domenica 31 maggio 2009

Trofeo delle regioni 2009 - STAFFETTA - Varena

Fin dai tempi dell'atletica le gare di staffetta mi hanno entusiasmato perché riuscivano a rendere di squadra una disciplina per definizione individuale. Allora correvo la 4x400 ai campionati societari. Ricordo ancora come fosse ieri che praticamente sempre ero schierato in seconda frazione, quella che riceve il cambio in corsia e dopo aver effettuato la prima curva, rientrava alla corda nella curva prima del rettilineo finale. Una delle cose più belle era che quando vedevo il compagno arrivare con il testimone in mano mi emozionavo molto di più rispetto ad una ara individuale. E quando le gare si risolvevano in volata fra gli ultimi frazionisti...c'era un'atmosfera di adrenalina pura...
Mai avrei pensato che passando all'Orientamento si sarebbero potute provare sensazioni ancora più coinvolgenti. La staffetta orientistica è secondo me un fantastico condensato di emozione, autocontrollo, senso di responsabilità verso il compagno, terrore di "rovinare" la prestazione della squadra.
Mi piace, mi piace tantissimo. Mi ha fatto provare emozioni e soddisfazioni ben più delle mie gare individuali. Forse la più bella è stata ai campionati italiani 2005 a Barricata, quando in terza frazione Maurizio Giuliani in un testa a testa finale con Gianluca Di Stefano mi permetteva di salire per la prima volta su un podio nazionale. Memorabile fu anche a San Genesio l'anno successivo quando al secondo cambio eravamo incredibilmente in vantaggio di 5 minuti sul "superPrimiero"... poi però Roberto Pradel ci ha negato quella che avrebbe potuto essere la più grande soddisfazione della mia carriera orientistica, ma fu ugualmente un secondo posto fantastico.
Altri ricordi difficli da dimenticare... un anno a Cavareno ai campionati Trentini staffetta a due, Michele Candotti mi da un magnifico cambio in prima posizione transitando in contemporanea con Enrico Casagrande (poi con Giorgio Paoli) e Maurizio Giuliani (poi con Stefano Demattè). Nei primi punti lascio la compagnia e con un gamba che veramente volava passo al comando. Voltandomi non si vedeva più nessuno..... poi al punto 4 uno dei black out più impressionanti di questi anni di orientamento. 30 minuti per un punto da 5 al massimo e alla fine l'incubo di presentarmi all'arrivo avendo gettato al vento un occasione per un titolo provinciale. Poche volte una gara sportiva mi ha fatto venire il mal di stomaco come quella volta. Forse per quel motivo nel 2008 sulla piana del Cansigio Michele mi ha restituito il "favore": questa volta io al lancio e dopo una buona frazione transito secondo dietro solo all'inafferrabile Rigoni. Dopo che iniziano i primi arrivi vedo Michele arrivare... ma non dalla parte della lanterna 100, ma dall'altra parte del bosco. Rititato per "black out mentale" mi dirà dopo.
Che siano state gioie o dolori, comunque gare che si vivono con un coinvolgimento emotivo particolare.
Arriviamo finalmente alla gara di Varena.
Arrivavo a questa competizione, leggasi post precedente, in condizioni psicofisiche di certo non ottimali. Tuttavia la mia gara, in prima frazione (ormai mi sono specializzato "al lancio") segna una certa inversione di tendenza rispetto agli ultimi disastri. Dopo una partenza non proprio promettente, per una palese imprecisione della carta che ha mandato in crisi pure il Super Cip Andrea Cipriani e Alberto Grilli, ho iniziato una sequenza di punti particolarmente positiva. Non avendo la carta di gara, a mente, verso il punto 9 ho passato Giuliano Rampado e poco prima del punto spettacolo sono riuscito a raggiungere Marco Giovannini e Corrado Arduini. Nei punti successivi non sono riuscito ad isolarmi mentalmente e inconsciamente ho volto spesso lo sguardo verso di loro. In alcuni punti la cosa si è rilavata vantaggiosa in zona punto. In due occasioni però mi sono cacciato in dei "quasi guai" andando verso punti di controllo che non erano i miei. Nel primo caso me ne sono accorto in pochi secondi e portarmi al punto giusto mi è costato si e no 20 secondi. Alla lanterna 18 però, complice anche un errore di parallelo, e avendo davanti a me Corrado ho fatto una figura "da dilettante" andando alla lanterna sbagliata. La cosa mi ha decisamente irritato... dopo tanti anni di gare pensavo di non commettere più ingenuità simili. Mi giustifico col fatto che la gara era verso il termine ed ero veramente esausto. Credo davvero che essendo "al gancio" ho scollegato il cervello per qualche secondo seguendo senza ragione ( e soprattutto senza la volontà di trarne vantaggio) l'avversario. Per fortuna che avendo letto bene la carta per tutta la percorrenza mi sono rilocalizzato molto in fretta, perdendo non più di due minuti. Il tempo per farmi riprendere da Giuliano. Il punto dopo invece è ricomparso Marco e dopo un esitazione anche per andare alla 100 (il che mi da la certezza che ero davvero alla "frutta") volatone finale per dare il cambio a Michele...ormai mio fedele compagno di staffetta. E che compagno questa volta!! Michele ha disputato una seconda frazione fantastica, risultando secondo solo a Carlo Rigoni e permettendo alla staffetta Trent-O di arrivare adirittura quarti a soli 4 minuti dal podio. Un risultato assolutamente insperato, merito (va detto) principalmente di Michele.
Per me comunque una gara che risolleva un po’ il morale, perché nonostante il paio di errori dovuti all'eccessiva influenza che hanno avuto gli altri concorrenti sulla mia attenzione, ho corso quasi sempre con un ottimo contatto carta terreno. C'è da dire che la difficoltà tecnica generale non era elevatissima, ma specie nei punti più tecnici sono stato molto preciso e attento.
Adesso mi aspetta la coppa Italia di Pinè..con una notevole dose di follia mi iscriverò in M35 affrontando 12,4 kmsfz in un momento non eccezionale. Però non ce la faccio proprio a tirarmi indietro. Confido in paio di buoni allenamenti infrasettimanali di almeno 1h-1h15', per riprendere "gamba".
A costo comunque di arrivare al traguardo strisciando al "passo del leopardo"

