da quando ho conosciuto lo strumento del “kilomestrosforzo” ne sono rimasto da sempre affascinato e devo ammettere che spesso mi sono interessato a fare delle misurazioni sul campo per capire quanto questa metodologia di calcolo fosse realistica, cercando anche poi di applicarla alla corsa in terreno diverso dalle condizioni standard di pianura e asfalto.
Chi legge questo blog al 99% sa che per ottenere una distanza in kilomestrosforzo in una gara di corsa orientamento si deve prendere la distanza in linea retta congiungente i punti di controllo, prendere il dislivello percorso secondo le migliori scelte a discrezione del tracciatore moltiplicandolo per un fattore 10 e sommare i due fattori.
Questa “correzione” serve a maggiorare la distanza di gara per tenere conto:
- del dislivello di percorrenza
- del fatto che in gara non si corre sempre “sotto la linea rossa” ma si compiono opportune deviazioni dal percorso potenzialmente più breve per evitare ostacoli di vario tipo o dislivelli che penalizzar ebbero troppo il tempo di percorrenza.
Devo ammettere che questo calcolo mi ha sempre procurato un po’ di orticaria perché valutando le medie che riuscivo a tenere nelle gare orientistiche e raffrontandole con quanto riuscivo a fare nella corsa normale verificavo un gap davvero impressionante. Riuscire a correre agevolmente 10 km a 4’00’’/Km e difficilmente andare sotto i 6’00/Km in gara orientistica un po’ irrita, ma è di certo l’allarme rosso indicante che la capacità atletica è sovrabbondante rispetto a quella tecnica (oltre al logico rallentamento dovuto all’aspetto tecnico).

Per valutare meglio il gap, analizzando una notevole quantità di dati con il GPS durante gare di orientamento, di corsa classica (pianura-asfalto) e allenamento collinare-montano-boschivo sono giunto ad alcune considerazioni che desidero sottoporvi per un confronto.

Come mi ha fatto notare Zonori tempo fa in un post, per parificare un allenamento di corsa con dislivello rispetto ad uno in pianura, è effettivamente più corretto utilizzare il coefficiente moltiplicativo 5 al posto del 10. Un’evidenza sperimentale l’ho tratta analizzando varie tipologie di allenamento.

In questi giorni ad esempio ho corso delle prove ripetute su strada e su un terreno di campagna.
Per correre un “1000” sul circuito riportato nella foto (località Masetti di Pergine), a livello di sforzo abbastanza elevato ho impiegato 3’29’’. Il dislivello del circuito è di circa 15 metri.
La distanza corsa sarebbe quindi:
- senza correzioni 1000 m;
- in kmsf tradizionale 1000+150=1150 m
- in kmsf con “fattore” 5, 1000+15*5=1075 m
Effettuando il calcolo delle velocità nei tre casi si ottiene:
- senza correzioni il tempo originale 3’29’’
- in kmsf tradizionale 3’02’’
- in kmsf con “fattore5”, 3’14’’
Correndo un mille su asfalto in pianura pochi giorni prima, cercando di parificare il livello di sforzo, il cronometro si era fermato a 3’17’’.
Pertanto l’approssimazione migliore, quasi perfetta, risulta senz’altro quella con il “fattore 5”

Passando a una distanza più lunga, e valutando la mia campestre di Gennaio a Villalagarina, di 4,97 km e corsa in 19’07’’, di cui trovate il post poco sotto:
- senza correzioni media 3’50’’
- in kmsf tradizionale media 3’12’’
- in kmsf con “fattore5”, 3’30’’
Anche in questo caso il fattore 5 approssima abbastanza bene alla corsa sul piano, e anzi è forse un po’ generoso perché in questi giorni un 5000 in piano in 17’30’’ lo vedrei difficile anche se forse non lontanissimo..

Altrettanto interessante è notare cosa succede sulle pendenze estreme, quando la componente correttiva del dislivello supera la distanza planimetrica. Un esempio è la famigerata “direttissima” del Calisio: una terrificante salita di soli 1,3 Km di sviluppo per 375 metri di dislivello che per essere superati mi richiedono, ad un livello di sforzo che sfiora la distruzione (sigh), 21’00 netti (pendenza media del 29 %, e vi assicuro che si sentono tutti!).
Effettuando il calcolo delle velocità nei tre casi si ottiene :
- senza correzioni media 16’09’’
- in kmsf tradizionale 4’10’’
- in kmsf con “fattore5” 6’37’’
In questo caso è il Kmsf tradizionale che approssima meglio il ritmo equivalente in pianura, ma c’è un distinguo da fare: questa rilevazione riguarda solo il tratto in salita mentre le precedenti evidenze riguardavano un circuito. Il giochetto divertente è allora computare anche il tempo discesa, raddoppiando lo sviluppo planimetrico e lasciando ovviamente invariato il dislivello. Il tempo di discesa è di 11 minuti, pertanto la tratta andata e ritorno presenta: tempo 32’00, distanza 2.6 km, dislivello ancora 375 m.
Ecco le medie
- senza correzioni media 12’18’’
- in kmsf tradizionale 5’02’’
- in kmsf con “fattore 5”, 7’09’’

Osservando analogamente su pendenze più abbordabili, come nell’allenamento che da casa mia sale sulla ciclabile della val dei Mocheni, 6 Km con 180 m di dislivello (pendenza media 3%) nel solo tratto di salita corso in 30’05’’:
- senza correzioni media 5’01’’
- in kmsf tradizionale 3’51’’
- in kmsf con “fattore5” 4’22’’
Considerando salita e discesa in 53’40’’
- senza correzioni media 4’28’’
- in kmsf tradizionale 3’53’’
- in kmsf con “fattore5” 4’10’’