domenica 24 maggio 2009

CIMIRLO-MARANZA: un Week End da dimenticare

Nelle mie intenzioni questo fine settimana, con il doppio impegno al passo Cimirlo e sulla nuova carta della Maranza, doveva essere quello del rilancio dopo un inizio di stagione che nella realtà non c'è mai stato.
Ci sono periodi però in cui gira tutto storto, ma che più storto davvero non si può!
Cominciamo con Sabato : nelle intenzioni un "Warm up" in vista di Domenica. Sul volantino scaricabile dal sito fiso leggo gara SPRINT al passo del Cimirlo, valida per il circuito CSI 2009. Non so in base a quale strano convincimento, ma nella mia testa c'è una gara sprint da corrersi prevalentemente sulle vie "asfaltate" della zona, pertanto da correre con scarpe da ginnastica da strada. La gara invece (orientisticamente interessante oltretutto) è tutto il contrario di quanto pensato: tutta in bosco, con pendenze anche notevoli, no sprint (Tempo vincitori sopra la mezz’ora) e difficilmente corribile con calzature normali. Dopo l’ennesima caduta con sbucciature comprese, considerato pure che avevo tralasciato una lanterna abbastanza lontana dalla zona arrivo, decido di salvare più energie possibile per il giorno successivo. Se il buongiorno si vede dal mattino….
E arriviamo alla gara di Domenica, al Rifugio Maranza, valida per l’assegnazione del titolo di campione trentino “Middle” 2009. Il viaggio in zona ritrovo è costellato da una serie di contrattempi che hanno dell’incredibile, sui quali però è meglio sorvolare. L’unica cosa positiva è che salendo in moto, mi è gentilmente concesso di arrivare con il mezzo fino al rifugio, risparmiandomi i 2,5 km di camminata con relativo dislivello. Senza questo “bonus” difficilmente sarei riuscito a partire in orario.
Arrivato alla partenza cerco di cancellare tutti i cattivi pensieri e le tribolazioni del giorno prima e della mattinata. La carta, appena presa al via si rivela molto particolareggiata e difficilissima da leggere in corsa. Memore di esperienze precedenti mi impongo di non forzare i ritmi e di stare molto attento. La mia condizione fisica non particolarmente brillante non ostacola questa impostazione in quanto anche se avessi voluto tirare le gambe mi avrebbero fatto un bel gesto “dell’ombrello”. L’inizio è incoraggiante: una piccola indecisione al punto 1 (pochi secondi comunque) però poi proseguo deciso e sicuro per gli altri punti. Ma il mio destino in questo periodo è che se qualcosa va bene, deve necessariamente durare molto poco. Nei pressi della lanterna 4 scivolo banalmente su un fianco e nella caduta la coscia sinistra sbatte violentemente su un sasso affiorante. Il dolore è da togliere il fiato: il compagno di società Emilio a pochi metri da me, sentiti i miei lamenti, gentilmente mi chiede se ho bisogno di aiuto. Lo ringrazio e gli dico di continuare tranquillamente la sua gara. La botta è però violenta e per un minuto buono cerco di capire i danni riportati… dato che avevo iniziato così bene la gara stringo i denti e confido di poter continuare. La gamba duole ma dopo qualche minuto, forse per l’effetto del muscolo caldo riesco ancora a correre, pur con una certa sofferenza. Ma una buona gara di questi tempi farebbe talmente bene al morale, da riuscire a farmi sopportare il dolore fisico. Le lanterne 5, 6 e 7 le corro molto bene, con grande sicurezza. Alla 8, forse una delle più toste della giornata compio il primo errore della giornata non riuscendo a capire se la traccia su cui corro è il sentierino che porta al punto. Evidentemente no, perché vado lungo alla base di un colle più