Conclusioni
- Su circuiti o su pendenze non estreme per approssimare una corsa in salita a una corsa in piano il “fattore5” è sicuramente più realistico.
- Con forti dislivelli è il “fattore10” che approssima meglio la corsa in piano.
- Aumentando le pendenze nemmeno i fattori correttivi consentono di mantenere le medie ottenibili su andamenti più piani,

Ma al di la di tutte queste considerazioni, nel prossimo post tecnico (ho già superato la lunghezza massima di un post per non far dormire chi legge) affronterò l’evidenza che più mi ha colpito sulla corsa al di fuori dell’asfalto di cui vi anticipo il risultato: più che il dislivello un macroscopico gap (nettamente superiore alla mie attese) sui tempi di percorrenza è dato dalla percorribilità del terreno. E simulando alcune tratte di gare già svolte mi sono accorto che chi è tendezialmente un corridore.... (to be continued....)

sabato 29 gennaio 2011

A Verona!

Sono ufficialmente iscritto alla mezza maratona di Verona, del 20 Febbraio 2011.
La cosa mi emoziona, perchè l'ultima "mezza" l'ho corsa nel lontano 2001 a Bolzano.
Non ho veramente idea di cosa potrò fare, sarà una gara corsa a sensazione.
Ma in fondo, "che ci importa del tempo", sarà bellissimo esserci!

mercoledì 26 gennaio 2011

20.000

20.000 volte Ori-Master!!! Un traguardo che non avrei immaginato. Grazie ai così numerosi "cliccatori" con la speranza che intervengano di più. Lo squilibrio fra accessi e post è notevole.

domenica 23 gennaio 2011

Obiettivi stagionali

Ormai per me l'orientamento non è più una disciplina, ma un multisport fatto di tre sotto-specialità. Prestando il fianco a chi sicuramente sfrutterà questo post per prendermi in giro quando le cose non andranno bene, ecco allora anche i miei obiettivi di stagione suddivisi per le tre parti che dovrebbero concorrere a formare un buon orientista.
Non so perché non mi tengo questa cosa per me. Forse scriverlo mi stimolerà maggiormente a raggiungere quanto prefisso

LATO ATLETICO
Quest'anno sono un gradino sopra rispetto alle due ultime stagioni. Però ci sono un paio di aspetti che non ho mai curato a sufficienza:
- migliorare nella corsa in salita, specie su pendenze estreme;
- migliorare la corsa nello "sporco".

LATO TECNICO
- aumentare la velocità di lettura in corsa. Questo è davvero fondamentale;
- aumentare la sensibilità nella percezione della distanza percorsa. Nelle zone "vuote" delle carte fa la differenza.

LATO MENTALE
Questo è un mondo nuovo per me, ma comincio a scoprire che se si vuole affrontare l'argomento del materiale su cui lavorare c'è. In ogni caso mi è lampante che occorre:
- estendere la concentrazione a TUTTA la gara, eliminando i "buchi neri" che poi distruggono buone prestazioni;
- eliminare definitivamente il farsi influenzare dagli altri concorrenti. Credevo di avere acquisito questa capacità, tuttavia qualche volta sono ricaduto nella trappola e quando è successo non mi è mai capitato di guadagnarci qualcosa. Anzi.... autentici disastri.

In tutto sono SEI cose, non troppe per poterle curare, anche se non sarà per nulla facile. Un salto in avanti, anche piccolo, in ognuna di queste sarebbe davvero oro.

domenica 16 gennaio 2011

Start 2011, Cross della VILLAGARINA

Dopo una discreta fase di preparazione invernale, quella un po' triste con allenamenti spesso al buio e fatta di chilometraggio e sacrificio, si inizia finalmente a gareggiare, anche se più a scopo di allenamento che finalizzato alla competizione vera e propria.
Oggi mi sono cimentato nel cross della Villagarina, su di un percorso che ormai è entrato di diritto nella tradizione del cross nazionale, sia per l'importanza delle competizioni che vi si svolgono, sia per la bellezza e tecnicità del percorso che ne fanno a mio avviso uno dei cross più belli di italia.
Il percorso previsto per la categoria Master era di 4.9 Km , confermato dal GPS in 4.97 Km. Il dislivello complessivo sui 3 giri è stimabile in circa 100 m totali.
La gara si è sviluppata in tre giri di un percorso all'apparenza scorrevole ma che correndolo si rivela realmente duro per la presenza di una serie di saliscendi e soprattutto di una rampa di 50-60 metri davvero spezzagambe.
IL cronometro a fine corsa segnava un tempo di 19'06'', alla media di 3'50'' Km.
Il risultato mi soddisfa per varie ragioni: l'anno scorso a questo punto della stagione ero veramente lontanissimo da questo livello. Pur non avendo scaricato per questa gara ho corso 5 Km con 100 metri di dislivello, pieni di curve e cambi di ritmo e pendenza a 3'50'' Km. Correndo ho avuto la chiara sensazione che con un po' di ritmi veloci nelle gambe ci sia ancora margine di miglioramento.
Alla gara era presente anche l'amico e forte orientista Dario Pedrotti, che mi ha fatto compagnia nel viaggio nel roveretano. Considerate le sue eccellenti performance, anche fisiche dello scorso anno, essergli arrivato a soli 35 secondi è un ulteriore conferma che quest'anno le cose stanno andando bene.
Con il proseguire della preparazione, il lavoro specifico, e qualche chilo in meno che sto cercando di perdere (per almeno avvicinarmi alla mia "stazza" del 2004) posso pensare con ottimismo alla stagione sportiva che sta per arrivare.