avanti. Per fortuna mi accorgo subito dell’errore e torno in zona punto perdendo un paio di minuti, ma non compromettendo la gara. Cosa che faccio al punto successivo. Cerco di prendere il sentierino che dovrebbe portarmi con facilità alla grande roccia, facile punto di attacco alla lanterna. Sembra un punto banale, uno dei più semplici della giornata. Infatti arrivo a un roccione ma con mio grande stupore la buca lì vicino non c’è. Mi prende una certa ansia, sono sicuro di essere arrivato giusto ma niente da fare. Decido si spostarmi leggermene verso il basso e lì inizia un calvario che dura 12 minuti. Mi prende uno sconforto micidiale… non capisco, non riesco a riprendere il contatto carta. Ritorno alla roccia di nuovo, ma nulla, la buca non c’è. Non passa nessuno. Lo sconforto si impossessa di me totalmente, non riesco a reagire. Tutto di un tratto è come se tutte le energie uscissero dal mio corpo. Una sensazione veramente brutta. Dopo un po’ mi guardo attorno, vedo altri orientisti in lontananza e appare un’altra grande roccia. E’quella vicina al punto. Arrivare alla buca è un gioco da ragazzi. Anche al traguardo non riesco a capacitarmi e a capire cosa sia successo, dov’era quella roccia che mi ha ingannato. Perché non ho capito..perchè non mi sono in ogni caso rilocalizzato in fretta come ho fatto al punto precedente.
Punzonato il punto 9 ho una grande voglia di ritirarmi, mi prende quasi un rifiuto per lo sport che tanto mi appassiona, tanta è la delusione di aver visto sfumare l’occasione per ricaricare il morale.
Mi impongo di impegnarmi fino al traguardo, ma non mi diverto più. Paradosso dei paradossi, non sbaglio quasi una virgola…
Arrivato alla fine, mano a mano che il muscolo si raffredda il dolore aumenta e mentre scrivo (ore 23.00) fatico quasi a camminare.
Credo che la gara sia stata molto interessante, corsa su una zona molto tecnica e impegnativa sia fisicamente che tecnicamente. La difficoltà maggiore che ho incontrato è stata leggere i particolari delle curve di livello che con stampa laser, e con la scala al 10.000 erano davvero problematici da comprendere in corsa. Quando Enrico Casagrande a fine gara mi ha fatto vedere la sua “tutti i punti” in scala 7500… ho provato un po’ di invidia in quanto con quella scala la gara sarebbe stato più divertente. Peccato che i regolamenti siano così rigidi…in questo caso sarebbe bastata un po’di beata elasticità regolamentare, per permettere agli organizzatori l’uso del 7500 e farci divertire molto di più. Un complimento d Antonio Baccega: la sua prestazione dimostra che quando c’è la classe…. non c’è gamba, carta, età e altro che tenga…la dimostrazione lampante che trovare stupide scuse è esercizio sciocco e ingannevole verso se stessi. I campioni vanno sempre forte, qualsiasi cosa succeda, qualsiasi sia la carta, la scala, la stampa, il meteo, le circostanze ecc.ecc..
Per questo motivo quando le cose vanno male l’unica cosa utile da fare è avere il rigore morale di guardarsi dentro, non cercare scuse, abbassare la testa e cercare la forza per reagire.
In ogni caso grazie agli amici dell’Orienteering Pergine e Villazzano per avere proposto questa zona nuova.
Per me invece…. un altro boccone amaro da mandare giù, con un Week end che doveva essere quello del rilancio e che invece mi ha demoralizzato ancor di più. E beffa oltre al danno, lasciato una gamba parecchio malconcia. Ho paura a pensare a domani mattina quando dovrò scendere dal letto.
Speriamo che la ruota giri in fretta. Adesso come adesso… non ne gira una di giuste.
PS per Stegal. 2-0 per te!!

lunedì 11 maggio 2009

Obiettivo "Trentini Middle"

Dopo le fatiche organizzative dei campionati italiani è ora di rivestire i panni dell'orientista attivo e cercare di recuperare una condizione atletica accettabile. Come sempre darsi un obiettivo aiuta a trovare stimoli e così ho deciso di dedicare la mia attenzione ai campionati trentini "middle" che si correranno sulla Marzola il 24 Maggio. Mi incuriosisce molto la cartina sui cui saremo chiamati a gareggiare... durante qualche allenamento "vertical" per salire ai circa 1850 metri della vetta partendo dal passo del Cimirlo più di una volta avevo "puntato" l'occhio sui quei terreni per un'opportunità cartografica ma poi la mia attenzione era stata prevalentemente rapita dall'altopiano dell'Argentario. Sono però felice che qualcuno abbia realizzato quell'idea. Avevo sempre considerato un po' il limite della zona la mancanza di alternativa al "costone", ma poi mi ero ricreduto perchè osservando dall'alto c'è una zona "a conca" che potrebbe essere interessante e spero che la carta si sviluppi anche in quella parte dando "movimento" alle curve di livello che altrimenti temo sarebbero abbastanza "diritte".
Da un paio di settimane sono riuscito a trovare una certa continuità nella frequenza degli allenamenti, correndo in media un giorno su due. La condizione è migliorata, anche se non ci voleva veramente molto dato lo stato pietoso in cui annaspavo. La cosa che mi più preoccupa è che non riesco a recuperare mobilità articolare e mi sento sempre molto rigido e "inchiodato" in particolar modo di schiena e anche. Sicuramente l'approssimarsi ai 40 anni impone una maggior attenzione verso l'allungamento muscolare. Purtroppo tutti gli impegni della vita non consentono più quei bellissimi allenamenti nei quali dopo la corsa si poteva dedicare 30-40 minuti allo stretching. Adesso è tutto compresso in tempi stretti e tralasciare la fase "fisioterapica" ha conseguenza non piacevoli.
Spero di recuperare un po' di agilità da qui a fine mese... per fare delle buone gare prima dell'estate....e non sentirmi un .... "ex atleta"